Lavoro

Stagionali del turismo, da mesi senza reddito e senza indennità per Covid

PALERMO – Senza reddito e senza futuro. I lavoratori stagionali del settore turismo chiedono aiuto e lanciano un grido di dolore: “Da mesi non abbiamo reddito, nemmeno l’indennità covid”. E non si tratta di casi singoli.

Il dramma è vasto, come spiegano i sindacati di settore, ed “è comune a circa 35 mila lavoratori siciliani impiegati come stagionali in alberghi, ristoranti, villaggi, adesso chiusi per la pandemia”.

A maggio hanno ricevuto l’ultimo aiuto economico dal governo. Adesso, è calato il sipario. Antonio Miano ha 36 anni e sta vivendo un incubo. Ha lavorato come lavapiatti in una struttura alberghiera del messinese. “Sono disperato, non so come sopravvivere – dice Miano – Il mio ultimo giorno di lavoro è stato a ottobre 2019. In regime di Naspi, ho poi percepito la disoccupazione fino a marzo 2020 e poi le indennità covid19 riservate agli stagionali del turismo: marzo e aprile, 600 euro, e maggio, mille euro, che ho avuto soltanto lo scorso luglio. Ma sono in molti di questo settore che ancora attendono il bonus di maggio”.

Di solito gli stagionali vanno avanti tra lavoro e disoccupazione. “È una crisi senza precedenti quella che sta investendo in Sicilia circa 50 mila addetti nel turismo di cui circa 35 mila stagionali – dicono i sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil – che svolgevano attività nelle strutture ricettive e nei pubblici esercizi”.

La maggior parte dei lavoratori che hanno concluso la stagione nel 2019 ha già finito il periodo di Naspi e dunque sono rimasti senza alcun sussidio. “Alla Regione abbiamo chiesto di stanziare dei fondi nella finanziaria, ma il nostro appello è caduto nel vuoto – dice Marianna Flauto, leader regionale della Uiltucs – Oltre che sollecitare le istituzioni regionali e nazionali, proveremo a sostenere i lavoratori attraverso un piccolo contributo erogato dell’ente bilaterale regionale per il turismo”.

Il turismo in Sicilia rimane legato alla stagionalità, il 70% delle attività alberghiere sono a carattere stagionale e in media aprono otto mesi e mezzo l’anno.

“Siamo ad ottobre e ancora non si è visto nulla – conclude Miano – per andare avanti, ho dovuto chiedere aiuto ai miei genitori, ma penso ai miei tanti colleghi che hanno figli e che devono affrontare una situazione ancor più pesante della mia. Aiutateci, ve lo chiedo con il cuore in mano”.