Il legale della 17enne accusata della strage di Altavilla Milicia (PA) assieme al padre Giovanni Barreca ha sollevato la questione di legittimità costituzionale del Decreto Caivano, che ha introdotto il divieto di messa alla prova per i minori imputati di reati come l’omicidio aggravato.
Si aggiunge un nuovo tassello e si solleva una nuova polemica nell’ambito delle indagini sul triplice omicidio, avvenuto presumibilmente al culmine di un esorcismo, che ha sconvolto la provincia di Palermo lo scorso febbraio.
Il legale della ragazza, accusata di aver ucciso la mamma Antonella Salamone e i due fratelli minori durante un rito di “liberazione dal demonio“, ha sostenuto – di fronte al giudice per le indagini preliminari dei minori in udienza preliminare, Nicola Aiello – che la norma del Decreto Caivano limiterebbe la funzione di riabilitazione affidata all’istituto della messa alla prova per i minori. Il giudice ha rinviato all’udienza di giovedì 26 settembre la decisione sulla questione posta dal legale.
In attesa della decisione, proseguono le indagini sulla strage di Altavilla Milicia. Al momento, non vi sarebbero tracce di presunti “santoni” o mandanti occulti dell’omicidio. Si pensa al movente economico: i coniugi Sabrina Fina e Massimo Carandente, in base a questa ipotesi, avrebbero puntato ad “acquisire” la villa dei Barreca sfruttando la religiosità della famiglia e inventando una presunta presenza del demonio e mettendo in atto il piano che ha portato al massacro.
Entro il prossimo 13 novembre, in più, gli inquirenti avranno in mano un ulteriore documento fondamentale: la relazione sulla perizia psichiatrica di Giovanni Barreca, padre della 17enne indagata e marito e padre delle 3 vittime.
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