Formazione

Tagli nella Formazione professionale, più di 2.500 fuori dall’Albo

PALERMO – Il rinnovo dell’albo degli operatori della formazione professione ha portato grandi novità nel settore. Gli enormi numeri registrati fino a pochi mesi fa si sono ampiamente ridotti: nel corso di una riunione tra l’assessore regionale all’Istruzione e alla Formazione professionale, Roberto Lagalla, e i rappresentanti delle organizzazioni sindacali della formazione professionale, Cisl Scuola Sicilia, Cgil Sicilia, Uil Scuola Sicilia, Ugl Sicilia, Sinalp Scuola e formazione e Snalv, sono stati resi noti i risultati delle procedure per la conferma delle iscrizioni all’Albo della formazione professionale che si sono concluse lo scorso 15 maggio.

Ad oggi si contano 5 mila conferme di iscrizione, delle quali 1.240 fanno riferimento agli operatori degli ex sportelli multifunzionali, e circa 3.700 relativi agli interventi formativi, mentre 2.563 utenti non hanno avviato la procedura, decadendo dal diritto ad essere inseriti nello stesso albo che, come è noto, tutela i lavoratori più anziani e ne favorisce l’occupazione presso gli enti di formazione.

La conferma dell’iscrizione è stata decisa nella legge di riforma del settore varata a dicembre scorso. Il procedimento è semplice: agli attuali iscritti, sebbene l’albo debba considerarsi ad esaurimento, si applicheranno, fino al 2030, le tutele già in vigore, garantendo quindi la priorità assunzionale per quanti regolarmente registrati e con data di assunzione antecedente il 31 dicembre 2008, data di blocco delle assunzioni stabilita dall’allora governo regionale del presidente Raffaele Lombardo.

Gli interessati hanno potuto quindi accedere al ‘Sistema Albo Registro Formatori’ attraverso l’indirizzo sarf.formasicilia.it, e lì si sono registrati inserendo i propri dati anagrafici, indirizzo di posta elettronica e codice fiscale, oltre ad informazioni relative alla propria condizione lavorativa al di fuori del settore e la eventuale presenza di carichi penali pendenti.

È stato infatti deciso che non possono mantenere l’iscrizione all’albo coloro i quali abbiano già un posto di lavoro a tempo pieno e indeterminato. Sarà stato questo requisito, o il periodo del lockdown che è venuto a coincidere con i tempi previsti per l’iscrizione, fatto sta che i numeri si sono fortemente ridimensionati rispetto al passato, quando l’albo contava quasi 8 mila operatori, in buona parte assunti presso i cosiddetti enti storici. A questi si aggiungono, in un elenco separato, oltre 4 mila aspiranti lavoratori, nuovi iscritti che possiedono i requisiti per poter accedere al settore.

Uno sfoltimento dei numeri abbastanza inaspettato, dopo le tante proposte fatte nel corso del tempo ma mai applicate: i prepensionamenti, l’offerta di incentivi per la fuoriuscita dal comparto, la riqualificazione del personale per essere inserito in altre realtà regionali, spostandolo dove ce ne fosse necessità, in base alle esigenze del territorio e del tessuto economico preminente, in modo da svincolare in parte gli enti e partire con un nuovo corso per la formazione professionale, che negli ultimi due decenni si è dimostrata fallimentare: dal 2004 al 2015 sono stati spesi 2,6 miliardi di euro per circa 18 mila ore finanziate di corsi di formazione, sulla base del “rendiconto” fatto dal dipartimento regionale della Formazione. Ed è sui risultati prodotti, che chiaramente si ripercuotono nella realtà di oggi, che si realizza davvero il danno. La presentazione di progetti sempre uguali, a causa del “giogo” del personale assunto a tempo indeterminato, ed il mancato controllo della Regione, hanno portato ad effetti disastrosi: nell’ultima annata di corsi (2015) prima dell’appena concluso avviso 2/2018, non si è formato un solo operatore dell’abbigliamento o dell’edilizia, così come nessun tecnico termoidraulico.