Inchiesta

Svolta della Regione sul dissesto idrogeologico: spesi 350 milioni di euro in due anni e mezzo

PALERMO – Dalla messa in sicurezza del lungomare di Gela a quella del Monte Gallo a Palermo, dallo sblocco di ben 10 milioni di euro (impantanati dal 2016) per realizzare una barriera contro le mareggiate nel litorale messinese fino all’apertura del cantiere per consolidare il costone roccioso che “minaccia” il quartiere Santa Maria, ad Agira, in provincia di Enna. Sono soltanto gli interventi avviati nelle ultime settimane. Ma non passa giorno senza che la Regione dia notizie di nuovi progetti, gare, aggiudicazioni e partenza di lavori per mettere in sicurezza una delle regioni con i più alti rischi naturali d’Italia.

Questo giornale non ha mai mancato, negli anni, di alzare la voce contro l’inerzia delle precedenti amministrazioni regionali, che hanno sprecato tempo e denaro sulla pelle dei cittadini. Sì perché gli interventi contro il dissesto idrogeologico sono fondamentali per ridurre i pericoli a danno di persone e abitazioni.

Ma ora, va detto, come tra l’altro promesso nel corso di un forum al QdS, il presidente Musumeci ha mantenuto l’impegno e la Regione siciliana ha cambiato totalmente passo. Si può fare sempre di più, ma i numeri non mentono: più di 120 contratti di appalto per quasi 80 milioni di euro tra dicembre del 2017 e giugno scorso contro i 22 per 5 milioni di euro del biennio precedente (gennaio 2016/novembre 2017).

È lo sforzo messo in campo dal commissario di Governo per il rischio idrogeologico – i dati sono stati forniti al QdS in un focus specifico dedicato alla Sicilia – con gli interventi di messa in sicurezza del territorio che hanno ricevuto una decisa accelerazione nel corso degli ultimi anni: una necessità a fronte di un territorio terribilmente esposto con quasi 60 mila abitanti nel mirino del rischio da frana e circa 30 mila edifici e 2.400 imprese nelle due classi di rischio più elevato.

L’accelerazione del Commissario fa da contraltare alla complessiva lentezza degli interventi nel lungo periodo: negli ultimi vent’anni completato meno di un intervento su due per una spesa complessiva pari a 362 milioni di euro (49% del totale).

I DATI DI SPESA DEL COMMISSARIO DI GOVERNO
Tra dicembre del 2017 e giugno del 2020, col presidente della Regione Nello Musumeci commissario di Governo e Maurizio Croce soggetto attuatore, sono stati erogati finanziamenti per 349 milioni di euro (solo 24 nel periodo compreso tra gennaio 2016 e novembre 2017). Nell’ultimo triennio considerato, inoltre, ci sono state 329 gare (23 nel biennio gennaio 2016/novembre 2017) e di queste 93 soltanto nell’ultimo semestre (gennaio/giugno 2020). Ben 150 sono state le aggiudicazioni – 88 tra dicembre 2017 e novembre 2017 e ben 62 solo nell’ultimo semestre – e 124 i contratti di appalto per circa 80 milioni di euro (appena 5 milioni nel periodo precedente).

I FONDI AFFIDATI AL COMMISSARIO
“Con l’entrata in vigore del decreto legge 12/09/2014 n. 133, convertito con modificazioni dalla legge 11/11/2014 n. 164, il cosiddetto ‘Sblocca Italia’, all’art. 7 comma 2, – si legge in una nota del Commissario – al Presidente della Regione in qualità di Commissario di Governo è stata affidata l’attuazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico con i compiti, le modalità, la contabilità speciale e i poteri di cui all’art. 10 del decreto-legge 20/06/2014 n. 91, convertito con modificazioni dalla legge 11/08/2014, n. 116”. Ad oggi risulta affidata al Commissario di Governo la somma cospicua di circa 826 milioni di euro tra Accordo di programma quadro (200 milioni di euro), delibera Cipe n.8 (12,7 mln), Patto per il Sud (532 mln), Fondo Progettazione (15,9 mln), IV Atto Integrativo APQ (44,3 mln) e Piano operativo Ambiente – I stralcio 2019 (Poa) (20,7 milioni di euro).

SUL LUNGO PERIODO UN INTERVENTO SU DUE COMPLETATO
Non ci sono solo i dati della Regione. A livello nazionale ci sono anche le informazioni attualmente disponibili nel Repertorio nazionale per la difesa del suolo, ospitati all’interno del portale dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambiente (Ispra). Si tratta di interventi finanziati dal ministero dell’Ambiente con i diversi Piani e programmi di azioni urgenti nelle aree a rischio idrogeologico di cui al D.L. 180/98, a partire dal 1998 fino ad oggi. Vanno aggiunti anche i programmi per le aree percorse da incendi, finanziati ai sensi della O.M. 3073/2000 nel 2001, e gli interventi di tutela ambientale e difesa del suolo finanziati, nel 2008, con i fondi connessi alla realizzazione del Ponte sullo stretto.

565 INTERVENTI IN SICILIA, COMPLETATI MENO DELLA METÀ
Sono 565 per 735 milioni di euro gli interventi inseriti nel portale del Repertorio nazionale degli interventi per la difesa del suolo. Per l’Isola si tratta del dato più elevato in termini di importo finanziato, pari all’11% del totale nazionale a fronte di un totale di 6,2 miliardi, e del secondo per numerosità degli interventi (la Toscana arriva a 633). Secondo l’aggiornamento al 2019, risultano 268 i lavori ultimati, cioè circa il 47% del totale. Ben 87 i progetti che non hanno dati disponibili, 56 con i lavori in esecuzione, 49 in corso di progettazione, 38 con la progettazione ultimata, 26 con lavori aggiudicati, 24 revocati o nulli, 13 in attesa di avvio e poi tutti gli altri, arenati tra proposte di modifiche e altre questioni.

Dei 735 milioni di euro messi a disposizione, ce ne sono 326 che riguardano i lavori ultimati, 103 quelli in esecuzione, e poi, a seguire tutti gli altri. Nel corso del 2019, secondo quanto riportato nel portale, ci sono 40 progetti, anche se solo per 5 di questi risulta la “progettazione ultimata”, mentre per tutti gli altri non si hanno notizie più precise. Settanta i milioni messi a disposizione, 11 riguardano quegli interventi con progettazione ultimata, 59 gli altri che non hanno ancora informazioni precise.

GLI INDICATORI DEL RISCHIO
I cantieri sono necessari alla Sicilia. Lo dicono i numeri del rischio pubblicati sulla nuova piattaforma opensource (idrogeo.isprambiente.it), realizzata dall’Ispra e presentata negli scorsi mesi, che permette di visionare lo storico dei fenomeni franosi in tutta Italia e anche gli indicatori di rischio. La pericolosità da frana – si legge sul portale – rappresenta la “probabilità di occorrenza di un fenomeno potenzialmente distruttivo, di una determinata intensità in un dato periodo e in una data area”.
In particolare, le aree a pericolosità da frane includono ovviamente le aree con le frane già verificatesi, le zone di “possibile evoluzione dei fenomeni e le zone potenzialmente suscettibili a nuovi fenomeni franosi”. La classificazione si distribuisce in 5 differenti classi che vanno dalla molto elevata (P4), proseguono per l’elevata P3, la media P2, la moderata P1 e si chiudono con le aree di attenzione AA.
Tra gli indicatori di rischio anche la pericolosità da alluvione ha un suo peso specifico, in questo senso le “area a pericolosità elevata sono ottenute ipotizzando un’alluvione che abbia tempi medi di occorrenza (tempo di ritorno) pari a 20-50 anni, quelle a pericolosità media sono associate ad alluvioni con tempi medi dell’ordine dei 100-200 anni e infine le aree a pericolosità bassa sono ottenute ipotizzando alluvioni con tempi medi di 300-500 anni (eventi rari o estremi)”.

L’ISOLA MINACCIATA
In questo quadro complessivo, la Sicilia vede il coinvolgimento di circa 55.987 abitanti, considerando tutti i livelli di pericolosità da frana, e di altri 6.211 per le alluvioni. Nelle due più pericolose aree di rischio da frana (molto elevata ed elevata) vivono circa 20 mila famiglie, si trovano 30 mila edifici, circa 2.400 imprese e circa 450 beni culturali. Nello scenario di ritorno più immediato per le alluvioni (20-50 anni) ci sono poco meno di 5 mila persone coinvolte, più di 3 mila edifici, circa 400 imprese e 8 beni culturali.

Non si tratta di numeri casuali, le frane registrate nell’Isola, secondo il database ministeriale, sono state 24.400, circa il 4% del totale nazionale, alle quali vanno aggiunti 32 eventi franosi, considerando, per quest’ultimo dato, il periodo di copertura compreso nel biennio 2018-2020. Le aree con frane superficiali diffuse sono 6.493.