Qualche giorno fa ho ricevuto una busta che, manifestamente, conteneva un libro. Ho iniziato ad aprirla svogliatamente. Ma appena è emerso il suo contenuto ho fatto un salto sulla seggiola, sorpreso, emozionato e commosso da questo dono inatteso. Si trattava, infatti, di un libro dedicato ad una delle persone che ho più stimato e a cui ho voluto bene: Silvio Novembre, Maresciallo della Guardia di Finanza, nato ad Alseno, in provincia di Piacenza, il 12 luglio 1934 e morto a Milano il 28 settembre 2019 all’età di ottantacinque anni. Si può voler bene a un maresciallo di finanza? Si può, quando è una persona come Silvio Novembre.
Vorrei condividere e spiegare il mio sentimento, anche con l’aiuto di questo bel libro di Giandomenico Belliotti: Silvio Novembre, il coraggio oltre il dovere (Gangemi Editore International, ottobre 2020, pagg. 110). Un libro molto bello per l’alta qualità, grafica ed editoriale, per la storia che racconta, perché la storia del Maresciallo Silvio Novembre è, in buona parte, storia del nostro Paese, per come la racconta, con scrupoloso rispetto della verità attingendo alle migliori fonti e dando ampio spazio alla testimonianza diretta del protagonista, persona sempre riservata, che Belliotti è riuscito a raccogliere prima della sua scomparsa. Perché, infine, libri come questo sono testimonianza preziosa dell’Italia che non vogliamo dimenticare e che vogliamo far conoscere alle nuove generazioni. Fra il 1974 e il 1979 lavorò a fianco dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, commissario liquidatore della Banca Privata di Michele Sindona offrendogli la sua più stretta collaborazione e la sua fidata amicizia. E’ certamente questo il periodo più importante e di maggior rilevanza pubblica della sua vita, che si intreccia in modo indissolubile con quella di Ambrosoli:
“Novembre e Ambrosoli riuscirono insieme a far luce sulla rete delle complesse operazioni finanziarie che il banchiere aveva intessuto, scoprendo l’interfaccia tra attività palesi e occulte; individuarono il complesso intreccio tra affari, politica, finanza, massoneria e criminalità organizzata e raccolsero le prove inconfutabili che divennero il più solido e indistruttibile atto d’accusa contro Sindona, sia in Italia che negli Stati Uniti. Una battaglia durata cinque anni, durante i quali il Maresciallo e l’avvocato subirono pressioni di ogni genere, tentativi di corruzione e minacce sempre più esplicite fino all’omicidio dello stesso Ambrosoli, assassinato l’11 luglio 1979 a Milano da un killer della mafia italoamericana assoldato da Sindona. Una battaglia ad armi impari, contro un male a volte invisibile, portata avanti con coraggio e determinazione, per far trionfare il bene e l’interesse pubblico, senza mai cedere a ricatti e lusinghe”. (Belliotti)
Dopo un inizio di rapporti non facile, alimentato da un’iniziale diffidenza reciproca, Ambrosoli e Novembre diventarono del tutto complementari e la loro stretta collaborazione, fiducia e poi amicizia, è la chiave di volta per capire come riuscirono, insieme a fare piena luce su quello che resta se non il più grande certamente il più complesso e significativo scandalo finanziario del dopoguerra e quello, ancora oggi, più denso di insegnamenti. (I PARTE)