Giovanni Villari, il garante dei detenuti del penitenziario di Cavadonna, al termine di una ispezione compiuta lo scorso 7 maggio scorso, ha presentato oggi una relazione in cui descrive le criticità presenti all’interno della struttura circondariale.
Ecco alcune delle parti più significative del documento.
“La visita è iniziata con l’ispezione delle cucine del Blocco 50, quello interessato precedentemente dalla violenta rivolta del 9 marzo 2020. Si sta provvedendo alla ristrutturazione dei locali che costituiscono l’intera cucina, risalenti al lontano 1997, anno in cui entrava in funzione per l’istituto.
Segnalo in quel contesto, e con particolare indignazione, lo spreco incredibile di cibo in avanzo dal pasto giornaliero dei detenuti. È stato notato un intero bidone di rifiuti organici grande e colmo di cibo rifiutato relativo al solo pranzo e rientrato in cucina con il carrello della distribuzione.
A questo si aggiunge il caso di quei detenuti che tendono a rifornirsi di cibo dal carrello per poi liberarsene in cella come forma di protesta
Succede inoltre che alcuni provvedono a cucinarsi per conto proprio il pasto con prodotti che acquistano con il sopravvitto, servizio che in ogni penitenziario viene gestito con la collaborazione di ditte esterne che forniscono settimanalmente i detenuti di generi alimentari, prodotti per l’igiene personale e l’igiene degli spazi abitativi. In tutto ciò, resta comunque fuori da questo genere di scelte, tutta la fascia di detenuti più poveri o senza familiari alle spalle, che nel vitto giornaliero hanno il solo loro unico sostentamento.
Il Garante ed i suoi collaboratori hanno visitato le sezioni del Blocco 20, “alta sicurezza”, e del Blocco 50 “media sicurezza”, per interloquire con i detenuti che hanno richiesto un colloquio privato.
I problemi maggiori riscontrati riguardano le richieste di avvicinamento/trasferimento per motivi familiari, nel rispetto del diritto della territorialità della pena e dell’affettività familiare, e la richiesta di visite sanitarie specialistiche nel rispetto del diritto alla salute e per le quali si lamentano ancora tempi di attesa assolutamente irragionevoli.
Ulteriore problema è la rarissima presenza della consulenza del patronato che permette ai detenuti di presentare le proprie domande per l’assistenza al reddito, alla pensione di vecchiaia, per il riconoscimento di invalidità e altre simili operazioni.
A questo si ovvierà, in accordo con l’amministrazione, all’affissione in ogni piano e sezione del carcere di apposito avviso e relative istruzioni per formulare le istanze per assistenza personale del CAF. Quest’ultimo, raggiunte un numero consistente d’istanze, programmerà le giornate per incontrare i detenuti.
Sarebbe opportuno e innovativo realizzare o rafforzare le infrastrutture di rete per consentire le comunicazioni a distanza anche con i servizi dei patronati e risolvere tempestivamente e più facilmente tutte le problematiche connesse a questo servizio.
L’attuale emergenza ci ha insegnato la necessità di sfruttare la tecnologia in carcere, per le comunicazioni con familiari, avvocati e magistrati.
Questa prassi potrebbe essere utile anche per l’assistenza sanitaria e per le attività di formazione e reinserimento sociale.
Con una buona connessione e la promozione delle digital skills si possono intensificare le relazioni familiari e migliorare l’assistenza sanitaria.
Sarebbe un notevole passo avanti avere l’opportunità di sfruttare il progetto di telemedicina in ambito carcerario.
Per i non addetti ai lavori, la telemedicina è il complesso di tecnologie e strumenti che riguardano servizi medici, che vanno dalla composizione di un parere durante la consultazione, alla diagnosi, alle prescrizioni, al trattamento e al monitoraggio del paziente, tutti effettuati da remoto tramite una connessione Internet.
Una volta completati i colloqui con i detenuti il Garante si è recato con i suoi collaboratori nell’area sanitaria dell’istituto.
Dopo tanto tempo, e le numerose richieste, si segnala finalmente la nuova linea telefonica per la comunicazione diretta tra l’area sanitaria del carcere e la struttura sanitaria della città. Resta ancora in attesa di essere collaudata la rete internet che consentirebbe l’accesso più rapido e diretto delle prenotazioni di visite e controlli tramite il portale dell’ASP8 dedicato ai vari reparti sanitari di cui fa parte anche l’area penitenziaria, nonché per la richiesta di farmaci previsti ed essenziali per le cure e terapie da somministrare quotidianamente ai detenuti.
Chissà quando ciò avverrà, considerato che quasi dopo un anno non si è giunti ancora alla conclusione dell’operazione.
Il personale durante il giorno è composto da un solo medico di turno e mediamente due infermieri per una popolazione carceraria di 580 individui circa. Appare subito evidente quindi la problematica carenza di personale che si riflette immediatamente sulle esigenze di supporto medico sanitario ad una popolazione di detenuti a cui va rivolta quotidianamente attenzione per le molteplici e variegate necessità assistenziali e infermieristiche.
Il problema è palese e si spera che l’Asp possa provvedere ad assegnare nuovo personale in aggiunta a quello che a tutt’oggi, con alacre impegno contribuisce al funzionamento dell’area sanitaria e al proseguimento del difficile e sensibile compito affidatogli”.