CATANIA – Un fil rouge lega i supereroi Marvel agli esperti di fisica medica: il desiderio incessante di salvare vite umane. Nella mostra Aifm “Supereroi e Radiazioni, il ruolo della Fisica Medica nei fumetti Marvel” le grandi scoperte della fisica si intrecciano con i superpoteri dei personaggi dei fumetti, con “effetti speciali”.
La mostra, ospitata dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Catania, in via Santa Sofia 62, potrà essere visitata gratuitamente tutti i pomeriggi dall’8 al 12 aprile, fino ad esaurimento posti, dalle ore 15 alle ore 18:30. Per prenotare è possibile inviare un’e-mail all’indirizzo visiteguidate@lists.Ins.infn.it. Oggi, martedì, sarà dedicato ai bambini che potranno così conoscere le curiosità scientifiche, grazie alla guida esperta dei professionisti, e partecipare ai laboratori a loro dedicati.
“Quest’iniziativa itinerante, che sta girando diverse città italiane, è stata colta subito dai Laboratori Nazionali del Sud e dall’Istituto nazionale di fisica nucleare – ha spiegato al QdS Francesco Priolo, rettore dell’università di Catania -. Legare i supereroi della Marvel alla fisica medica, e in particolare all’utilizzo di tante scoperte fisiche per il bene di tutte e di tutti, per le analisi mediche, per la guarigione, significa quindi mostrare cosa sia la ricerca scientifica per l’umanità”.
Il rettore, nel corso dell’evento di presentazione, ha sottolineato come la ricerca abbiamo un impatto positivo di per sé, anche quando si pensa riguardi solo il campo teorico. “Albert Einstein, fisico teorico per eccellenza, quando pensò il concetto di fotone non immaginava di certo che, 50 anni dopo, le sue scoperte sarebbero state utilizzate per sviluppare i laser, oggi utilissimi in medicina”, ha detto.
Che il fumetto sia il tramite ideale per raccontare le scoperte scientifiche ne è convinto pure Antonio Mannino, direttore generale e artistico di Etna Comics. “Il fumetto è una forma di comunicazione tanto avanzata quanto sottovalutata in Italia. Basti pensare che in Francia vengano letti per dieci volte rispetto che nel Belpaese – ha fatto sapere -. La comunicazione per immagini è la prima forma di comunicazione dell’essere umano e questo spiega il grande successo dei social network come Instagram. Ed è per questo che Etna Comics oggi si propone anche come scuola”.
Carlo Cavedon, presidente dell’Associazione italiana di fisica medica e sanitaria ha raccontato ai presenti come fisica e medicina siano state da sempre correlate, stabilendo in maniera chiara il loro legame l’8 novembre 1895, data in cui Wilhelm Conrad Röntgen scoprì i raggi X. Da allora tanti premi Nobel per la fisica – e non solo – hanno contribuito alla nascita e allo sviluppo costante della radiologia, della risonanza magnetica, della medicina nucleare, della radioterapia e della radioprotezione.
Adesso invece è l’intelligenza artificiale ad aprire nuovi scenari. “Si tratta di sistemi in grado di cambiare in funzione dei dati che vengono analizzati. L’obiettivo della fisica medica, in questo caso, non è solo quello dello sviluppo degli algoritmi, che sono ormai appannaggio di 5/6 players multinazionali – ha spiegato -. Abbiamo però la responsabilità di garantire la qualità dei dati, la qualità degli algoritmi e il mantenimento delle prestazioni (…), facendo sempre attenzione alle eventuali distorsioni. L’intelligenza artificiale può aiutarci, per esempio, nel percorso terapeutico dei pazienti grazie al suo ruolo predittivo”.
L’Ia può aiutarci a ridurre il gap Nord-Sud in ambito sanitario? “È un fenomeno mondiale e non vedo differenze in tal senso tra Nord e Sud – ha aggiunto –. I colleghi che lavorano sul territorio nazionale sono tutti sullo stesso livello scientifico-culturale. Abbiamo ancora alcune difficoltà di omogeneizzazione del numero delle persone che lavorano nelle strutture sanitarie delle diverse regioni. A tal proposito, anche al Nord esistono differenze importanti tra le regioni”.
Non si può pensare allo sviluppo senza occuparsi di chi potrà garantirlo ancora domani, spendendosi in prima persona. Per questo il direttore dei Laboratori Nazionali del Sud-Istituto nazionale di Fisica Nucleare (Infn) di Catania, Santo Gammino, personalizza la comunicazione per i diversi i target, al fine di coinvolgere un pubblico sempre più vasto: “Bisogna sempre comunicare l’entusiasmo e far vedere che ciò che facciamo è bello. Dopo la parte ludica, però, serve concretamente far vedere la convenienza di ciò che si intende comunicare – ha spiegato al QdS -. Ai ragazzi, per esempio, bisogna parlare della prospettiva di un futuro migliore; a utenti come Confindustria, invece, occorre far vedere gli infiniti utili della ricerca (…). Un mio conoscente, a capo di una municipalizzata, nel giro di cinque anni ha più che raddoppiato il cosiddetto “Ebitda”, ovvero gli utili prima delle tasse, investendo sulla ricerca, perché la redditività dell’azienda è aumentata a dismisura. L’immagine e la comunicazione sono una parte del lavoro e il 10% della nostra energia deve andare a queste, altrimenti non riusciamo a cogliere lo spirito del tempo”.
Una lezione che Gammino ha appreso tra i banchi di scuola: “Il mio professore di matematica e fisica mi insegnò che “Ars quae non venditur, vilipenditur” e io ho cercato di far mia questa lezione, perché dobbiamo essere capaci di far capire che non stiamo giocando, mantenendo anche nel gioco l’entusiasmo e utilizzando le parole giuste che possano suscitare un’immagine precisa – ha raccontato ancora –. La grandezza di Fellini e di “Odissea nello spazio”, che ci ha fatto innamorare della scienza, sta nella capacità di usare singole parole che rimandano a un concetto che descrive un intero mondo”.
Le parole sono fondamentali pure per tutte le materie scientifiche, come la medicina, che per molto tempo sono state concepite in modo del slegato da quelle letterarie. Da qui la nascita della medicina narrativa, il nuovo approccio che arricchisce l’atto medico con i racconti del paziente e del personale sanitario, per acquisire, comprendere e integrare i diversi punti di vista che intervengono nella malattia. Si tratta della storia autentica di quest’ultima, perché descrive in maniera completa il malessere dell’individuo e consente tanto una personalizzazione della terapia, quanto un recupero del rapporto medico-paziente.
Enrico Menghi, curatore della mostra inizialmente nata nel 2017 con la collaborazione tra l’Aifm e il Museo del Fumetto di Milano, ha spiegato ai presenti che anche la fisica abbia visto – parallelamente alla medicina – la stessa trasformazione. Ma come poter “raccontare” tempestivamente la ricerca e far sì che esca dalla sua nicchia di riferimento? “La medicina narrativa è già strutturata in una sua associazione, che produce incontri, convegni, periodici – ha aggiunto –. Per diffondere i vantaggi della presenza dei fisici nelle strutture sanitarie pubbliche serve tempo ed equilibrio tra parte scientifica di ricerca e di comunicazione, di divulgazione”.