“La Giustizia è veramente tale quando riesce ad essere al servizio dei cittadini. La Giustizia non deve essere esercizio di potere ma esercizio di funzioni. Dobbiamo essere un presidio, dobbiamo avere la capacità di tutelare cittadini e imprese rispetto ad una Pubblica amministrazione che ha bisogno di essere profondamente modificata. È lì che dobbiamo agire per creare un sistema efficiente, che stia al passo con l’Europa”. Un concetto chiaro quello espresso dal presidente del Tribunale amministrativo di Catania – Pancrazio Maria Savasta – in occasione dell’odierna cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario del Tar etneo. Alla presenza delle istituzioni civili, militari e religiose Savasta ha illustrato i risultati raggiunti nel 2022 e obiettivi e prospettive per il 2023. I dati di partenza sono incoraggianti e di assoluto rilievo, perché proiettano il Tar di Catania tra i più virtuosi tribunali amministrativi su scala nazionale.
Tra i principali obiettivi raggiunti, nel precedente anno giudiziario, quello legato allo smaltimento dell’arretrato. Un percorso virtuoso iniziato proprio con l’insediamento di Savasta, quattro anni or sono, quando i ricorsi pendenti ammontavano a circa 29mila unità, mentre al 31 dicembre 2022 ne restano soltanto 3277 ante 2019 e 5722 in totale. Un risultato soddisfacente, visto che supera anche quanto previsto dal cronoprogramma del Pnrr che – per il Tar di Catania – aveva previsto 11.352 pendenze al 30 giugno 2024. Un target ampiamente raggiunto e superato di oltre il 71%. Un importante decremento si è registrato anche per ciò che concerne i tempi medi definizione dei ricorsi, che tra il 2021 ed il 2022, sono passati da 942 ad 822 giorni. A testimoniare il valore del lavoro svolto dal Tar catanese anche le tempistiche per le pronunce in materia di appalti, che hanno richiesto in media 120 giorni. A questi dati, poi, si aggiunge quello inerente al rapporto tra nuovi ricorsi depositati (1977) e sentenze pubblicate (2581). Fin qui le note liete, però sussistono criticità che sono legate soprattutto alle carenze d’organico. Sebbene il Tar di Catania dovrebbe poter contare su 23 magistrati, ad oggi può “disporre” solo di 14 professionisti, che diventeranno a breve 13. A tal proposito è stato particolarmente prezioso l’apporto fornito dal nuovo ufficio per il processo, che si è avvalso del contributo di funzionari assunti a tempo determinato nell’ambito del Pnrr. “Giovani preparati e motivati – ha affermato Savasta – per cui mi auguro possa esserci una stabilizzazione”. Altro elemento preoccupante, come spiegato dal presidente nella sua relazione – il notevole decremento nel numero di ricorsi presentati, soprattutto quelli afferenti agli appalti. Un elemento che sembra essere indizio della crisi economica che attanaglia in particolare la Sicilia e che va dunque approfondito. Tra le prospettive per l’anno appena inaugurato quella di raggiungere una maggiore produttività e quindi di “smaltire l’ulteriore arretrato entro e non oltre il 2024″. Una novità significativa, a partire dal mese di giugno, sarà l’istituzione della quinta sezione, cosa che permetterà di raggiungere con largo anticipo gli obiettivi previsti dal Pnrr. Basi solide da cui partire e prospettive rassicuranti quelle descritte da Savasta che, interpellato dal QdS sulla possibilità di una riforma della giustizia amministrativa, recentemente ipotizzata anche dal ministro Nordio, osserva: “Aspettiamo di capire quali saranno le proposte concrete, ma la giustizia amministrativa – così com’è strutturata – è estremamente funzionale ed efficiente. Qualunque riforma non può e non deve modificare la possibilità di efficienza. Si parla di equiparare le sezioni distaccate a quelle principali, ma di fatto è già così. Il tutto va visto in un disegno ordinamentale più complesso, tuttavia non credo siano queste le cose che modificano l’approccio dei Tar con il contenzioso. La giustizia amministrativa è al passo con gli standard europei, rappresenta un fiore all’occhiello per il sistema giurisdizionale italiano. Le riforme, se devono essere fatte, non devono far fare passi indietro”.
Vittorio Sangiorgi