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Social housing, Consiglio resuscita il Palazzo “Gravina-Spadaro” di Caltagirone

CALTAGIRONE – Il Consiglio comunale, nel corso della lunga seduta di lunedì sera, ha approvato a larga maggioranza (14 sì e 3 astenuti) una mozione sul Social housing presentata dai consiglieri d’opposizione – Simone Amato, Piergiorgio Cappello, Vincenzo Di Stefano, Marco Failla, Aldo Lo Bianco, Cristina Navarra, Mario Polizzi ed Elisa Privitera –, così come integrata da due emendamenti proposti dai consiglieri di maggioranza Sergio Domenica, Oriella Barresi, Piera Iudica e Massimo Alparone e accolti dai firmatari della mozione.

La mozione impegna l’Amministrazione comunale “a compiere tutti gli atti necessari, utili, legittimi e privi di conseguenze contabili per il Comune, per il reinserimento, fra gli immobili oggetto dell’intervento, del palazzo Gravina – Spadaro di via Luigi Sturzo. Nell’ipotesi in cui subentrino reali e comprovate situazioni ostative – prosegue il documento – si individui un altro immobile ricadente nel centro storico”.

Il ritorno all’ipotesi originaria del Piano, che contemplava la riqualificazione del palazzo Gravina – Spadaro, viene caldeggiato “viste la rilevanza che lo stesso ha avuto in fase di approvazione del progetto poi risultato primo in graduatoria, la grave condizione di decadenza in cui versa l’immobile in questione e la contestazione sollevata in sede giudiziaria dagli eredi del palazzo stesso, che in caso di condanna comporterebbe per il Comune un aggravio di spesa”. Col documento si impegna inoltre la Giunta municipale “a compiere tutti gli atti necessari e utili al reinserimento, fra i lavori del programma, “della realizzazione della nuova caserma dei carabinieri in un’area o in un immobile di proprietà del Comune appositamente messa/o a disposizione”.

Nella mozione si rilevano altresì “le perduranti criticità, di natura giuridica e procedurale, afferenti i lotti G ed H, in via Madonna della Via, in relazione ai quali permane, in capo alla Società Caltagirone Social Housing, l’assoluta indisponibilità degli immobili in essi inseriti, dato che gli stessi alla data odierna continuano a essere nella esclusiva disponibilità del Tribunale di Caltagirone in quanto oggetto di pignoramento, trascrizioni e ipoteche”.
Il voto sulla mozione, illustrata da Vincenzo Di Stefano (che ha reclamato “assoluta trasparenza” sull’intera vicenda), è stato preceduto da un articolato dibattito, scaturito dalla relazioni sull’argomento del dirigente del settore Lavori pubblici, Sebastiano Leonardi. Questi ha motivato l’apparente contraddittorietà delle dichiarazioni da lui rese il 28 febbraio con le controdeduzioni da lui stesso rassegnate a giugno alla Regione “con la sopraggiunta conoscenza di atti che hanno consentito il superamento delle criticità prima rilevate”. Tutti gli interventi sono stati incentrati sulla necessità di fare chiarezza (in molti ritenendo ancora sussistenti i “nodi” evidenziati) e di salvare sì il finanziamento di 15 milioni di euro, ma a condizione che ciò avvenga nel rispetto pieno di norme e procedure.

Si è rivelata prevalente l’opzione per il ritorno dell’intervento a Palazzo Gravina – Spadaro o, comunque, in un’altra location della parte antica della città. L’opposizione ha continuato ad accusare l’Amministrazione di “comportamento pilatesco”. A conclusione il presidente dell’assise, Massimo Alparone, ha osservato che “i lavori sono stati caratterizzati da spirito costruttivo e dall’unico obiettivo della tutela degli interessi della città”.

In apertura di seduta i consiglieri avevano posto l’accento su una serie di problematiche (tra le quali incendi nel bosco di Santo Pietro, buche stradali, cani randagi, “inefficienze informatiche” dello Sportello unico attività produttive, sul “prolungarsi dei lavori” in piazza Municipio) su cui erano intervenuti gli assessori Luca Distefano e Francesco Caristia, illustrando “gli interventi già effettuati o le attività in programma da parte dell’Amministrazione, per quanto di propria competenza, per fare fronte agli inconvenienti lamentati”.