Consumo

Spettacoli, il pre pandemia è ancora lontano

PALERMO – Nulla di inaspettato, probabilmente, eppure i numeri relativi al mondo dello spettacolo in Sicilia, nell’anno del Covid, sono comunque impressionanti.

I dati dell’annuario statistico della Siae, relativi al 2020, raccontano di una regione che ha cercato di trovare spazio per i momenti di divertimento e incontro come possono essere le partite di calcio, i concerti o le serate in famiglia al circo.

Nell’anno in cui il mondo si è fermato a causa della pandemia, gli spettacoli, in totale 87.657, sono diminuiti del 67,40% rispetto al 2019. Ancora più alta la percentuale in negativo per gli ingressi pagati, che in Sicilia sono scesi del 73,49% rispetto al 2019. Si parla, infatti, di “appena” 3 milioni e mezzo di biglietti pagati, con i quasi 13 milioni dell’anno precedente. Di conseguenza, si registra una riduzione della spesa al botteghino del 79,39%.

Le perdite peggiori sono quelle delle attrazioni dello spettacolo viaggiante, addirittura del 92,67%, e dell’attività concertistica, dell’89,12%. Altro elemento importante da considerare sono le presenze, l’indicatore utilizzato per quantificare i partecipanti in manifestazioni per le quali non è previsto il rilascio di titoli d’accesso.

L’analisi territoriale evidenzia che il maggior numero di presenze è nel Nord-est della penisola (3,7 milioni) e Nord-ovest (3,1 milioni); non molto distanti il Centro (2,5 milioni), il Sud (1,7 milioni) e le Isole (2,1 milioni); se si guarda, però, alle regioni, quelle che producono più presenze sono concentrate al Nord, Lombardia (1,8 milioni) ed Emilia-Romagna (1,4 milioni), ma al terzo posto troviamo la Sicilia (1,3 milioni).

La spesa del pubblico, che vale 135,8 milioni di euro, è principalmente costituita dalle somme pagate dagli avventori per la somministrazione di alimenti e bevande consumati in concomitanza all’esecuzione musicale. La dinamica mensile della spesa del pubblico, nel 2020, registra i valori più elevati nei mesi estivi, con un massimo nel bimestre luglio-agosto.

La distribuzione territoriale presenta i valori più alti in Lombardia (25 milioni di euro), in Sicilia (14,8 milioni di euro) ed in Emilia Romagna (13,3 milioni di euro). Seguendo l’andamento della pandemia, che è arrivata come una bomba atomica a colpire la vita quotidiana di tutti, il mese che ha segnato i valori più alti è stato febbraio (239 mila ingressi), l’ultimo prima del lockdown, con un valore decisamente alto anche in raffronto a tutti i mesi del 2019.

Andando più nello specifico, in Sicilia hanno avuto risultati migliori le attività circensi, che segnano nella regione l’importo più elevato in quanto a spesa al botteghino (266 mila euro), seguita dall’Emilia Romagna (228 mila euro) e dal Lazio (213 mila euro). Anche i concerti jazz hanno trovato il loro spazio: nel 2020 sono stati allestiti 1.894 concerti, e le regioni con il più alto numero di spettacoli jazz rimangono, come nel 2019, la Lombardia con 279 eventi, l’Emilia Romagna con 233 eventi e la Sicilia con 183 eventi.

Molto peggio è andata al settore calcio che in Italia, dai 7,5 milioni di ingressi è passato a 326,4 mila (-95,62%), oppure al settore concerti di musica leggera, che ha visto gli ingressi scendere da 6,1 milioni a 562,5 mila (-90,77%). Le regioni che hanno perso il maggior numero di ingressi sono la Calabria (-87,28%), il Molise (-87,25%) e la Sicilia (-84,36%). Molto meglio il settore attività di ballo e trattenimenti musicali, tipicamente un settore dove è molto diffusa l’organizzazione di manifestazioni senza il rilascio di titolo di ingresso: ha subito un decremento limitato al 52,93%.

Le regioni che hanno perso il minor numero di presenze sono la Calabria (-64,09%), la Sardegna (-66,32%) e la Sicilia (-67,25%), dato legato alla presenza di molti luoghi di villeggiatura che organizzano molti trattenimenti musicali o attività di ballo.