“I fondi europei previsti dal Memorandum per sostenere la Tunisia, che subisce una crescente pressione di migranti irregolari in transito per l’Italia e l’Europa, dovranno essere intensificati. Stiamo spingendo in questa direzione”. Lo ha detto il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani rispondendo al question time alla Camera sul Memorandum di intesa tra Ue e Tunisia, alla luce dell’incremento degli sbarchi e delle criticità relative al rispetto dei diritti umani nel Paese africano.
“Il memorandum di intesa tra Ue e Tunisia nasce dall’esigenza di sostenere il Paese africano che rischia un tracollo economico – ha spiegato Tajani – L’Italia ha svolto un ruolo significativo per la conclusione dell’accordo, anche in ragione della forte cooperazione bilaterale con Tunisi. E, grazie all’impulso del nostro governo, l’approccio è condiviso da tutti i partner europei”.
“Evitare il collasso della Tunisia – ha sottolineato il ministro degli Esteri – non significa dimenticare l’importanza dei diritti e delle libertà fondamentali, che rappresentano il patrimonio più prezioso della democrazia tunisina dell’ultimo decennio. L’Italia, insieme agli altri partner europei, continuerà a insistere con le autorità di Tunisi affinché queste conquiste siano preservate. L’Italia e l’Europa hanno interesse alla stabilità e prosperità del vicino sud di cui la Tunisia è un tassello fondamentale. Stabilità e prosperità sono fondamentali per una gestione dei migranti rispettosa della dignità umana”.
“Per questo – ha concluso – come Italia abbiamo voluto che il Memorandum riguardasse l’assistenza e la gestione dei flussi migratori, e che rilanciasse il partenariato con la Tunisia. Vogliamo assicurare un futuro al popolo tunisino. Il Memorandum consiste in un approccio a più dimensioni, combinando sviluppo economico e sociale lotta ai trafficanti e potenziamento dei canali di migrazione legale. L’Europa chiede sempre di più all’Europa di dotarsi di una politica migratoria, che assicuri soluzioni concrete e bilanci di responsabilità e di solidarietà. I paesi di primo approdo non possono più essere lasciati soli”.