Sanità

Spesa farmaci, in Sicilia cifre da capogiro, 928 milioni di euro

PALERMO – In Sicilia la la spesa farmaceutica netta a carico del Servizio sanitario nazionale nel 2019 è stata di 928 milioni, registrando così un incremento pari all’1% rispetto al 2018, dunque oltre 9,9 milioni in più e una spesa lorda procapite di circa 185,73 euro.

Dato in controtendenza rispetto alla media nazionale che, invece, nello stesso lasso temporale segna un calo dello 0,2%, così come segnalato da Federfarma.
Il calo di spesa più evidente emerge nella regione Abruzzo (-6,3%), seguito dalla provincia di Bolzano (-2,2%), da Toscana (-2%), Marche (-1,9%).
In aumento, invece, Emilia-Romagna (+2,4%), Lombardia (+2,2%), Basilicata (+0,6%), Molise (+0,5%), Calabria (+0,2%).

Durante lo scorso anno, il calo complessivo medio della spesa si deve alla diminuzione dello 0,9% del numero delle ricette Ssn, parzialmente compensato da un incremento del valore medio della ricetta (netto +0,8%; lordo +0,5%), conseguente a un incremento del prezzo medio dei farmaci prescritti in regime convenzionale (+0,5%). Il numero complessivo delle ricette è pari a 571 milioni, ovvero in media a 9,46 ricette per ciascun cittadino. Le confezioni di medicinali erogate a carico del Ssn sono state quasi un miliardo e 100 milioni (-0,9% rispetto al 2018). Inoltre, come evidenziato dalla Federazione, ogni cittadino italiano ha ritirato in farmacia in media 18,2 confezioni di medicinali a carico del Ssn, di prezzo medio pari a 9,26 euro.

In tale contesto un rilevante contributo al controllo della spesa si deve al contributo delle farmacie le quali, oltre che con la diffusione degli equivalenti e la fornitura gratuita di tutti i dati sui farmaci Ssn, applicano delle scontistiche per fasce di prezzo, con un contenimento della spesa netta per il Ssn di bene 320 milioni di euro.

A tale cifra bisogna poi aggiungere i 64 milioni di euro che derivano dalla quota pay back (pari allo 0,64%), che è a carico delle farmacie stesse sin dal marzo 2007 e il cui scopo è quello di compensare la mancata riduzione del 5% del prezzo di una serie di medicinali. Infine, a tali oneri, va sommata la trattenuta del 2,5% sulla spesa farmaceutica che rappresenta una cifra quantificabile in oltre 181 milioni di euro. A voler fare le somme, dunque, le farmacie nel 2019 hanno contribuito al contenimento della spesa farmaceutica per ben 566 milioni di euro.

Tra i farmaci più acquistati, una prima posizione confermata anche per lo scorso anno da quelli per il sistema cardiovascolare, pur facendo segnare un calo di spesa (-2,6%), a fronte di un limitato aumento dei consumi (+0,6%), a seguito della prescrizione di farmaci mediamente meno costosi, in quanto a brevetto scaduto. Al primo posto della top ten delle categorie di farmaci, invece, si collocano al primo posto gli inibitori della pompa acida (farmaci per gastrite, ulcera, reflusso gastrico), pur facendo registrare un notevole calo dei consumi (-10,8% rispetto al 2018). All’interno della categoria dei farmaci antipertensivi in aumento soprattutto le prescrizioni di betabloccanti (+5,6%). Rallenta, invece, la crescita del consumo di vitamina D (+0,4% rispetto al 2018).

La specialità medicinale più prescritta continua a essere la cardioaspirina (farmaco antiaggregante; -0,7% rispetto al 2018), seguita dal dibase (farmaco per le carenze di vitamina D; -8,2%). In sensibile calo i consumi di farmaci di marca per l’apparato gastrointestinale (pantorc-9%), mentre sono in aumento quelli di Bisoprolo (+21,9%)e di cardicor* (+7,5%), entrambi betabloccanti.

Complessivamente nel 2019, così come confermato dall’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) emerge che la spesa farmaceutica convenzionata, anche nel 2019, si è attestata al di sotto del tetto di spesa programmato (7,96% del Fondo sanitario nazionale), con uno scostamento di -913,71 milioni di euro.
Di contro, invece, prosegue l’aumento incontrollato della spesa farmaceutica per acquisti diretti da parte delle strutture pubbliche che, nel 2019, ha fatto registrare uno sforamento di 2,6 miliardi di euro rispetto al tetto del 6,69%.

Questo dato conferma, come dichiarato da Federfarma, che solo tramite interventi attivi quali, ad esempio, l’estensione del monitoraggio garantito dalle farmacie a un maggior numero di farmaci (soprattutto quelli distribuiti direttamente dalle Asl), è possibile garantire maggiore trasparenza e un più consistente controllo della spesa sanitaria.