PALERMO – Il costo medio della Tari (tassa sui rifiuti) nelle nove province siciliane sfiora i 400 euro (precisamente 396 euro, quasi cento euro in più rispetto alla media nazionale di 302 euro). Secondo le elaborazioni condotte dal servizio politiche territoriali della Uil (Unione italiana del lavoro), tra le prime dieci città con i costi più alti ben quattro sono siciliane: Trapani, che con 550 euro, detiene il primato assoluto a livello nazionale nonostante il decremento del 16,8% osservato nell’ultimo anno, segue Agrigento al terzo posto (470 euro), Messina ottava (438 euro) e Ragusa decima (431 euro).
I costi analizzati dalla Uil si riferiscono alla tassa calcolata per una famiglia con una casa di 80 metri quadrati, con quattro componenti ed un reddito Isee di 25 mila euro, comprensiva del tributo provinciale ambientale. Sono tutte meridionali le altre province che svettano tra i primi dieci posti, ad eccezione di Asti (434 euro): infatti, troviamo Benevento (492 euro), Reggio Calabria e Salerno ( entrambe con 461 euro), Cagliari (447 euro) e Napoli (442 euro).
Si paga decisamente meno a Potenza (133 euro medi a famiglia), Novara (164 euro), Belluno (170 euro), Macerata (179 euro), Pordenone (180 euro), Vercelli (183 euro), Brescia (184 euro), Trento ed Ascoli Piceno (186 euro) e Verona (189 euro).
Per quanto riguarda le città metropolitane, come già evidenziato, si paga di più a Reggio Calabria, Cagliari, Napoli, Messina e Catania (403 euro), provincia quest’ultima che subisce il secondo incremento più sostenuto in Italia nell’ultimo anno (+17,9%). Si paga un po’ meno a Bologna (229 euro medi), Firenze (235 euro) e Palermo (281 euro). In generale, in Sicilia l’importo più contenuto si sborsa ad Enna (276 euro).
Prendendo in considerazione le variazioni intercorse negli ultimi cinque anni, a Trapani si riscontra il secondo incremento maggiormente sostenuto su scala nazionale (+30,9%): infatti, si passa dai 420 euro del 2015 ai 550 euro dell’anno in corso (addirittura nel 2018 si pagavano 660 euro). Anche la provincia di Catania in cinque anni mette a punto un vistoso balzo in avanti (+17,9%): dai 342 euro del 2015 ai 403 euro del 2019; tra l’altro, in questo caso occorre specificare che tra il 2015 e il 2018 la tassazione si è mantenuta costante ed è cresciuta solo durante l’ultimo anno.
Sempre nello stesso periodo, l’ammontare della Tari diminuisce a Potenza (-45,2%), Oristano (-17,5%), Grosseto (-14,9%) e Nuoro (-14,8%). Tra le dieci province con il decremento più sostenuto, ne troviamo anche una siciliana: infatti, ad Enna si passa dai 316 euro del 2015 ai 276 euro del 2019 (-12,5%).
“Rimane il dato – afferma Ivana Veronese, segretaria Confederale Uil – del costo molto alto di questa tassa, così come il tema dell’efficienza del servizio. Infatti, le tariffe della Tari devono assicurare effettivamente la copertura integrale dei costi sia di investimento sia di gestione del servizio e, più è alto il costo del servizio, troppo spesso a causa di inefficienze, tanto più saranno alte le tariffe. Inoltre, occorre anche intervenire sulla norma, risolvendo una volta per tutte il nodo dei crediti insoluti che pesano sul costo del servizio complessivo”.