Giochi di spie in Sicilia. Certo Gianfranco è un bel tipo, ma non è biondino e sexy come Robert Redford che nel film “Spy game” si accompagnò ad un altro mito, Brad Pitt. Quindi perché è sotto spionaggio?
I fatti: al ritorno dal funerale in Duomo a Milano di Silvio Berlusconi, per Miccichè quasi un padre, l’ex coordinatore di Forza Italia trova sotto la sua auto un apparecchio di intercettazione ambientale.
Denuncia il fatto alla polizia, che dopo accertamenti di rito gli comunica che non è in atto alcuna operazione giudiziaria di ascolto, cioè autorizzata dalla magistratura, nei suoi confronti. Chi spia Miccichè allora? E soprattutto perché?
Qualche settimana fa fece scalpore sui giornali un’intervista al senatore Renzi che dichiarò, non smentito dal Copasir, che è in atto un’operazione di spionaggio da parte dei servizi su politici e giornalisti. Operazioni non effettuate su delega specifica da parte dell’autorità giudiziaria. Ovviamente capiamo che in alcuni rarissimi casi, di comprovata esigenza di sicurezza nazionale, tipo l’ufficiale della marina Italiana, Walter Biot, che vendeva segreti Nato ai Russi, ci possano essere operazioni al buio, senza avvisare le autorità competenti. Ma quali casi denuncia Renzi, e soprattutto quali segreti che attentano alla sicurezza del Paese custodisce Miccichè? È una spia di Putin?
È in atto un sistema di lotta politica dietro le quinte a cui partecipano i servizi segreti democratici, non più tali se fosse? Siamo tornati al Sid di Maletti o al Sifar del generale de Lorenzo? In cui i pericolosi decretati oppositori del sistema erano schedati e sorvegliati? È in pericolo lo Stato di diritto quindi l’assetto democratico italiano? Può una guerra Nato-Russia, esigenze dell’alleanza, il protettorato americano sull’Italia, la stabilità del sistema, giustificare tutto ciò? E perché giusto giusto Miccichè? Cosa sa Gianfranco Miccichè, tra i fondatori della Seconda Repubblica, che può interessare i custodi del Segreto di Stato? Ma se non sono stati loro allora chi?
Così è se vi pare.