Editoriale

Sostenere l’Ucraina non il comico Zelensky

La guerra russo-ucraina sta prendendo una brutta piega per quest’ultimo Paese, perché tutte le parti hanno capito che con l’avvento alla presidenza degli Stati Uniti di Donald Trump – che si insedierà il prossimo 20 gennaio – cesseranno gli aiuti di armi e conseguentemente si dovrà andare, voglia o meno Zelensky, a chiudere la pace.

Essa, come più volte abbiamo scritto, non potrà che adottare il modello “Corea” e cioè consolidare la situazione di confine attuale con l’acquisizione di quei territori alla Russia. Questo scenario, peraltro, era previsto dal piano di pace di marzo del 2022 e inevitabilmente sarà l’oggetto della prossima trattativa.
Il fatto che dopo oltre due anni e mezzo l’epilogo sia identico alle previsioni iniziali dell’epilogo stesso, non può non rilevare la scelleratezza del comportamento del presidente di quella repubblica, Volodymyr Zelensky, il quale in tutta questa vicenda si è comportato come uno zimbello, o meglio ancora come un soggetto nelle mani dei produttori di armi, che hanno condizionato il debole Biden nel creare i presupposti della guerra e il suo sviluppo.

In mezzo a questo scellerato disegno, ha penato il popolo ucraino, fermo restando le incommensurabili colpe del presidente-dittatore della Russia, Vladimir Putin, che ha la primaria responsabilità di questo disastro umanitario e ambientale.

Tuttavia, se Zelensky (che fu eletto come presidente “filorusso”) avesse avuto a cuore le sorti del suo popolo, avrebbe capito immediatamente che non poteva affrontare un’inutile guerra e che avrebbe invece dovuto ottenere la pace subito dopo l’invasione delle forze armate russe.

Visto che il risultato descritto, come abbiamo detto, è uguale a quello previsto, bisognava che egli non fosse stimolato dai produttori di armi americani ed europei – non sappiamo con quali sottofini – e non avesse sottoposto il suo popolo alle crudeltà che ha subito in questo lungo periodo.
Qual è il risultato di questo comportamento scellerato? Che mezza Ucraina è distrutta, compresi gli impianti energetici, le reti e quant’altro; che quel popolo non vive più normalmente e che per ricostruire quella parte devastata del Paese ci vorranno forse venti o trent’anni.

L’Unione europea si è accodata, anch’essa come una cagnolina, agli Stati Uniti, mentre avrebbe dovuto capire fin dall’inizio quale fosse stato l’interesse del popolo ucraino: far cessare subito la guerra a qualunque prezzo e a qualunque costo. Invece anche qui, nel Vecchio Continente, sono prevalsi gli interessi dei produttori di armi, per cui l’Ue si è accodata nell’alimentare un’inutile guerra: tanto ad averne le gravi conseguenze non sono stati i popoli europei, bensì il popolo ucraino.
Esso dev’essere considerato martire, perché è stato crocifisso sia dal suo presidente che dagli Stati Uniti e dall’Europa.

A questo punto sentiamo una voce che osserva: chi ha causato questo disastro è stato Putin. Vero! Ma la realpolitik deve sempre far vedere le cose come stanno e cioè che Putin non poteva essere fermato e che la sua enorme forza distruttiva avrebbe danneggiato per i prossimi decenni il popolo e il territorio ucraino.
Il buonsenso, però, non sempre prevale e in questo caso non possiamo che constatare tristemente lo stato dei fatti.

Per cortesia, non tacciateci di essere filorussi o filoputiniani; sarebbe un’enorme sciocchezza e una grossolana menzogna. Infatti invitiamo tutti i/le cortesi lettori/trici a riflettere sullo scenario che abbiamo appena descritto e a pensare quale altra soluzione si fosse potuta adottare se non quella da noi prospettata.

Dobbiamo ancora smentire due balle colossali che hanno intossicato l’opinione pubblica europea e cioè l’adesione dell’Ucraina alla Nato e alla Ue. Nessuna delle due potrà avvenire né ora né nei prossimi decenni e vi spieghiamo perché. La Nato – l’Alleanza atlantica fra Usa, Europa e Vicino Oriente – non può accettare l’ingresso dell’Ucraina, perché questo confliggerebbe con la ferma posizione della Russia, per cui si rinnoverebbe il non dimenticato scontro del 1962 fra Stati Uniti e Cuba.
Neppure l’adesione all’Unione europea sarà possibile, perché i trattati impongono la presenza di indici da cui l’Ucraina sarà lontana per i prossimi trenta o quarant’anni.