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In Sicilia la “vendetta” di Berlusconi? Le mosse di Micciché dopo i veti di Giorgia Meloni

La Sicilia, che per almeno un altro mese sarà senza giunta e con Schifani solo a fronteggiare tutte le emergenze, potrebbe diventare il ring della resa dei conti nel centrodestra. Insomma, in Sicilia si potrebbe consumare la vendetta di Forza Italia dopo lo scontro tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi.

La mossa decisiva potrebbe arrivare da Gianfranco Miccichè, il coordinatore regionale di Forza Italia ed ex presidente dell’Ars. Ritenuto uno dei registi del mancato voto, la sua scelta se restare in Sicilia o trasferirsi a Roma potrebbe cambiare gli equilibri già al momento precari nel centrodestra.

Centrodestra, che succede in Sicilia

Mentre a Roma si tenta di ricucire il rapporto tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi dopo la polemica dei bigliettini del Cavaliere e l’elezione di Ignazio La Russa a presidente del Senato senza i voti di Forza Italia, dalla Sicilia non arrivano certo segnali distensivi. La partita si gioca sulla scelta che Gianfranco Miccichè dovrà compiere. Se approdare al Senato o se restare all’Ars tentando la riconferma alla presidenza. Una poltrona che, qualora andasse nuovamente a Micciché, consentirebbe a Forza Italia di coprire i ruoli più importanti della Regione. L’effetto nel centrodestra sarebbe devastante.

Per la presidenza dell’Ars, infatti, i progetti di Fratelli d’Italia sono ben altri. Per l’incarico Giorgia Meloni gradirebbe Gaetano Galvagno, fedelissimo di La Russa e forte dei suoi 14mila voti conquistati alle elezioni, o Alessandro Aricò ex assessore alla Formazione. Come andrà a finire? Dalla Sicilia il messaggio è già arrivato a Roma, dove si sta correndo ai ripari. Ed ecco che per spegnere la miccia si starebbe pensando di affidare a Miccichè un ruolo di peso che difficilmente potrebbe rifiutare: capogruppo al Senato o uno dei quattro posti da vicepresidente a Palazzo Madama. All’ex presidente dell’Ars, che non ha nascosto neppure il desiderio di fare l’assessore alla Sanità, toccherà dunque una decisione cruciale negli equilibri del centrodestra.

Centrodestra, segnali distensivi da FdI

I primi segnali distensivi arrivano oggi da Fratelli d’Italia che getta acqua sul fuoco delle polemiche. A farlo ci pensa Guido Crosetto, co-fondatore del partito, in un’intervista a QN. “Nessuno vuol fare un governo senza FI o che non sia di centrodestra. Abbiamo visto, per anni, governi tra Lega e M5s, M5s e Pd, Lega-Pd-M5s. Vuole che ora non ne nasca uno di centrodestra? Vorrebbe dire farsi molto male. Non succederà. E neppure che FI vada da sola alle consultazioni”.

Crosetto circoscrive lo scontro: “C’è stato un atto di rottura forte, simbolico, al Senato, ma alla Camera tutto il centrodestra ha votato, compattamente, per Fontana. Dopo la lite, ci sarà la ricomposizione. Meloni non è una che porta rancore. È una donna forte e pragmatica. Il Paese ha tanti problemi. Non si può aspettare”. Poi spiega le parole di Giorgia Meloni: “Lei non voleva dire ‘io non ricatto, tu sì’. Stava spiegando, e a tutti, che è una persona che non ha paura dei suoi interlocutori, né di minacce, ricatti. Se uno la minaccia, lei va avanti per la sua strada. Se una cosa non mi convince, non la faccio”. E il foglietto di Berlusconi non era a favore di telecamere, aggiunge: “Conosco Berlusconi da tanto tempo. Non fa queste cose: erano i suoi appunti, parlava con sé”. “Da parte di Berlusconi c’è stata una richiesta specifica, per la Ronzulli. Meloni – spiega Corsetto – ha ritenuto di scegliere un’altra figura. Potevano cambiare obiettivo e invece si sono infilati in un braccio di ferro, tra minacce, atti, gesti, voti, eccetera. Potevano chiedere compensazioni di altro tipo”.