Politica

Stato vessatorio “bye bye”, arriva il Fisco amico: debutto con polemiche per la rivoluzione Meloni

I Commercialisti l’hanno definito un progetto “ambizioso e strutturale”. I sindacati, invece, annunciano le barricate. Luci ed ombre sulla riforma fiscale targata Governo Meloni. Un debutto tanto atteso ma segnato da reazioni contrastanti e interrogativi sugli effetti che la stessa riforma avrà sul rapporto fisco-contribuente.

La fotografia attuale è desolante: conviviamo con un sistema poco chiaro, aggrovigliato su sé stesso, poco trasparente e a tratti quasi ostile nei confronti dei contribuenti (onesti) che questo stesso sistema tengono in piedi pagando regolarmente le tasse ma subendo una pressione fiscale insopportabile che oggi si attesta al 43,5%. Una cosa è certa, e su questo la premier ha ragione: la riforma fiscale costituisce un fattore fondamentale per il rilancio dell’economia e per incoraggiare investimenti e imprese.

Altra cosa certa è che stamattina non ci siamo svegliati con un fisco italiano finalmente più leggero: il via libera di ieri in Cdm al disegno di legge delega è solo un punto di partenza, suscettibile di “aggiustamenti” che, garantisce l’Esecutivo, saranno frutto di dialogo costante con sindacati e parti sociali. L’inizio di un percorso, dunque, che sarà scandito dai decreti attuativi che verranno e che man mano daranno forma ad una “riscrittura” del fisco che si pone obiettivamente risultati ambiziosi.

Sbarra (Cisl): “Governo riconvochi i sindacati”

Il leader della Cisl, Luigi Sbarra, chiede al Governo un passo indietro: “L’auspicio – ha spiegato il sindacalista – è che il governo riconvochi i sindacati e cominci ad entrare nel merito per una seria riforma che risponda ai principi di progressività e di redistribuzione del prelievo fiscale”.
Sbarra ha parlato ieri di errore di metodo: “Convocare le parti sociali e il sindacato a poche ore dal Consiglio dei ministri, ci è sembrato sbagliato – ha chiosato Sbarra -. Tra l’altro l’informativa che ci è stata data è stata un po’ parziale, sommaria, in parte anche lacunosa. Noi dobbiamo rimettere tra le priorità come riduciamo le tasse sul lavoro, sulle pensioni, a quelle persone che le tasse le pagano ogni anno fino all’ultimo centesimo”.
“Ci parlano di rimodulazione delle aliquote, ma non sappiamo se si taglia in alto o in basso – ha continuato Sbarra -. Così come la revisione degli scaglioni, noi vogliamo che questo sia oggetto di un confronto trasparente, partecipato. Poi bisogna alzare l’azione di contrasto all’evasione e all’elusione fiscale, bisogna detassare i frutti della contrattazione collettiva, bisogna aumentare i fringe benefit che erano stati portati dal governo precedente a 3 mila euro e sono ritornano a 258 euro. Bisogna tassare di più le rendite finanziarie rispetto al lavoro. Noi su questi temi vogliamo un confronto. Certo il cammino della legge delega è lungo”.

Schlein (Pd): “In riforma ci sono baggianate”

La riforma fiscale del governo “è preoccupante e sorprendente, vorrei fossimo uniti nel dire che questa baggianata di dire abbassiamo le tasse a tutti per far stare meglio tutto il Paese vuol dire far mancare servizi ai poveri e abbassare le tasse ai ricchi”, ha detto Elly Schlein al congresso della Cgil.
“Il vero problema, molto serio, è che è costosissima, la fanno con i tagli alla scuola e alla sanità, favorisce chi sta meglio”, ha aggiunto la segretaria del Pd.

Conte (M5S): “Pronti a scendere in piazza”

“Siamo pronti a scendere in piazza con i sindacati o da soli o con tutti gli altri partiti che vorranno opporsi. La delega è un progetto recessivo per il paese che favorisce le fasce più agiate della popolazione”, ha detto il leader M5S Giuseppe Conte a margine del dibattito al congresso Cgil annunciando come nella controproposta presentata sul fisco sia stato introdotto anche un vincolo per impedire un gap salariale eccessivo tra il top Management e l’ultimo degli operai.

“Basta con i condoni che bene non fanno alla creazione di una coscienza civica”

La parola a Riccardo Alemanno, Presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi (INT)

Riccardo Alemanno

I dati sul recupero di 20 miliardi di evasione fiscale sono incoraggianti: stiamo effettivamente andando nella direzione di un fisco più efficiente?

“Non vi è dubbio che negli ultimi anni l’Amministrazione finanziaria abbia sviluppato una serie di interventi mirati al recupero di evasione, i dati comunicati recentemente dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate ne confermano una certa efficacia. Le lettere di compliance inviate ai contribuenti per porre rimedio a errori ed omissioni, usufruendo di una riduzione delle sanzioni, hanno sicuramente dato una spinta al recupero del dovuto, così come un maggior utilizzo del contradditorio e più in generale dei vari strumenti deflattivi del contenzioso tributario. Inoltre la digitalizzazione di tutti gli adempimenti fiscali dalla fatturazione agli scontrini elettronici, nonché un sempre maggior uso, spesso obbligatorio, della tracciabilità dei pagamenti ha dato modo al fisco di individuare rapidamente comportamenti scorretti. Circa la ponderosa digitalizzazione del fisco, mi lasci dire, che una parte del merito va riconosciuta al lavoro degli intermediari fiscali, grazie ai quali l’erario riceve dati già lavorabili con risparmio di tempi e risorse economiche proprio nelle fasi di raccolta e controllo. Ciò detto, la fase e le procedure di accertamento, devono essere modificate, così come devono essere rimodulate le sanzioni perché eccessive con effetti pesantissimi per i contribuenti, effetti che vanno ben oltre la giusta ‘punizione’ per chi ha sottratto somme alla tassazione, anche per rispetto di chi invece, magari con grandi sacrifici, ha ottemperato correttamente ai propri doveri contributivi. Spero pertanto che la riforma del sistema fiscale ponga rimedio a una situazione di carico fiscale e sanzionatorio che ormai ha raggiunto livelli insostenibili, obbligando poi all’emanazione di forme di definizioni agevolate o veri e propri condoni, che proprio bene non fanno alla creazione di una coscienza civica. La lotta all’evasione è giusta e necessaria, ma il sistema tributario deve essere semplice ed equo, altrimenti il rapporto fisco-contribuente rischia di essere sbilanciato sempre a sfavore di quest’ultimo”.

Riforma: quali i punti di forza e dove invece occorre fare di più?

“Il primo punto di forza della Legge Delega di riforma fiscale è il fatto che sarà presentata nella fase iniziale della legislatura, perché per la sua attuazione occorrerà tempo per trovare una sintesi compatibile con le aspettative dei cittadini-contribuenti e, non dimentichiamolo, con gli equilibri di bilancio. Dalla bozza dell’articolato si evince una forte ambizione di incidere a 360 gradi su tutto il sistema tributario, dalla ulteriore riduzione della pressione della tassazione alla revisione dei testi unici, diventati nel tempo un ginepraio in cui è sempre più complesso districarsi, una sorta di ‘selva oscura di dantesca memoria’, complessità che poi crea difficoltà anche ai contribuenti più corretti. Dove si dovrà fare di più di quanto sia accaduto sino ad oggi è nella semplificazione degli adempimenti, la cui complessità pesa in termini di tempo e costi sui contribuenti, bisogna cancellare una serie di obblighi che possono essere superati con l’ottimizzazione dei milioni di dati digitali a disposizione dell’Amministrazione finanziaria. Si dovrà comunque utilizzare il passaggio parlamentare per migliorarne i contenuti, anche se pesa molto il problema delle coperture finanziarie. Per esempio per dare copertura all’ulteriore rimodulazione dell’Irpef è stato comunicato che si porrà mano alla riduzione delle agevolazioni fiscali, le c.d. tax expenditures. Sono molti anni che se ne discute, spero che, posta la giusta attenzione all’equità della tassazione, sia la volta buona, ma le resistenze dei settori interessati saranno come sempre molte. Come Istituto Nazionale Tributaristi, siamo a totale disposizione per collaborare con le Istituzioni governative e parlamentari alla concretizzazione della riforma, presenteremo proposte soprattutto in termini di semplificazione e chiarezza normativa, nello scorso mese di novembre nel corso del nostro Convegno nazionale in Roma, abbiamo presentato un decalogo delle azioni per riformare il fisco al Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, Maurizio Leo, ora per ogni punto proporremo delle soluzioni nel corso della discussione parlamentare e ovviamente anche nella fase di emanazione dei decreti attuativi che daranno corpo alle indicazione della Delega. Occorrerà ponderatezza, ma anche determinazione da parte di Governo e Parlamento, come occorrerà superare gli egoismi settoriali avendo sempre come obiettivo l’interesse generale”.

La percezione, parliamoci chiaro, è ancora quella del fisco “nemico”.

“Non totalmente, certo da tempo chiediamo la semplificazione degli adempimenti e, salvo alcuni interventi che definirei spot, non si è attuata, almeno non come nelle nostre aspettative. Ma la semplificazione si potrà realizzare solo con una riforma organica dell’intero sistema, oggi le basi sembrano esserci, peraltro anche nella scorsa legislatura si era arrivati ad un passo dall’approvazione di una riforma strutturale del fisco, spero che questa legislatura rappresenti la svolta, ripeto le premesse ci sono. Certo che, un’azione di vera semplificazione insieme a quella di una compliance, peraltro già partita da tempo da parte dell’Agenzia delle Entrate, ma con sanzioni ancora più ridotte, sono obiettivi auspicati e condivisibili, ma direi soprattutto necessari. Non definirei quindi il fisco ‘nemico’ anche se spesso è sicuramente eccessivamente invasivo in taluni settori e meno presente in altri, tempo fa con una battuta avevo definito i contribuenti ‘gli azionisti del fisco’ quindi come tali abbiamo l’interesse che funzioni, ma in modo equo e che al contribuente siano riconosciuti i diritti e non solo richiesto di rispettare i doveri. Nel 2000 fu approvato lo Statuto dei diritti del contribuente, una legge però troppo spesso disattesa o derogata, se fosse applicata in tutte le sue parti sarebbe un grande passo in avanti per la chiarezza e la certezza normativa, per questo se ne richiede, da più parti compreso l’Istituto Nazionale Tributaristi, l’innalzamento a rango costituzionale, per evitare che i diritti dei contribuenti siano derogabili. Purtroppo sino a quando non si porrà rimedio all’attuale stato del nostro sistema fiscale è possibile la percezione di un fisco ‘nemico’, ma voglio ricordare che le risorse per i servizi e per il welfare derivano dal pagamento di imposte e tasse, quindi il mio augurio è che, con una riforma strutturale ed equa, il fisco sia percepito come una sorta di ‘garante’ delle necessità finanziarie per tutto il sistema Paese dalla sanità alle scuole, dalla giustizia alle infrastrutture. Forse sono un sognatore, è possibile, ma solo attraverso i sogni di donne e di uomini che ci hanno preceduto si sono raggiunti i grandi obiettivi”.

Secondo lei c’è anche un lavoro di tipo “culturale” da fare, da portare avanti sulla mentalità e sulla logica tipicamente italiana che è quella del furbo e delle regole che valgono solo per gli altri?

“Il cambio di mentalità nei confronti dei ‘furbi’ è sicuramente una questione culturale, tematica affrontata molto nei dibattiti e nei convegni, ma mai affrontata in modo concreto e continuativo nei luoghi dove si dovrebbe creare questa ‘cultura’ cioè nelle scuole, ma ciò non basta, perché è anche dalla famiglia che si acquisisce la tipologia di mentalità verso talune problematiche, evasione compresa. Le giovani generazioni hanno bisogno di esempi e oggi non dico che non ce ne siano, ma non fanno notizia e la comunicazione è importantissima se si vuole evidenziare che quelli considerati ‘furbi’ sono coloro che sottraggono risorse allo Stato. Certo lo Stato deve assicurare il buon utilizzo di tali risorse e spesso ciò è messo in discussione, ma ciò non deve far venir meno il senso civico di ciascuno di noi, alla base di ogni sistema democratico e di convivenza civile. Una situazione non facile da affrontare, in una società complessa e che si muove velocemente, spesso alla ricerca di scorciatoie per il raggiungimento del pur legittimo benessere. Intanto si potrebbe partire dal comportamento di ciascuno di noi, senza utilizzare l’alibi del ‘intanto lo fanno tutti’, perché non è così e poi come scriveva Piero Calamandrei ‘lo Stato siamo noi’ e allora difendiamo i nostri interessi anche con un comportamento corretto nei confronti degli obblighi contributivi, che poi sono obblighi dettati dalla nostra Costituzione, di cui però ci si ricorda solo a fasi alterne. Ovviamente per favorire tutto ciò è necessario un sistema fiscale e amministrativo semplice, trasparente ed equo; per questo le aspettative sulla riforma del fisco sono altissime”.