PALERMO – Sarà di nuovo l’Arpa, l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, per altri tre anni, ad affiancare l’Inail in Sicilia nelle ispezioni negli impianti in cui vengono stoccate sostanze e miscele pericolose. Si tratta di un lavoro delicato, che richiede la presenza di personale specializzato, per verificare che siano state adottate, da parte dell’ente gestore, le dovute misure per prevenire qualunque incidente di una certa rilevanza e di disporre dei mezzi che permettano, qualora l’incidente avvenga, dei mezzi sufficienti a limitarne le conseguenze.
Una convenzione stipulata e firmata dalle tre istituzioni, Arpa, Inail e Regione: quest’ultima si occupa di adottare il piano delle ispezioni, nomina i tre componenti delle commissioni ispettive, predispone gli atti necessari per l’avvio di ciascuna ispezione e adotta i provvedimenti che conseguono al risultato dell’attività di controllo. L’Arpa, dal canto suo, garantirà il supporto tecnico per la redazione del piano delle ispezioni, renderà disponibile il proprio personale dei ruoli tecnici perché svolgano le ispezioni sul campo.
Al momento, vista la carenza di organico, l’Arpa garantirà il personale per quattro ispezioni nel primo anno e per otto ispezioni all’anno nei due seguenti. In ultimo, l’Inail metterà a disposizione il proprio personale tecnico per 10 ispezioni all’anno. Le aziende sottoposte a controllo dovranno contribuire ai costi delle ispezioni, necessarie per la prosecuzione dell’attività. I costi variano da circa 3 mila a quasi 8 mila euro, in base alla classe dello stabilimento. Questi introiti serviranno a coprire le spese dei costi per il supporto amministrativo ai componenti delle commissioni, le spese di missione e il compenso degli ispettori.
All’ispezione, i gestori di depositi e impianti in cui vengono stoccate o impiegate e generate, in determinate quantità, sostanze e miscele pericolose, dovranno dimostrare di essere in grado, oltre ad identificare i rischi di incidente rilevante, di adottare tutte le precauzioni finalizzate ad evitare il verificarsi di incidenti e a mitigare le conseguenze qualora essi dovessero verificarsi. Gli obblighi imposti ai gestori variano in funzione della quantità di sostanze pericolose detenute. La mappatura degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante, e quindi assoggettati a specifici obblighi di sicurezza (D.Lgs. 105/2015), è stata aggiornata dall’Ispra, che ne ha fissato quantità e distribuzione regionale al 30 giugno scorso.
In Sicilia sono 64 stabilimenti, distribuiti su tutte le province (circa il 6% del totale nazionale) e si dividono tra soglia superiore (maggiormente a rischio perché gestiscono sostanze pericolose in maggiore quantità) e soglia inferiore. Si tratta di impianti di stoccaggio di gpl e di combustibili, impianti chimici, raffinerie petrolchimiche e molto altro. A suggerire le attività di controllo ci sono normative nazionali e comunitarie che derivano dalla prima direttiva Seveso, aggiornata nel corso degli ultimi anni, che risale originariamente agli anni Ottanta (l’Italia l’ha recepita nel 1988).
Dopo gli incidenti che hanno provocato disastri ambientali sul breve, medio e lungo periodo, si è scelto, infatti, che vengano configurati tutti i ipotetici scenari di eventuali di incidenti nelle aree con elevata concentrazione di stabilimenti a rischio, come gli sviluppi di incendi o i rilasci in atmosfera di “sostanze tossiche a base di zolfo o di cloro, coinvolgendo interi agglomerati urbani con migliaia di persone a rischio intossicazione. Per prevenire situazioni così pericolose, la normativa prevede la “necessità dell’analisi della possibilità che un singolo incidente possa determinare un ‘effetto domino’, cioè un ampliamento dello scenario incidentale, coinvolgendo impianti e depositi posti nelle vicinanze della fonte principale”.