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Giovani siciliani sempre connessi, ecco il social più utilizzato

Le insidie della navigazione in rete per i giovani, gli strumenti per difendersi dal cyberbullismo, il ruolo della Dad sono alcuni dei temi approfonditi con cinquecento studenti siciliani che hanno partecipato ad un questionario on line sulla competenza digitale promosso dal Corecom Sicilia.

Il questionario è stato proposto ai giovani che hanno partecipato al ciclo di sei webinar sul tema “Percorsi di alfabetizzazione mediatica” che ha coinvolto, dal 16 aprile al 21 maggio 2021, circa 700 giovani, dalla prima all’ultima classe di diverse scuole superiori dell’isola, per testare la loro preparazione nell’alfabetizzazione digitale.

L’utilizzo per motivi di studio è ormai indispensabile per la quasi totalità dei partecipanti all’indagine (91,4%) e impone familiarità con programmi di scrittura come Word (87,2%) e di navigazione su internet (Chrome 86,8%) mentre meno scontato è l’utilizzo di software di calcolo (Excel 20,2%) e di posta elettronica (Outlook 7,2%).

Imperano i social network, ecco quali sono i più utilizzati dai giovani siciliani

Il più amato è Whatsapp (97,8%), seguito a ruota da Instagram (92,8%). Con un certo margine di distacco si attesta Youtube (73,9%) e solo al quarto posto Tik Tok (65,3%). Si conferma che la piattaforma Facebook non riscuote il consenso dei giovani: lo usa solo il 32% degli intervistati. Così come è una minoranza quella che segue Google+ (21%), Tellonym (7,8%) e Snapchat (5%).

In merito alla capacità di utilizzare programmi informatici i ragazzi siciliani si ritengono abbastanza preparati: la maggioranza si attribuisce almeno la sufficienza in una scala da uno a dieci (il 28,8% si dà 8, il 26% si assegna 7 e il 15,2% autostima un 6). Ancor più ferrati nella capacità di gestire i social network: ben il 31,9% si assegna un 10, il 27,9% arriva a 9 e il 22,6% si ferma ad 8. Il questionario mette in evidenza che la maggior parte dei ragazzi si considera in grado di proteggere i propri dati personali.

Il fenomeno del cyberbullismo, con le sue tante sfaccettature (flaming, harassment, trolling, cyberstalking, exposure/outing, exclusion, denigration, trickery, happy slapping, masquerade/identity theft) risulta ben noto agli studenti, che nel 64% dei casi si ritengono informati mentre il 36% non pensa di poterle riconoscere tutte. Nonostante la consapevolezza, però, l’81,4% degli intervistati gradirebbe avere maggiori informazioni attraverso incontri con professionisti ed esperti. Un’esigenza forte, che emerge anche se il 67,8% di loro ha già lavorato a scuola sui diritti in rete, la cittadinanza digitale ed il cyberbullismo producendo, nel 42,2% dei casi, materiali e contenuti didattici in formato digitale sul tema e il 19% in formato cartaceo.

Cosa pensano i ragazzi siciliani dei loro prof e dei genitori nel rapporto con i social?

Per i ragazzi i propri docenti hanno poca familiarità con i social: il 36,5% degli intervistati si dice convinto che solo pochi professori hanno capacità in questo ambito, il 24,4% attribuisce buone capacità digitali solo a metà del corpo docente, il 20,8% risponde di non avere elementi per fare questa valutazione e solo l’8,6% ritiene che tutti i decenti siano smart.

Ancor più netto il distacco rispetto alla valutazione dei giovani sulle capacità digitali dei propri famigliari: il 45,1% pensa che i genitori competenti siano pochi, il 28,4% ritiene che metà dei famigliari sia in grado di utilizzarli e appena per il 17,7% considera smart mamme e papà. Alla classe docente, i giovani che hanno risposto al test attribuiscono però una certa capacità di innovazione didattica: il 51,8% utilizza le classi virtuali di Microsoft Teams e il 38,6% lavora con i pc a disposizione a scuola, il 38,8% usa lo smartphone in classe mentre il 36,8% utilizza Flipped Classroom, il 2,6% applica il Cooperative Learning, il 2,2% l’E-twinning e il 2% il 4CLIL.

La fiducia dei giovani nella tecnologia e nella capacità della didattica innovativa di migliorare l’attenzione, la motivazione e l’apprendimento non è così scontata come potremmo immaginare: il 45,6% la considera utile, il 37,6% la ritiene sicuramente utile, il 12% boccia l’idea.

Un tema approfondito con domande specifiche sulla Dad. Per molti di loro l’esperienza della scuola da remoto imposta dalla pandemia da una parte ha contribuito a migliorare i sistemi d’insegnamento ma, dall’altro, avrebbe sottratto dignità ai libri, fatto scemare l’attenzione e la capacità di interazione, in particolare con la matematica.

Molti lamentano anche la mancanza di contatto diretto con professori e compagni, difficoltà di collegamento, eccessiva presenza di distrazioni in casa, ammettendo anche che, senza il controllo stringente in classe, davanti al pc si può barare facilmente con i docenti.

Uso di Internet per i giovani siciliani, quando lo fanno e perché non ne possono fare a meno

 I giovani affermano di usare internet, oltre l’attività di studio, quando si annoiano e non hanno altro da fare (70,8%), se sono soli a casa (38,2%) o con gli amici (14,4%), con i genitori (12,8%) mentre il 25% si dichiara costantemente connesso e il 16,8% anche durante l’orario scolastico. La percezione dei rischi connessi alla navigazione diminuisce la fiducia dei ragazzi nelle persone: il 52,4% si fida poco, il 24,7% per nulla, il 18,6% abbastanza.

Per questo, probabilmente, una buona metà degli studenti (55,6%) dichiara di non avere mai interazioni in rete con gli sconosciuti, solo raramente il 35,6% e spesso l’8,8%.

I giovani sui social, uso sfrenato si ma responsabile

Così come il 67% di loro sa che è rischioso fornire dati personali, mandare foto a sconosciuti (65,2%), inviare foto intime (63%), chattare con sconosciuti (54,2%), fare giochi pericolosi (53%), ricevere richieste di contatti (42%), essere insultati e offesi (44,4%) o insultare e offendere (35,2%), mostrarsi via webcam (36,8%) e contattare estranei (34,6%).

La maggioranza dei partecipanti al questionario (92,5%) considera grave contribuire alla circolazione incontrollata di informazioni false mentre l’84,7% ritiene di condividere solo notizie verificate e provenienti da fonti autorevoli (82,9%). Il 65,1% degli intervistati pensa di essere in grado di verificare l’autenticità di una notizia e il 62,6% fa caso al bollino di autenticità dei profili social che segue. Infine, il 76% sostiene di non fidarsi di sconosciuti solo perché è d’accordo con quello che dicono.