PALERMO – Il paradosso siciliano non trova una soluzione: da una parte la disoccupazione galoppante, soprattutto tra i giovani; dall’altra le grandi difficoltà delle imprese a trovare le professionalità necessarie. E non si tratta soltanto di competenze che richiedono alti livelli di istruzione, ma di tante specializzazioni che ormai vengono sempre più di frequente a mancare, anche a causa della progressiva scomparsa di quelle forme di artigianato che si imparavano andando a “bottega”, imparando sul campo.
Secondo i dati messi a disposizione dal sistema informativo Excelsior, gestito da Unioncamere, sono diverse le professioni la cui difficoltà di reperimento sul territorio siciliano supera il 50% sulla base dell’ultimo bollettino di settembre. E tra queste, troviamo il personale non qualificato delle costruzioni, difficile da trovare nel 77,4% dei casi. Stessi problemi per gli operai specializzati addetti alle rifiniture, sempre nelle costruzioni. Poco sotto, al 69,4%, gli operatori della cura estetica. Un dato che stupisce, considerate le infinite polemiche legate al settore, in riferimento a quanto successo nella formazione professionale negli ultimi anni, in cui sono proliferati a dismisura proposte formative indirizzate a questo comparto.
La difficoltà di reperimento scende al 64,4% per gli specialisti delle scienze gestionali, commerciali e bancarie, mentre si ferma al 62,7% per gli operai specializzati nella installazione e manutenzione delle attrezzature elettriche ed elettroniche. Appena sotto il 60% si trovano i meccanici artigianali, i montatori, i manutentori di macchine e gli operai specializzati addetti alle costruzioni di strutture edili. In ultimo, è difficile reperire gli operai addetti ai macchinari per l’industria alimentare, i fonditori, i saldatori, i lattonieri, e i tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi, che mancano nel 55% dei casi.
Quanto appena elencato significa che, sulle oltre 28 mila entrate previste per il mese di settembre, circa il 40,4% del totale è rimasto scoperto. Per categoria, vuoto il 32,1% dei posti destinati ai dirigenti e alle professioni con elevata specializzazione tecnica; il 39,6% degli impiegati e delle professioni commerciali; il 52,6% degli operai specializzati e conduttori di impianti, mentre il 26,9% delle professioni non qualificate non troverà candidati.
Una possibile soluzione per rispondere alla mancanza di questo personale qualificato è stata proposta da Federterziario scuola Sicilia. La bozza di riforma porta la firma del presidente Antonino Reina e del segretario del comparto scuola, Antonino Marfia, e prevede l’istituzione di “Botteghe dei mestieri”, laboratori in cui costruire queste figure per creare nuove opportunità lavorative e rilanciare la formazione professionale. “Il progetto Botteghe dei mestieri – hanno spiegato da Federterziario – nasce per rispondere a due sfide cruciali: da una parte, ridurre la disoccupazione e la dipendenza dai sussidi, come il supporto formazione e lavoro e il programma garanzia di occupabilità dei lavoratori. Dall’altra, risolvere il problema della mancanza di tecnici specializzati che le famiglie e le imprese incontrano quotidianamente”.
La proposta è stata già inoltrata alle istituzioni regionali e mette al centro la formazione in Sicilia. Ogni partecipante seguirà corsi pratici per acquisire competenze tecniche direttamente spendibili nel mercato del lavoro. Una volta formati, potranno lavorare nelle botteghe artigiane distribuite sul territorio, offrendo servizi essenziali a famiglie, aziende e proprietari di imbarcazioni.
“La proposta delle Botteghe dei mestieri – hanno aggiunto da Federterziario – si distingue per la sua sostenibilità e la pronta cantierabilità, grazie alla vasta rete di supporto garantita dalla confederazione Federterziario, che copre tutti i comparti necessari alla buona riuscita del progetto. La collaborazione con le istituzioni locali e regionali sarà cruciale per massimizzare l’impatto del progetto, che si propone non solo di creare posti di lavoro, ma di rafforzare il tessuto economico locale attraverso la valorizzazione delle competenze e il miglioramento della qualità dei servizi offerti alla comunità”.
Tra le figure che sarebbero formate in questi corsi spiccano elettricisti, sempre più richiesti per la manutenzione di impianti elettrici domestici e industriali, ma anche per l’installazione di tecnologie per l’energia rinnovabile, come pannelli solari e impianti fotovoltaici, idraulici, indispensabili per la gestione e manutenzione degli impianti idrici, di riscaldamento e condizionamento, falegnami, esperti nella lavorazione del legno e nella riparazione di mobili e strutture in legno, imbianchini specializzati nella pittura di pareti, su mobili, cornici e decorazioni di pregio.
“Un altro dei punti di forza del progetto – hanno evidenziato ancora da Federterziario – riguarda il settore della nautica da diporto, particolarmente importante per le città costiere siciliane. In Sicilia si stima che ci siano circa 10 mila imbarcazioni da diporto, tra yacht, barche a vela e motoscafi, che necessitano di una manutenzione regolare. Tuttavia, reperire tecnici qualificati per questi lavori è sempre più difficile”. La figura dell’operatore di manutenzione delle imbarcazioni da diporto è particolarmente ricercata, perché richiede competenze in vari ambiti: dalla meccanica alla falegnameria, dall’elettricità all’idraulica. Questi tecnici, se ben formati, possono guadagnare tra 30 mila e i 50 mila euro all’anno, ma la loro disponibilità è limitata.
PALERMO – L’assessore regionale alla Formazione professionale Mimmo Tirano è convinto di aver attuato il punto di svolta. Si chiama Avviso 7 ed è stato pensato per cambiare il meccanismo dell’elargizione dei fondi da parte della Regione.
Sino all’anno scorso gli enti avevano avuto assegnato un budget e scelto loro su quali corsi puntare, adesso invece sono stati obbligati a presentare profili nelle varie aree professionali stabilite dalla Regione in base alle esigenze dettate dal mercato del lavoro. In pratica, hanno dovuto creare corsi di formazione sulla base di quel che ha dettato la Regione, che a sua volta ha fatto riferimento ai profili ricercati e mancanti in Sicilia dal database di Unioncamere Excelsior.
“L’inversione di tendenza – afferma Turano – è già iniziata da qualche mese, esattamente con l’Avviso 7. Un sistema che permetterà finalmente di cambiare le carte in tavola nel mondo della formazione. Basta con i soliti corsi di estetisti e parrucchieri, adesso per partecipare agli enti si chiede di presentare progetti per la formazione delle figure più ricercate”.
La fetta più grossa dei fondi messi a disposizione, circa 68 milioni dell’Avviso 7, è stata distribuita per formare meccanici, impiantisti, costruttori, camerieri, sommelier, addetti informatici e tecnici della comunicazione. Sembra quindi l’inizio di un nuovo percorso, ma Turano ribatte: “Perché considerarlo l’inizio? Al contrario, per me è la fine di un percorso da assessore alla Formazione e all’Istruzione. Ho dato vita a un piano che permette finalmente di creare delle figure che servono alle aziende, che tanto si lamentano, e dico anche a ragione, come confermano i numeri. Adesso non è più l’ente a creare il corso ma al contrario, se vuole essere finanziato, deve adattarsi e creare dei corsi che servono”.
Ci vorrà chiaramente del tempo, ma i primi passi sono stati compiuti. “È ovvio – evidenzia l’esponente del Governo Schifani – che come nelle scuole, anche nei corsi di formazione c’è un inizio di un ciclo che deve essere completato. Il problema della carenza delle figure professionali non sarà risolto tra qualche mese ma tra qualche anno sì, quando per l’appunto chi ha iniziato da quest’anno i corsi dell’Avviso 7 si ritroverà formato per il mercato del lavoro”.
Le novità, però, non si fermano qui: si sta già pensando al prossimo bando: “Dall’anno prossimo – spiega l’assessore – sarà anche più performante. In pratica inseriremo anche una quota di finanziamenti alle imprese che prenderanno in carico questi corsisti per farli lavorare in azienda. Così queste figure avranno anche la possibilità di calarsi nel campo, di contro le aziende avranno anche la loro convenienza nell’insegnare un mestiere a questi giovani”.
Nel prossimo bando, inoltre, il Governo regionale ha intenzione di dare anche uno sguardo all’aspetto meramente tecnico legato anche agli enti di formazione che percepiscono i fondi. “Inseriremo la clausola – spiega l’assessore regionale alla Formazione – che per partecipare al prossimo avviso l’ente deve aver già rendicontato e chiuso quindi il progetto dell’annata precedente. Diciamo anche basta a tutti quegli enti che nel passato percepivano l’80 per cento dei finanziamenti e poi non rendicontavano più, non chiudendo quindi il corso e non presentando nemmeno un bilancio analitico delle attività effettuate”.
“Sono tante innovazioni – conclude Turano – chissà che proprio per questo non sono considerato l’assessore più odiato d’Italia”.