Ambiente

Sicilia sempre più a secco, i prossimi mesi decisivi: senza piogge razionamenti anche in inverno

Che inverno ci aspetta? Ma soprattutto, che futuro ci attende nei prossimi mesi e negli anni a venire? Lo sconvolgimento climatico che sta caratterizzando in Italia e in Sicilia gli ultimi anni pone molti interrogativi anche se, va detto, gli scienziati avevano annunciato a cosa stavamo andando incontro e cioè a fenomeni sempre più intensi e violenti e a periodi di siccità senza precedenti. Solo che tutti noi non credevamo che questo sconvolgimento fosse così repentino. E invece stiamo vivendo le prime avvisaglie di un cambiamento climatico che non lascia sperare in nulla di buono con acqua alluvionale nelle regioni del nord e soprattutto del centro e un sud a secco e con temperature roventi per quasi due mesi in estate, a causa in particolare dell’altissimo tasso di umidità.

Recentemente un esperto climatologo ha fornito alcuni dati. Negli ultimi vent’anni sulla Terra è stata consumata tanta di quella energia da poterla paragonare all’esplosione di migliaia di bombe atomiche. E adesso quell’energia sprigionata è alla base di questo sconvolgimento della natura. In Sicilia le avvisaglie di una crisi duratura ci sono tutte. Il 5 settembre l’osservatorio distrettuale permanente sugli utilizzi idrici, un organismo della Regione, in una riunione ha fatto il punto della situazione sugli invasi e in particolare su quelli a uso idropotabile. E la conclusione è a dir poco “catastrofica”. In assenza di precipitazioni tra novembre e gennaio numerosi invasi non saranno più in grado di fornire acqua. Secondo quello che emerge da un verbale dell’assemblea “al 26 agosto i dati dei volumi idrici utili evidenziano il raggiungimento di minimo storici”. La situazione più critica si registrerebbe sull’invaso del Fanaco e in quello della diga Ancipa, nei pressi di Troina, paese dell’Ennese.

Ma l’allarme non si limita solo a questi due laghi artificiali. Sui ventinove siti censiti e controllati, undici sarebbero quasi a secco (meno dell’1% di acqua disponibile) e cinque avrebbero meno del 3% delle risorse idriche. Quasi tutti i bacini controllati avrebbero comunque in media un terzo in meno di capienza, stando a quanto dichiarato al QdS dal caposervizio del Sistema dighe della Regione siciliana. Rispetto al 2023, un anno già di grave crisi, ci sarebbe in questi laghi il 50% in meno di risorse idriche. Una situazione che dovrebbe richiedere subito interventi strutturali e non soltanto misure tampone come il razionamento dell’acqua in provincia di Palermo, previsto in via sperimentale a partire dal mese di ottobre.

La carenza di acqua, dunque, pone più di un interrogativo. Come sarà l’inverno? L’acqua sarà razionata anche nei mesi freddi in tutte le città dell’Isola come sembra materializzarsi per il Capoluogo e dintorni? E le colture, la nostra agricoltura d’eccellenza, che fine farà? Tradizionalmente la zona orientale della Sicilia gode di immense risorse idriche dovute al’Etna. Abbiamo interpellato i presidenti di Acocet e Sidra, società che operano nel servizio idrico in provincia di Catania, per capirne di più.

“Dall’Ue 37 milioni per la siccità, Governo ne aggiungerà 75”

“Ieri la commissione ci ha ufficializzato rispondendo alla nostra richiesta dell’11 luglio del 2024 sui fondi per siccità: arriveranno 37,4 milioni di euro dal Parlamento europeo ma sono confinanziabili da fondi nazionali. Quindi aggiungeremo 74,8 milioni di euro. E poi i soldi investiti tra noi e la Regione Siciliana. Naturalmente i fondi non andranno tutti alla Sicilia ma ripartiti tra le aree che hanno subito questo dramma. E’ un risultato che l’Italia porta a casa e mette a disposizione delle proprie imprese e dei propri cittadini”. Lo ha detto il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida a un convegno a Siracusa nell’ambito del G7.

Utilitalia: al Sud investimenti ancora ridotti al lumicino

Da maggio del 2023 a maggio del 2024, in Sicilia il volume di acqua invasato è crollato del 40%. Il tema è al centro del Festival dell’Acqua di Utilitalia che ha preso il via a Firenze. Dal 2012 al 2022 gli investimenti nel settore sono aumentati del 227%, raggiungendo i 4 miliardi annui e i 63 euro per abitante. Ma il gap con la media europea – pari a 82 euro annui per abitante – resta ampio, soprattutto in quei territori dove non operano soggetti industriali: nelle gestioni in economia, che interessano ancora 1.465 Comuni e 7,6 milioni di cittadini (di cui il 93% al Sud), si continuano a investire mediamente appena 11 euro l’anno.

Giovanni Rapisarda, presidente di Acoset

“Dobbiamo sperare in un inverno piovoso sennò l’anno venturo sarà un disastro”

Presidente Giovanni Rapisarda, qual è la situazione delle risorse Acoset?
“Non è affatto rosea. Bisogna dire che la pioggia che è caduta in questo mese di settembre ha un pochino ripristinato la portata della nostra sorgente di Maniace, però ancora siamo lontanissimi dai valori che noi consideriamo di sicurezza. Questa estate la sorgente ci forniva 25 litri al secondo contro i 150 degli anni precedenti. Poi bisogna prendere in considerazione il calo naturale delle falde che è previsto per ottobre, novembre e dicembre. Insomma c’è poco da stare allegri…Ora di norma è probabile che in questi mesi autunnali grazie ad altre piogge la portata della sorgente aumenti. Altrimenti…”.

L’Acoset ha anche pozzi in terrotiro di Trecastagni, Pedara, Belpasso, Nicolosi. Qual è la situazione attuale?
“Abbiamo anche il pozzo Magrì che ancora è abbastanza utilizzabile, ma nel complesso la situazione negli altri pozzi non è buona. Abbiamo attualmente due pozzi che sono spenti per mancanza di acqua e ad oggi non registriamo alcun tipo di miglioramento sulle falde”.

Quindi mi sembra di capire che se dovesse perdurare la siccità già tra pochi mesi potremmo ritrovarci a fare i conti col razionamento dell’acqua?
“Se non dovesse piovere e dovesse continuare questo periodo di siccità l’anno prossimo sarà un disastro. E già lo sappiamo. Per questo speriamo in un inverno molto piovoso, e speriamo anche che quest’anno faccia un po’ di neve in quota…”.

Cosa si può fare? Avete allo studio un piano di emergemza?
“Siamo in attesa della partenza del gestore unico, la Sie, che permetterebbe di sbloccare ingenti investimenti per far scattare lavori che potrebbero essere importanti sulle condotte e anche per quanto riguarda l’adduzione dalle falde. Inoltre col gestore unico, che si occupa di tutte le risorse della fascia pedemontana, potrebbero verificarsi surplus in una determinata zona che possono essere trasferiti nelle aree dell’hinterland dove la crisi è più difficile da superare”.

Il problema, però, è di stringente attualità. Non si possono attendere i tempi della Sie. Avete in programma altri interventi?
“È vero, da un lato non possiamo aspettare i tempi di insediamento della Sie, ma dall’altro lato è anche vero che noi non possiamo fare interventi di una certa consistenza…”.

Ma voi come Acoset potete requisire pozzi privati?
“No, non è nostro compito. Questo spetta ad altre istituzioni. Noi come Acoset stiamo prevedendo forniture idriche aggiuntive in diversi Comuni. Abbamo individuato dei pozzi che sono scarsamente utilizzati, ma sono privati e stiamo facendo tutte le opere che ad esempio ci consentono di portare più avanti l’acqua della falda Ciapparrazzo. Poi paghiamo già l’affitto per il prelievo di acqua da pozzi privati”.

Per caso avete mai effettuato uno studio sulle risorse idriche dell’Etna?
“No, non abbiamo uno studio di questo genere. A noi, però, ci risulta un ingente quantitativo di acqua nel sottosuolo di ‘Balze soprane’, nel territorio di Bronte. Ecco questa falda potrebbe essere una risorsa in caso di perdurante siccità. Ma c’è una diatriba col Parco dell’Etna perché fare arrivare sino in quel territorio l’energia elettrica è abbastanza complicato. Si tratta comunque di un vecchio progetto che è rimasto fermo. Tra l’altro non sappiamo neanche se la qualità dell’acqua sia buona”.

Insomma uno scenario molto fosco…
“Affatto buono. Speriamo che quest’anno dal punto di vista meteo qualcosa cambi…”.

Fabio Fatuzzo, presidente Sidra e commissario Depurazione

“Falde si sono ulteriormente abbassate, cerchiamo di continuo nuove fonti”

Presidente Fabio Fatuzzo, il suo collega, il presidente dell’Acoset, ha dichiarato che se questo inverno non dovesse piovere come ci si attende, ci troveremo davanti a uno scenario molto allarmante e una crisi idrica senza precedenti. Qual è l’attuale situazione nei pozzi gestiti dalla Sidra?
“Le nostre falde questa estate si sono ulteriormente abbassate, ma devo aggiungere che siamo finora riusciti a gestire la situazione della dotazone idrica per la città grazie alla continua ricerca di altre fonti di approvvigionamento. Soprattutto attraverso qualche pozzo privato che non viene utilizzato. Abbiamo chiesto la requisizione per alcuni pozzi e stiamo attendendo la risposta delle autorità preposte”.

Che inverno ci dobbiamo attendere se dovesse continuare a non piovere come dovrebbe?
“L’inverno è una stagione dove i consumi idrici sono ridotti. Non avremo alcun problema. Il problema, al contrario, si ripresenterà la prossima stagione estiva qualora le precipitazioni autunnali non saranno abbondanti. Bisogna tenere presente che l’acqua piovana per raggiungere la falda ci mette non meno di sei mesi e in taluni casi anche un anno”.

Una delle cause maggiori della carenza di acqua è dovuta alle condutture colabrodo. State per caso facendo lavori?
“Noi abbiamo sempre fatto opere di ripristino di condutture che non sono in una condizione ottimale. Al momento siamo impegnati in un progetto-conoscenza delle reti della zona industriale e abbiamo anche bandito una gara per fare interventi di manutenzione generale”.

Tempo fa lei aveva annunciato che qualora la siccità si fosse aggravata avreste prelevato acqua abbassando il livello di adduzione dalle attuali falde. è ancora un progetto possibile?
“Andare in profondità nelle falde vorrebbe dire tirare su anche acqua con residui, sabbia ed altro. Correremmo il rischio poi di doverla depurare. è quindi un’idea al momento accantonata perché la Sidra allo stato attuale non ha bisogno di altra acqua”.

Superata questa estate il problema lo riaffronterete la prossima primavera?
“Esattamente. Vediamo come andrà questo inverno in fatto di precipitazioni, poi studieremo altre mosse. L’anno prossimo capiremo esattamente se le falde hanno fermato la loro discesa o no. Comunque noi abbiamo chiara la situazione. Recentemente in un convegno ho detto che se la crisi idrica dovesse diventare sistemica allora dovremo trovare nuove strategie arrivando sino al punto di considerare la desalinizzazone dell’acqua come una delle soluzioni”.

Attraverso potabilizzatori marini?
“Se la Sicilia sarà condannata a dovere affrontare periodi di lunga siccità dovremo rivedere a livello governativo anche la questione dei potabilizzatori, anche se va detto che per desalinizzare l’acqua marina ci vogliono un sacco di soldi, due, tre euro a metro cubo. Saremo in grado di fare pagare una cifra simile ai nostri concittadini?”.

Io dico di no. Ma allora si dovrebbe incamerare per tempo quanta più acqua piovana possibile attraverso invasi, cisterne e quant’altro…
“Bisognerà essenzialmente trovare le soluzioni idonee per non sprecare risorse idriche, soprattutto quelle ad uso potabile”.