Editoriale

Spingere sullo sviluppo tagliando spese inutili

Parlare di sviluppo e di taglio della spesa pubblica potrebbe sembrare a prima vista come parlare del diavolo e l’acqua santa, ovvero due cose incompatibili. Invece non è così, perché i due obiettivi – tagliare la spesa pubblica inutile e contestualmente aumentare il Pil e con esso lo sviluppo – sono complementari.
Lo dicono molti macroeconomisti rispettabili; noi, con modestia, cercheremo di spiegarlo in modo elementare.
Il Governo Meloni è in affanno perché nel programmare la Legge di Bilancio 2024 – cominciando con la Nota di aggiornamento del Documento economico e finanziario (Nadef) – parte dalla coda del problema e cioè dove reperire nuove risorse per finanziare pensioni anticipate, riduzione delle imposte (dei redditi più bassi), assistenza ai più deboli e altri obiettivi simili.
Si aggiunge che alcuni membri del Governo, fra cui il vice presidente Tajani, si sono ribellati contro la determinazione della Commissione Europea di ritornare al Patto di stabilità, cioè a un disavanzo non superiore al tre per cento, fra entrate e uscite.

Invece di pensare a fare nuovi debiti, il Governo potrebbe adottare una serie di misure che gli consentirebbero di trovare risorse per svariate decine di miliardi senza ricorrere all’indebitamento.
In primo luogo, le istituzioni possiedono un patrimonio immobiliare stimato in circa quattrocento miliardi, pari a meno del venti per cento del debito pubblico (2.843 miliardi a giugno di quest’anno).
Vi sono banche disposte a costituire fondi di investimento che comprerebbero in blocco i quattrocento miliardi di immobili; così facendo, il debito pubblico prima indicato si taglierebbe per tale somma. Per conseguenza anche gli interessi su di esso si ridurrebbero di circa il venti per cento, cioé una quindicina di miliardi.
Secondo, la spesa, che per quest’anno è di 1.083 miliardi, potrebbe essere revisionata (la cosiddetta spending review), come fece a suo tempo Carlo Cottarelli, nominato dal Governo Letta commissario ad hoc, di altri trenta/trentacinque miliardi.
Terzo, spingere ancora di più la leva della lotta all’evasione fiscale, dalla quale si potrebbero recuperare fra i venti e i venticinque miliardi.
Le tre voci elencate – ripetiamo, taglio degli interessi sul debito pubblico, taglio della spesa corrente, maggiore incasso dall’evasione – potrebbero portare una disponibilità all’attuale Governo di una settantina di miliardi, con cui non solo si potrebbero finanziare tutte le iniziative prima indicate, ma si potrebbe abbattere una quota del debito pubblico.
In questo quadro, non va dimenticato che il tanto osannato Pnrr, che porta nelle casse del Governo all’incirca duecento miliardi, non è gratis, perché i due terzi – pari a circa 135 miliardi – dovranno essere restituiti con gli interessi.
Per cui bisognerà spendere bene queste somme perché le future generazioni le dovranno restituire, sperando di aver dato loro, per contro, un forte aumento di tutte le opportunità.
Il quadro che precede è chiaro, non si capisce come non venga compreso in maniera evidente.

Ovvero si capisce benissimo perché: primo, vendere gli immobili pubblici significa togliere privilegi a chi in atto li amministra, con Consigli di amministrazione, professionisti, consulenti e altri che pascolano nei rispettivi bilanci. Secondo, spingere sull’evasione fiscale e contributiva significa scontentare masse di cittadini/e disonesti/e, che però votano. Per cui vi sono rappresentanti del Governo, altrettanto disonesti, che li vorrebbero proteggere.
Terzo, tagliare la spesa corrente significa non togliere a chi ha necessità obiettive, ma a chi utilizza risorse pubbliche per fini speculativi personali. Anche in questo caso vi sono alcune parti politiche governative che non vogliono perdere il consenso di queste categorie di cittadini/e, che di certo non hanno una buona educazione sociale.
Su quanto precede è indispensabile che tutti aprano gli occhi e acuiscano l’udito, in modo da vedere e sentire con correttezza quello che si verifica, distinguendo i comportamenti civilmente utili da quelli di chi, invece, danneggia la Comunità.
Cerchiamo quindi di comprendere quello che accade e non ci facciamo illudere dai talk show televisivi né da giornali di parte e neppure dai e siti.