Chi dice donna dice tanto

Con “Start lab” UniCredit racconta la crescita delle aziende innovative a conduzione femminile

Un’imprenditoria femminile sempre più ambiziosa, che continua a crescere con l’obiettivo di raggiungere risultati sempre più significativi e di rappresentare un esempio virtuoso da seguire. É questa una delle indicazioni più significative che emergono dall’edizione 2024 di UniCredit Start Lab, la piattaforma di business promossa dalla Banca e rivolta alle migliori start-up e Pmi innovative italiane tech, che ha visto l’Istituto, in 11 anni di attività, valutare oltre 8mila progetti imprenditoriali e accompagnare più di 600 start-up del Paese verso percorsi di crescita. Quella di quest’anno, lo dicono i numeri, è stata un’edizione con una forte impronta femminile. Basti pensare, infatti, che tra le start-up che si sono candidate quest’anno, il 19% faceva capo ad una donna. Inoltre, dato forse ben più significativo, è quasi raddopiata, raggiungendo la quota del 36% la percentuale di quelle selezionate per accedere a Start Lab.

Il processo di selezione

Ma come funziona questo processo di selezione? Le imprese ammesse al programma vengono scelte da commissioni valutatrici composte da esperti e rappresentanti di aziende leader nei rispettivi settori. Nel dettaglio le categorie individuate dal progetto sono cinque: digital, impact innovation, innovative made in Italy, clean tech e life science. In ognuna di tali categorie sono stati premiati il primo, il secondo e il terzo classificato e sono state assegnate delle menzioni speciali. Importante, all’interno di queste realtà vitusose, la presenza femminile a conferma di quanto prima si affermava.

Spulciando tra le start-up vincitrici emerge una significativa varietà , dalla la piattaforma capace di stimare la probabilità, l’intensità e gli effetti di fenomeni estremi come alluvioni e terremoti fino alla community da oltre 1,3 milioni di utenti che promuove l’educazione finanziaria dei giovani. Tra i cinque settori a cui è dedicata l’iniziativa, la maggior parte delle partecipazioni risulta provenire in netta prevalenza dal mondo digital (43% del totale), seguito da impact innovation (17%), innovative made in Italy (14%), clean tech (14%) e life science (12%). Altro aspetto importante, anche nell’ottica dell’empowerment femminile e dell’adozione di politiche che permettano alle donne di lavorare, fare impresa ed essere madri, quello legato alle corporate parner che avranno un ruolo importante in uan succesiva fase dell’iniziativa targata UniCredit. Quest’anno saranno sei – Barilla, Cisco, Fincantieri, Granarolo, Jakala e Iren – e avranno il compito di individuare tra le finaliste almeno una startup ciascuno da supportare mettendo a disposizione propri mentor e facility (laboratori e spazi aziendali), avviando progetti pilota congiunti e valutando la possibilità di ingressi nel capitale.

L’intervento di Remo Taricani

“L’ecosistema italiano dell’innovazione, dopo il trend positivo degli scorsi anni – sottolinea Remo Taricani, deputy head di UniCredit Italia – sta attraversando un periodo di grandi trasformazioni. Anche alla luce del contesto macroeconomico attuale è importante continuare a sostenere e a promuovere start-up e pmi innovative” “Per questo motivo UniCredit – aggiunge – conferma il proprio impegno a favore delle aziende tech di nuova generazione, con la convinzione che possano rappresentare un abilitatore di crescita e di sviluppo per i nostri territori e per le nostre comunità”.

Alle migliori aziende selezionate in ciascuna delle cinque categorie, UniCredit assegna un premio di 10.000 euro. Per la categoria life science prima classificata è risultata la start-up abruzzese ExoLab Italia che ha sviluppato una piattaforma tecnologica 100% plant-based, in grado di rendere più efficiente il trasporto di segnali biochimici e la comunicazione cellula-cellula, con applicazione nei campi della medicina rigenerativa e del drug delivery, ma anche nei campi della nutraceutica e dermocosmetica. Nella categoria clean tech & industrial prima è la start-up milanese Eoliann con la sua ‘climate risk suite’ è capace di stimare la probabilità, l’intensità e gli effetti di fenomeni estremi, su scala globale e con un elevato grado di precisione.

Per l’innovative made in Italy, è risultata vincitrice la start-up torinese Restworld che ha sviluppato una piattaforma dedicata al settore Ho.Re.Ca che, grazie a tecnologie di Ai e machine learning, è in grado strutturare la informazioni rilevanti presenti nei cv dei lavoratori, facilitando il matching tra le attività e chi è in cerca di occupazione. Nel settore digital prima classificata è risultata la fiorentina Equixly, che propone una piattaforma SaaS che consente, tramite algoritmi di machine learning innovativi, di integrare i test di sicurezza Api nel ciclo di vita dello sviluppo software, permettendo l’individuazione precoce delle falle di sicurezza. Per la categoria impact innovation, la vincitrice è la romana Starting Finance che, con oltre 1,3 milioni di utenti e 36 club universitari nei principali atenei italiani, è oggi una delle più grandi community attive nell’informazione ed educazione economico-finanziaria dei giovani in Italia.