Editoriale

Tari schizzata alle stelle, Musumeci responsabile

La situazione dei rifiuti ( Rsu) in Sicilia è diventata scandalosa, ma così tanto scandalosa che oltre non può andare. Infatti i 391 Comuni non sanno dove portare 2,2 milioni di tonnellate prodotte dai 4,9 milioni di siciliani.
Per cui, soprattutto le Amministrazioni dei Comuni capoluogo, hanno cominciato a riempire le navi che sono andate in Olanda, Germania, Turchia e in altri luoghi ove li accolgono facendosi anche pagare, nonostante essi vengano utilizzati come materia prima, per produrre biocarburanti, energia e sottoasfalto.

Insomma, i siciliani stanno facendo la figura degli imbecilli perché arricchiscono gli altri impoverendo se stessi: sembra quasi una situazione kafkiana. E senza soluzioni a breve per la mancata previdenza di chi ha governato la Sicilia nell’ultimo ventennio, soprattutto negli ultimi anni. Abbiamo più volte fatto i nomi e i cognomi dei responsabili, l’ultimo dei quali è Nello Musumeci, presidente della Regione dal 2017 al 2022.


Quando egli venne al rituale Forum con questo giornale, pubblicato il 12 marzo 2018, tra gli impegni che riferì di avere assunto tassativamente vi era la costruzione urgente di due termovalorizzatori, oggi – con le nuove tecnologie quasi senza scarichi – denominati termocombustori. Se avesse pubblicato i bandi di livello europeo, oltre che nazionale, avrebbe potuto aggiudicarli in pochi mesi. Sarebbero stati costruiti in due-tre anni, il che significa che noi avremmo avuto tali impianti perfettamente funzionanti, diciamo dal 2021. Non avere provveduto all’iter prima indicato è una grave responsabilità che sta provocando salassi a non finire alle casse dei Comuni, con un’ulteriore gravissima conseguenza.
Di che si tratta? I rifiuti, consegnati prima in discarica e poi – se ci fossero stati – nei termocombustori, graverebbero di un costo intorno a 130-140 euro per tonnellata. Invece il turismo dei rifiuti costa ai Comuni intorno a 400 euro.

Ora, la Tari è proporzionata alla cifra normale, non a quest’altra, con la conseguenza che, a bocce ferme, essa dovrà essere triplicata senza alcuna alternativa immediata, realizzabile in poco tempo.
La responsabilità dell’ex presidente della Regione è palese nella materia, ma vi sono altre carenze più volte da noi citate, come per esempio non aver inviato la mappa della Protezione civile della Sicilia all’allora ministro in carica, Sergio Costa. Oggi, in quel ruolo di ministro, si lamenta proprio di non aver ricevuto dalle Regioni, Sicilia compresa, tali mappe.

La democrazia, com’è a tutti noto, è il Governo del Popolo, il quale però deve essere in grado di sanzionare i suoi delegati, magari non rieleggendoli più. Ma questo non accade quasi mai, con la conseguenza che per costoro non vige la regola che vale per tutti e cioè “chi sbaglia paga”.
Tutti quelli che occupano ruoli istituzionali sono, di fatto, irresponsabili, non già per le loro opinioni, ma per ciò che fanno e per ciò che non fanno. Ciò è conseguenza della incapacità del Popolo di sanzionare chi fa male o di premiare chi fa bene. I politici approfittano di questa incapacità per continuare a far male il loro dovere.

Renato Schifani, che conosco da quarant’anni, sta facendo l’impossibile per pubblicare a breve il bando dei due termocombustori, avendo già individuato le aree di Palermo e di Catania. Purtroppo la burocrazia regionale non tiene conto dei bisogni dei siciliani e spesso, per inedia o incapacità, rema contro.

Anche nel caso dei termocombustori, il presidente Schifani, nel Forum con questo giornale pubblicato il 22 luglio 2023, ha confermato che pubblicherà i bandi a breve. Siamo convinti che, questa volta, l’impegno preso con i siciliani verrà mantenuto perché il precedente presidente della Regione e l’attuale sono persone profondamente diverse.

Intendiamoci, nessuno me ne voglia per quello che scrivo, in quanto non c’è nulla di personale, mentre manteniamo intatto il rispetto umano. Ma nessuno ci può impedire – anche se qualcuno in questi quarantacinque anni lo ha fatto senza avere successo – di dire le cose come stanno, a prova di smentita, in puntuale osservanza del Testo unico dei Doveri del giornalista, per la verità poco osservato da molti di essi.