“Con la possibile introduzione di una fiscalità produttiva di vantaggio nel Mezzogiorno a seconda delle ipotesi che sono state fatte, si avrebbe un costo per le casse dell’erario compreso tra i 3,5 e i 4,9 miliardi di euro”.
Lo spiega Ivana Veronese, Segretaria Confederale Uil.
A tanto ammonta una fiscalità di vantaggio produttiva che agisce sul taglio del costo del lavoro attraverso la fiscalizzazione degli oneri contributivi, a carico dei datori di lavoro, per il personale a tempo indeterminato che presta la propria opera nel Mezzogiorno.
E’ quanto scaturisce da un’analisi della Uil – Servizio Lavoro, Coesione e Territorio che ha elaborato i dati INPS riferiti alla retribuzione media nel settore privato di una lavoratrice/lavoratore a tempo indeterminato, con esclusione del settore agricolo.
“Nel Mezzogiorno – spiega Ivana Veronese – gli occupati dipendenti a tempo indeterminato nel settore privato, con esclusione del settore agricolo, sono 2,5 milioni e la retribuzione media lorda è di 19.410 euro annui.
Simulando un taglio dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro di 7 punti, portando la percentuale di imposizione dal 23,81% al 16,81%, il costo complessivo per le casse dello Stato, sarebbe di 3,5 miliardi di euro l’anno, con un risparmio medio per le imprese di 1.359 euro per ogni dipendente a tempo indeterminato”.
“Mentre se il taglio dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro fosse di 10 punti, commenta Ivana Veronese, portando la percentuale di imposizione dal 23,81% al 13,81%, il costo complessivo sarebbe di 4,9 miliardi di euro l’anno, con un risparmio medio per le imprese di 1.941 euro per ogni dipendente a tempo indeterminato.
Il sistema produttivo del Mezzogiorno necessita, per aumentare l’occupazione, di una politica fiscale che riduca strutturalmente il carico del costo del lavoro per le imprese.
Per questo la Uil è sempre stata favorevole ad una fiscalità di vantaggio nel Mezzogiorno che colmi il divario produttivo tra le varie aree del Paese, in quanto produrre al Sud beni e servizi ha un costo maggiore per l’assenza di un adeguato sistema di infrastrutture materiali ed immateriali. Tra l’altro oggi, nelle Regioni nel Sud, l’Irap, le Addizionali Irpef ed il Bollo Auto, per effetto dei piani di rientro dal deficit sanitario, sono più alte della media del Centro-Nord. Dobbiamo inoltre, perseguire con particolare attenzione nel Mezzogiorno l’aumento della partecipazione e dell’accesso al mercato del lavoro di giovani e donne. Per questo auspichiamo – conclude Ivana Veronese – che nell’ambito del taglio del costo del lavoro nel Mezzogiorno per le donne ed i giovani il cuneo contributivo abbia un’intensità doppia”.