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In Sicilia sta scomparendo il turismo “mordi e fuggi”

PALERMO – Non è più l’estate il periodo preferito dai viaggiatori per venire in Sicilia. Nel 2023 i viaggi effettuati in Sicilia tra aprile e giugno sono stati il 7,7% sul totale dei viaggi avvenuti in Italia. I dati vengono dal report dell’Istat “Viaggi e vacanze in Italia e all’estero – anno 2023”, che ha messo nero su bianco un andamento che va in controtendenza rispetto a quanto registrato in decenni di crescita turistica. La Sicilia, infatti, non sembra essere più fatta soltanto di mare e di spiagge, ma è riuscita ad avviare il processo di destagionalizzazione del comparto, ampliando l’offerta presente e rendendola più appetibile al pubblico, che sia di prossimità, italiano o straniero.

Almeno 4 o più notti in Sicilia

Non solo, se si va ad analizzare il dato più nello specifico, si nota come i visitatori della regione non gradiscano la toccata e fuga di un week end, ma preferiscano trascorrere almeno 4 o più notti nell’Isola. Infatti, la percentuale di viaggi “lunghi” in Sicilia sul totale nazionale arriva all’8,3% tra gennaio e marzo, e arriva al 12% tra aprile e giugno.

Le motivazioni possono essere tante: la scoperta di tante tradizioni regionali, insieme a luoghi poco conosciuti al grande pubblico fino a pochi anni fa, come i borghi dell’interno della regione, ad esempio, che necessitano di maggiori giorni di permanenza per essere goduti appieno, ma visitabili anche in stagioni che esulano da quella estiva.

Non meno influente anche la possibilità di spendere meno in bassa stagione, considerato come l’inflazione galoppante degli ultimi anni ha causato forti aumenti dei costi nell’Isola, dai viaggi aerei all’accoglienza alla ristorazione.

La scelta di evitare l’estate

Ancora, le difficoltà logistiche legate proprio ai collegamenti, che siano marittimi o aerei, fanno sicuramente la loro parte nella decisione dei viaggiatori di non scegliere la regione per una vacanza breve, che non permetterebbe di ammortizzare i costi e i tempi necessari per gli spostamenti. In ultimo, la scelta di evitare l’estate è probabilmente legata anche al cambiamento climatico in atto, che ha fatto registrare estati particolarmente torride, che impediscono anche solo di godere al meglio del mare e delle spiagge isolane, e rendono impraticabile quasi del tutto la visita delle città d’arte, in cui sono state raggiunte temperature veramente alte.

Un andamento che rispecchia quello nazionale

Si tratta comunque di un andamento che rispecchia quello nazionale: in tutta la penisola le vacanze brevi nel 2023 rimangono stabili e si attestano al -31% rispetto al 2019. Nel complesso, i turisti che partono per vacanza tra luglio e settembre sono il 19% in meno del 2019.

Ancora in netta dominanza i viaggi che hanno come destinazione una località italiana, scelta nel 79% dei viaggi. Il Nord rimane l’area del Paese con più potere attrattivo, con il 38% dei viaggi, sia per le vacanze, soprattutto se brevi, al 48,5%, sia per i viaggi di lavoro, al 38,9%. Il Mezzogiorno, al 29%, continua a registrare quote più elevate del Centro, solo al 12,6% per le vacanze lunghe, mentre la situazione si inverte per le vacanze brevi (16% contro 25%) e per i viaggi di lavoro (11,3% contro 24,6%).

I viaggi all’estero hanno come destinazione prevalente una meta europea, nell’82% dei casi: i paesi più visitati nell’anno sono Spagna, al 13,4%, Francia, al 10,7%, Germania, al 7,1%, e Romania, al 5,5%. Quest’ultima accoglie per la maggior parte i residenti stranieri in vacanza nel paese di origine, soprattutto nei mesi invernali ed estivi. Tra le mete extra-europee, si segnalano Egitto (4,3%), Stati Uniti (2,8%) e Marocco (2,3%), che si riconfermano anche per il 2023 le destinazioni preferite per le vacanze lunghe.