“Mia sorella non è come la state descrivendo”: sono le parole del fratello di Sabrina Fina, una degli indagati per la strage familiare di Altavilla Milicia (Palermo), intervenuto nell’ultima puntata della trasmissione “Ore 14” per fornire la sua versione sul fatto di cronaca che ha sconvolto l’Italia intera.
La donna è accusata, assieme al marito Massimo Carandente, di essere stata complice di Giovanni Barreca nel triplice omicidio di Antonella Salamone e dei figli Kevin ed Emanuel, di 16 e 5 anni.
“Mia sorella non è come la descrivete, l’artefice o l’organizzatrice della strage. Anche il marito ha gravi problemi di salute, non sarebbe riuscito mai a fare ciò che è stato fatto”, esordisce l’uomo.
Parlando del presunto coinvolgimento di una setta nel “rito di purificazione” culminato nel triplice omicidio, l’uomo specifica: “Secondo me quel giorno in casa non erano soli. Per torturare e tenere fermo un ragazzo come Kevin ci vogliono un po’ di persone e mio cognato – con i problemi di salute che ha – non ci sarebbe riuscito”.
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A “Ore 14”, il fratello di Sabrina Fina sembra non avere dubbi sull’innocenza della sorella: “Aveva paura di tutto, anche del sangue”. L’uomo ha aggiunto: “Ci sono troppi vuoti in questa storia, serve una minima mente criminale per fare una cosa del genere”. Una mente che, secondo l’intervistato, potrebbe essere quella di Barreca, il principale indagato.
Sulla dinamica della strage di Altavilla Milicia sono ancora tanti i dettagli da chiarire. La criminologa Roberta Bruzzone, consulente dei legali di Barreca per la perizia psichiatrica, non ha replicato alle parole del fratello di Sabrina Fina. Negli scorsi giorni ha parlato della fine di Emanuel, che potrebbe essere stato lasciato morire di stenti con la promessa di una resurrezione dopo la “liberazione da Satana“. Secondo la criminologa, le torture avrebbero avuto inizio a gennaio.
Su Barreca, la criminologa dice: “Il racconto di Barreca è caratterizzato da problematiche importanti a livello psichiatrico, gravissime”.
Foto da Adnkronos