Cronaca

Strage di Bologna, ergastolo per il neofascista Cavallini

Condanna all’ergastolo per l’ex terrorista neofascista dei Nar (Nuclei armati rivoluzionari) Gilberto Cavallini, nel processo sulla strage della stazione di Bologna del due agosto del 1980.

La sentenza – a quarant’anni dai fatti, dopo quasi due anni di dibattimento e decine di testimoni – è stata letta dalla Corte di assise, dopo sei ore e mezza di camera di consiglio.

Alla lettura della sentenza l’imputato, in semilibertà nel carcere di Terni, non era più presente in aula.

In mattinata aveva fatto dichiarazioni spontanee.

Era presente invece una trentina di familiari delle vittime, tra i banchi del pubblico, che hao accolto il verdetto in maniera composta, con evidente soddisfazione.

“Io sono pentito di quello che ho fatto, di quello che non ho fatto non mi posso pentire. Dico anche a nome dei miei compagni di gruppo che non abbiamo da chiedere perdono a nessuno per quanto successo il 2 agosto 1980”, ha detto Cavallini, nelle dichiarazioni spontanee al termine del processo.

“Ribadisco il concetto espresso da Francesca Mambro davanti a una Corte di assise, molti anni fa. Non siamo noi che dobbiamo abbassare gli occhi a Bologna”.

Per l’ex Nar è stata anche disposta una provvisionale immediatamente esecutiva di centomila euro in favore delle parti civili che hanno perso un parente di primo grado o il coniuge; di cinquantamila euro in favore delle parti civili che hanno perso un parente di secondo grado o un affine di primo o secondo; di trentamila euro in favore delle parti civili che hanno perso un parente o un affine di grado ulteriore; di quindicimila euro in favore di ogni parte civile che abbia riportato lesioni in proprio e di 10mila euro in favore di ogni parte civile che abbia un parente che ha riportato lesioni.

Nella sua testimonianza, in aula, prima della condanna, Cavallini aveva detto: “Sono in carcere dal 12 settembre 1983, ho perso il conto dei giorni, sono anni di galera che mi sono meritato, non lo contesto, li ho scontati tutti, sono pronto a scontarne ancora. Quello che non accetto è dover pagare per quello che non ho fatto, non solo in termini carcerari ma anche di immagine e di credibilità”.