SIRACUSA – Presentata la “Relazione sull’Amministrazione della Giustizia”, nel periodo che va dal 1° luglio 2019 al 30 giugno 2020, nel distretto della Corte d’Appello di Catania di cui fa parte anche il Circondario di Siracusa. Nel suddetto periodo, anche a Siracusa, l‘andamento della giurisdizione civile e penale è stato fortemente condizionato dalla pandemia da Covid-19.
Per quanto riguarda il contenzioso civile a Siracusa, alla data del 30 giugno 2020, erano pendenti 16.076 cause, con un irrilevante aumento delle pendenze rispetto all‘anno precedente (al 30 giugno 2019 erano 16.069); nello specifico, a fronte di 9.646 procedimenti sopravvenuti nel periodo 1° luglio 2019-30 giugno 2020, ne sono stati definiti 9.639. Per quanto riguarda il contenzioso penale le pendenze presso il Tribunale di Siracusa, nel periodo preso in considerazione, si sono ridotte nei procedimenti di rito monocratico, mentre, invece, sono sensibilmente aumentate nei procedimenti di rito collegiale.
Su 155 processi collegiali sopravvenuti nel periodo, ne sono stati definiti 97 (117 nel periodo precedente) e su 2.412 processi monocratici sopravvenuti nel periodo, ne sono stati definiti 2454 (3.061 nel periodo precedente). Anche in Corte d‘Assise si è registrato un lieve aumento delle pendenze del 5% (da 20 processi a 21).
Il Procuratore della Repubblica aretuseo ha segnalato che, in relazione ai procedimenti contro noti, sono sopravvenuti 8753 procedimenti e ne sono stati esauriti 9161, per cui le pendenze sono diminuite da 12.235 a 11.827, con un calo di circa il 3,3%. Analoghe diminuzioni delle pendenze si sono registrate con riguardo ai procedimenti contro ignoti, passate da 4503 a 3759, essendone sopravvenuti 9541 ed esauriti 10285.
Infine, per quanto riguarda i reati previsti dalle norme a tutela del territorio e dell’ambiente, nella Relazione si evidenzia che il circondario aretuseo è quello dove “Maggiormente si concentrano tali tipologie di reati, stante la presenza dei rilevanti interessi economici che ruotano attorno alle aree del Petrolchimico e delle Raffinerie dei poli di Priolo, Melilli, Augusta”.
“In tali contesti territoriali – prosegue la Relazione – sono frequenti le indagini in tema ambientale, con specifico riferimento all‘inquinamento atmosferico, marino e del sottosuolo, indagini che hanno consentito di acclarare, in esito alla verifica delle condizioni di esercizio degli impianti, una pericolosa distanza tra le prescrizioni raccomandate dalle c.d. Bat (ossia le migliori tecniche disponibili), prescrizioni che sarebbero dovute essere oggetto delle imposizioni Aia, e le condizioni di concreto esercizio degli impianti, complessivamente vetusti, privi di taluni fondamentali accorgimenti per l‘abbattimento delle emissioni diffuse, nonché privi del pur previsto sistema di monitoraggio in continuo delle c.d. emissioni convogliate, le quali, per le evidenze disponibili, risultano emesse in quantitativi superiori a quelli che sarebbero stati consentiti dalla più corretta applicazione di normative e Bat”.
“Connesse ai profili ambientali dell’area – conclude la relazione – sono le attività d‘indagine dedicate all‘incidenza delle malattie professionali derivanti dall‘inquinamento, attività per le quali risulta fruttuosa la collaborazione con il Nictas, un nucleo di ispettori dell‘Asp che da anni si occupa specificatamente di svolgere indagini in materia ambientale e di tutela dei lavoratori”.