Editoriale Grimaldi

Stranezze storiche

Ieri è stato l’80° anniversario del giorno del 1943 che il Presidente Ciampi definì “morte della Patria”. Dopo il cambio brusco di governo, Mussolini arrestato uscendo dalla residenza reale (25 Luglio), Badoglio capo del Governo, alle 19,45 aveva annunziato che gli Alleati avevano concesso un Armistizio già firmato a Cassibile il precedente giorno 3 dal Generale Castellano che ignorando l’inglese aveva spacciato per tale, la “resa incondizionata” firmata poi da Eisenhower e che la guerra era finita. Nessun ordine impartito alle truppe combattenti. Nessuno capì cosa stesse succedendo se non che l’Italia aveva visto accettata la domanda di “armistizio” (di fatto resa) manco accennata ai suoi alleati di Berlino e Tokio, con i tedeschi a far man bassa e le nostre truppe sbaragliate e nella più parte, sentitesi libere, al grido di “tutti a casa”.

Il Re e Governo in nottata fuggirono a Brindisi divenuta fino alla ripresa di Roma, capitale del Regno del Sud. Rimanemmo alleati di Germania e Giappone ma… chiedemmo alleanza agli Alleati: rifiutata con la concessione postuma della “cobelligeranza” come quella che, di fatto, abbiamo con l’Ucraina! Nessuno si occupò del Giappone che nel teatro di guerra europea non contava.
Centinaia di migliaia di nostri soldati perdettero la vita subendo la vendetta dei tedeschi schifati dal comportamento italico soprattutto dopo che il 13 Agosto quando dichiarammo guerra alla Germania, avevamo al mattino rassicurato il loro Ambasciatore che tutto procedeva secondo i piani prestabiliti!.
L’Italia era libera. Governo del Comitato Nazionale di Liberazione presieduto da Parri, e De Gasperi agli Esteri pressato dall’Ambasciatore a Washington, Tarchiani, per dichiarare guerra al Giappone che era in trattative diplomatiche di resa già da un mese. Tale atto avrebbe alleggerito le condizioni di pace in discussione a Postdam.

Dopo tira e molla, il 15 Luglio a mezzo dell’Ambasciatore a Madrid si rese noto al Governo giapponese che il Luogotenente del Regno, Umberto, aveva loro dichiarato guerra. Fece ridere (sic) Stalin, lasciò indifferenti gli Inglesi, fu apprezzata dagli Americani. Il Giappone si arrese dopo le atomiche. Nel trattato si parla di resa agli “Alleati”. Italia non menzionata: il Giappone non accettò mai la dichiarazione di guerra perché non firmata dal Re. Vittorio Emanuele III.

L’8 Settembre 1951 a San Francisco fu firmato il trattato di pace tra il Giappone ed i 49 Paesi che avevano combattuto con gli Alleati: non fu inclusa l’Italia. Solo nel 1972 si ebbero accordi economici tra Roma e Tokio glissando, pare, di porre fine alla “teorica guerra” che non ha mai avuto un trattato di pace.
Unico problema: si spera che la Schlein non accusi la Meloni di “intesa col nemico”.