Un altro mese è passato, e quello che poteva essere considerato un andamento provvisorio è ormai una certezza: le scorte d’acqua contenute negli invasi siciliani sono sempre meno. Al primo dicembre, rispetto alla stessa data del mese di novembre, secondo i dati resi noti dall’Autorità di bacino del distretto idrografico della Regione Siciliana, vengono a mancare altri 16 milioni di metri cubi d’acqua.
Un risultato che si somma a quello dei mesi precedenti, sempre in negativo, con scarti da 32 a 35 milioni di metri cubi d’acqua. Lo scarto è importante anche rispetto al primo dicembre dello scorso anno: se quest’anno sono stati raccolti 309 milioni di metri cubi d’acqua, nel 2022 se ne contavano nello stesso periodo oltre 356.
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Tutti gli invasi sono in perdita, a parte Comunelli, Disueri e Cimia, che rimangono sostanzialmente in pari. A registrare i risultati peggiori, con i numeri più elevati in negativo, l’invaso Ancipa, Lentini, Poma e Rosamarina.
Considerando il fatto che molti degli invasi sono ad uso promiscuo, non solo irriguo, ma anche potabile, industriale ed elettrico, il problema non si ripercuote solo sull’agricoltura, ma sulla comunità intera. In particolare, sono destinate a più di un uso le risorse contenute nelle dighe Ancipa, Castello, Fanaco, Garcia, Leone, Piana degli Albanesi, Poma, Prizzi, Ragoleto, Rosamarina e Scanzano. Per tale ragione, buona parte della loro capacità non potrà essere utilizzata nelle campagne.
Anche l’anno in corso, ormai sul finire, va quindi a confermare quanto successo nel 2022. Secondo il report sulla siccità, stilato dalla stessa Autorità del bacino del distretto idrografico della Sicilia, è stato caratterizzato dall’assenza di precipitazioni significative: rispetto al trentennio precedente, a partire dal 1991, sono diversi i mesi in cui, nel 2022, sono stati registrati valori nettamente peggiori, relativamente ai millimetri di pioggia caduti dal cielo, con conseguenze importanti sull’agricoltura e sull’intero ecosistema isolano.
Ad aggravare la situazione, gli impianti idrici colabrodo, che disperdono inutilmente quella che ormai è diventata una risorsa scarsa e quindi estremamente preziosa. Lo svuotarsi progressivo degli invasi è quindi senza dubbio un risultato dovuto ad un cambiamento climatico ormai in atto, per il quale l’unica strada è la ricerca di soluzioni sostenibili e rivolte alla salvaguardia dell’ecosistema, prima che molti processi diventino irreversibili.