Nella nostra isola si continua a morire di lavoro, sempre di più. Secondo i dati Inail, elaborati dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering, in Sicilia, al 31 agosto 2022, sono stati 33 i morti nei luoghi di lavoro, con esclusione di quelli in itinere (dunque da riconoscere in via ufficiale).
L’incidenza, sul totale nazionale, è del 6,7%, mentre l’indice di incidenza sul totale degli occupati (morti per milione di occupati) è di 25,2. Un dato – quest’ultimo – ben al di sopra dell’indice medio nazionale, che si ferma al 22.
Nel 2021, nei primi 8 mesi dell’anno, i morti sul posto di lavoro in Sicilia erano stati 30, e l’indice di incidenza si era fermato a 22. In quel caso, la media nazionale era ben più alta, al 27,1. In totale, nella penisola i morti sul lavoro fino ad agosto 2022 sono stati 496.
La regione in cui è stato registrato il maggior numero di decessi, in termini percentuali, è stata la Lombardia (14,9%), seguita dal Lazio e dal Piemonte, entrambe al 9,1%. La regione che registra il minor numero di casi è invece il Friuli Venezia Giulia, in cui si sono verificati lo 0,4% dei casi; seguono Molise, allo 0,6%, e la Basilicata, all’1%.
Se si guarda ai dati provinciali, è Enna – al decimo posto della graduatoria nazionale – che registra i dati peggiori in Sicilia, seguita immediatamente da Trapani: in base all’indice dell’incidenza sugli occupati, nella prima si arriva al 43,9, mentre la seconda arriva a 43,1.
A seguire, Siracusa e Catania, rispettivamente al 24esimo e al 25esimo posto, con tassi di incidenza del 36,9 e del 36,1. Si scende al 31esimo posto per incontrare Caltanissetta, al 31,6 morti per milione di occupati; Palermo è al 59esimo posto, e un’incidenza di 18,8; ancora, Agrigento, al 62esimo posto, e indice a 18,3. Le altre province, Messina e Ragusa, si trovano al di sotto della fascia di “preoccupazione”.
L’analisi dell’osservatorio del lavoro Vega engineering distingue in Italia le zone per diverso colore: rosso, arancione, giallo e bianco, così come si faceva – fino a pochi mesi fa – durante la pandemia.
A finire in zona rossa sono state la Calabria, la Puglia, l’Abruzzo, l’Umbria, la Valle d’Aosta e il Trentino Alto Adige. In zona arancione, la Sicilia, che lo scorso anno era invece in fascia gialla, la Campania, la Basilicata, la Toscana, le Marche e il Piemonte. La zona gialla è composta dalla Sardegna, il Lazio, l’Emilia Romagna, la Lombardia e il Veneto.
Solo 3 le regioni bianche: la Liguria, il Friuli Venezia Giulia e l’Abruzzo.
I rischi sul lavoro non riguardano soltanto le morti, ma anche gli infortuni: soltanto a gennaio di quest’anno in Sicilia le denunce di infortuni sul lavoro sono state 2.488, 684 in più rispetto allo stesso mese del 2021. Diverso il punto di vista se si guarda agli infortuni in base al genere.
Secondo i dati presentati in occasione della Giornata internazionale della donna, l’Inail ha rilevato come, nel quinquennio 2016-2020, emerge una riduzione complessiva del 10,8% delle denunce di infortunio presentate, ma se si guarda al genere, tra gli uomini si è registrata una diminuzione del 20,3%, mentre le denunce di infortunio delle lavoratrici sono invece aumentate del 6,3%.
Ancora molto c’è da fare, insomma, sia a livello istituzionale che da parte dei datori di lavoro, nel creare le condizioni migliori per lo svolgimento delle attività lavorative, in tutti i settori. Dal 2009 il Governo ha introdotto modifiche importanti soprattutto riguardo alla formazione per il datore di lavoro e all’operatività del preposto, che è diventato ancora di più figura chiave dell’organigramma aziendale in materia di sicurezza, nell’ottica della vigilanza sulla corretta applicazione delle procedure.
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