Inchiesta

Sud, la Zes unica resta ferma ai nastri di partenza

Pronti, su, via! Anzi no. La tanto attesa Zes unica, strumento chiave su cui il Governo Meloni punta per avviare una strategia di rilancio, sia economico che infrastrutturale, del Mezzogiorno, di fatto resta ferma ai nastri di partenza. Operativa sì, ma solo sulla carta.
Il passaggio burocratico e organizzativo che porterà la Zona economia speciale unica alla piena operatività richiederà almeno due mesi.

Zes unica attiva ma non operativa da una parte, e vecchie Zes locali (otto in tutto) ancora vive ma non più attive. Un bel paradosso per un’area del nostro Paese, quella del Mezzogiorno per l’appunto, che non può permettersi il lusso di vedere al palo gli investimenti né di ritardare quelle misure che dovrebbero promuoverli sul suo territorio.

La proroga dei commissari straordinari, seppure necessaria al fine di completare il passaggio di consegne dalle “sedi” locali alla Struttura di missione (che fa capo a Palazzo Chigi), desta qualche preoccupazione che si aggiunge a quelle che hanno accompagnato la fase di definizione di un’unica cabina di regia a Roma, e cioè che il passaggio alla gestione centralizzata porti al caos un sistema che nasce, al contrario, per velocizzare le procedure e gli investimenti mediante sgravi fiscali e agevolazioni burocratiche.

Il ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr ha annunciato intanto che a breve saranno istituiti appositi tavoli bilaterali tra la Struttura di missione Zes ed i singoli Commissari straordinari per esaminare, nel dettaglio, le peculiarità delle singole aree.

“L’obiettivo – ha detto – è quello di valorizzare al massimo il lavoro svolto dalle medesime strutture commissariali e garantire la piena continuità e il presidio dell’azione amministrativa, a beneficio di cittadini e imprese”.

“Zes unica tra potenzialità e incognite”

L’intervento di Dario Immordino

La scelta di accorpare le otto zone economiche speciali istituite all’interno delle regioni meridionali in un’unica Zes dell’intero Mezzogiorno ripropone l’alternanza tra politiche di sviluppo fondate sulla unitarietà della strategia e sull’intensificazione dei poteri di coordinamento e regimi incentrati sulla valorizzazione dell’autonomia e della differenziazione di agevolazioni, misure, interventi su base locale.
Il primo modello poggia sulla constatazione che, al di là delle fisiologiche differenze tra i singoli contesti territoriali, esiste un unico Mezzogiorno sottosviluppato, e il superamento di tale condizione richiede una strategia unitaria, salva la possibilità di parziale diversificazione del regime di sostegno in ragione delle peculiari esigenze locali. In questa prospettiva demandare le politiche di sviluppo esclusivamente ai legislatori e agli amministratori locali potrebbe penalizzare le aree più inefficienti e malgovernate, come dimostrerebbe il fenomeno del cosiddetto federalismo per abbandono.

La tesi contrapposta, invece, evidenzia che nell’ambito di una situazione generale di deficit strutturale ed infrastrutturale e di ridotta capacità economica e fiscale, le cause del gap con il resto del territorio nazionale dipendono da specifiche condizioni di contesto (insularità, caratteristiche morfologiche ecc), che possono essere efficacemente contrastate soltanto attraverso politiche e misure originate da una profonda conoscenza delle specifiche caratteristiche ed esigenze dei territori e delle collettività di riferimento. D’altra parte l’unitarietà dell’ordinamento giuridico risulta comunque garantita dal regime di agevolazioni fiscali e semplificazioni amministrative comune a tutte le aree territoriali interessate (autorizzazione unica per tutte le opere, attività, progetti delle ZES, conferenza di servizi semplificata; riduzione della metà dei termini per l’autorizzazione unica e per licenze, permessi, concessioni o nulla osta di competenza di più amministrazioni, e accelerazione dei termini della generalità dei procedimenti amministrativi, raccordo tra sportelli unici e procedimenti in materia di autorizzazione unica, abbattimenti significativi dell’aliquota ordinaria IRES, crediti di imposta per l’acquisto di beni strumentali, terreni e immobili).

Al netto della modellistica astratta è evidente che una strategia efficiente di contrasto del declino del Mezzogiorno debba essere in grado di conciliare con equilibrio politiche di matrice unitaria con una razionale differenziazione di misure, incentivi e strumenti di attuazione, calibrata a misura di ogni specifica area territoriale.

Nell’ambito della Zes unica l’equilibrio tra unitarietà della strategia e delle politiche di sviluppo e differenziazione del regime speciale su base locale dovrà essere garantito dalla nuova governance (centralizzata con diramazioni territoriali, in modo da conciliare unicità di indirizzo e radicamento nei contesti socio economici locali), ma soprattutto dal Piano strategico, elaborato e attuato dal Ministero per il Sud.

Si tratta di uno strumento unitario di politica industriale, che definisce, in coerenza con il PNRR, la politica di sviluppo di tutte le zone economiche del Mezzogiorno, individuando, anche in modo differenziato per ogni regione, i settori e le filiere industriali da promuovere e rafforzare, gli investimenti e gli interventi prioritari e le modalità di attuazione.

L’assunto è che è la valutazione delle caratteristiche, attitudini e potenzialità delle specifiche aree territoriali, l’individuazione delle aree di specializzazione e la localizzazione di risorse e infrastrutture presuppone una visione unitaria, globale, che solo la dimensione nazionale può garantire.

L’elaborazione di una strategia unitaria dovrebbe favorire l’integrazione ed il coordinamento degli interventi di sviluppo per il Mezzogiorno con la politica industriale e infrastrutturale nazionale, ed una distribuzione più razionale di agevolazioni ed interventi infrastrutturali su cui concentrare le risorse del PNRR e delle politiche di coesione, superando la frammentazione delle politiche di sviluppo e inserendo lo strumentario di agevolazioni fiscali e semplificazioni procedurali in un contesto coordinato che ne amplifichi l’efficienza.

La gestione centralizzata del regime speciale per le aree meridionali dovrebbe in particolare favorire il coordinamento con i principali strumenti di politica economica ed industriale: dagli accordi per la coesione, che governeranno l’allocazione delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione, al programma ricerca innovazione e competitività, che promuove e finanzia le filiere strategiche, alle misure di contrasto alla criminalità previste dal Programma sicurezza e legalità, ai contratti di sviluppo, agli investimenti infrastrutturali previsti dal Pnrr per la coesione territoriale e l’inclusione sociale, che mirano a sviluppare i collegamenti delle aree ZES con la rete nazionale dei trasporti e le reti Trans Europee (TEN-T),.ed a realizzare le infrastrutture necessarie nelle aree industriali e le opere di urbanizzazione, industrializzazione e recupero ambientale.

Ciò posto l’istituzione di una struttura unitaria non comporta la completa omogeneizzazione dei regimi di vantaggio e l’annullamento di ogni profilo di differenziazione, e delle connesse dinamiche di concorrenza fra aree territoriali nella attrazione di investimenti. Sotto questo profilo la Zes unica potrebbe essere piuttosto uno strumento di regolazione dei fenomeni di competizione.
Si tratterà prevedibilmente di una funzione piuttosto impegnativa, considerando che la concorrenza tra contesti territoriali si affianca ad una parallela, intensa, competizione politica finalizzata ad attrarre verso ciascuna area agevolazioni, risorse ed infrastrutture.

Al netto degli obiettivi di policy l’utilità e il plus valore della Zes unitaria rispetto alle otto precedenti strutture dovrà verificarsi attraverso i risultati conseguiti in termini di nascita di nuove imprese, dotazione di infrastrutture, densità imprenditoriale, specializzazione e consolidamento del sistema produttivo esistente e sostegno alla dinamica evolutiva delle realtà economiche, dalla crescita dimensionale, al radicamento nel mercato, dalla competitività alla capacità di innovare modelli e processi produttivi e di inserirsi nei segmenti più strategici e pregiati del mercato.

Un altro profilo fondamentale delle politiche di sviluppo del Meridione accentrate nella Zes unica consisterà nella capacità di promuovere, in coerenza con le specifiche caratteristiche territoriali, i settori strategici (green economy, intelligenza artificiale, biotecnologie) al centro delle dinamiche evolutive del mercato e delle politiche europee di coesione, in modo da convogliare verso il Mezzogiorno ingenti investimenti pubblici e privati.

La realizzazione di simili obiettivi consentirebbe di inquadrare le misure di sostegno al Meridione in una prospettiva più ampia ed estesa, incentrata sulla integrazione della zona economica speciale nell’ambito delle più generali politiche di dimensione nazionale e sovranazionale e della intensa dinamica evolutiva dei processi economici e produttivi.

L’esperienza pregressa insegna, tuttavia, che il limite principale delle politiche di sviluppo del Mezzogiorno non è consistito nella qualità astratta dei contenuti, quanto piuttosto nella loro attuazione. Di conseguenza, a valle della programmazione, l’efficienza della politica economica ed industriale dipenderà in misura consistente dalla efficienza della gestione delle agevolazioni e delle semplificazioni riconosciute alle aree Zes, e dei relativi (numerosi) procedimenti amministrativi che adesso riguarderanno tutto il Mezzogiorno.