Editoriale

Carlos Tavares, mr. 36 milioni nicchia su Termoli

Gli organi statutari di Stellantis, il gruppo che ha incorporato Peugeot-Citroen, da un canto, e Fiat, dall’altro, hanno preso atto dei risultati del primo semestre e, evidentemente soddisfatti, hanno gratificato il suo amministratore delegato (Ceo), Carlos Tavares, di un compenso per l’anno corrente di ben trentasei milioni di euro!

Sembrano tanti perché superiori di migliaia e migliaia di volte agli stipendi medi dei propri dipendenti. Ma questo rapporto è di tipo equitativo in quanto sappiamo benissimo ormai che i vertici dei grandi gruppi sono remunerati con somme rilevanti, che in qualche caso sembrano anche sproporzionate.
L’esame della questione odierna non riguarda tanto questa apparente sproporzione, bensì la politica industriale di Tavares nei confronti del nostro Paese, ove sono presenti e radicati molti stabilimenti per la produzione di veicoli, anche commerciali.

Vi è in ballo in questo quadro lo stabilimento di Termoli, che dovrebbe essere fortemente potenziato. In questa direzione, il ministro del Mimit (Ministero delle Imprese e del made in Italy), Adolfo Urso, ha posto dei paletti agli interventi del Governo. Vuole sapere, Urso, quale sia l’intenzione di Stellantis non solo riguardo a Termoli, ma anche a tutti gli altri stabilimenti italiani; se cioè vi sia in programma di potenziare la produzione fino a portarla a quella soglia sospirata di un milione di veicoli per anno.
In atto pare che la produzione si aggiri intorno a settecentocinquantamila veicoli, per cui la nuova soglia comporta l’incremento di un terzo di quel numero.

Il braccio di ferro fra Tavares e Urso è in atto e dobbiamo augurarci che si concluda con un armistizio a favore dell’Italia, dal quale le due parti potrebbero essere entrambe soddisfatte perché, da un canto, il famoso milione di veicoli prodotti si dovrebbe raggiungere, almeno nel prossimo anno, e dall’altro, il gruppo Stellantis riceverebbe i sostegni di cui ha bisogno.

Come sempre le guerre non servono a nessuno dei contendenti e neanche all’ambiente che li circonda.
Il ministro Urso ha anche prospettato un’altra questione riguardante il settore delle auto e, cioè, che da ora in poi il Governo non ha più l’intenzione di dare incentivi per la vendita di veicoli a pioggia, bensì di limitare l’intervento solo per i veicoli prodotti in Italia, in modo da potenziare fortemente le fabbriche oltre che le reti di vendita.

Com’è noto, il valore aggiunto è molto più alto nella produzione che non nella distribuzione, con riflessi anche positivi per l’occupazione, basata fortemente sulla digitalizzazione.
Si comprendono le resistenze degli importatori, ma come sempre deve prevalere l’interesse nazionale su quello di parte, per cui non vi è dubbio che l’iniziativa del Ministro vada supportata dall’opinione pubblica e dall’informazione, che non sempre è obiettiva perché foraggiata da chi ha interessi egoistici, in forte contrasto con gli interessi generali.

Il Mimit è ben guidato da Urso, che si trova ben cinquantuno controversie aperte per le quali si cercano soluzioni di varia natura. Da gruppi esteri che vogliono dismettere le fabbriche italiane ad altri che vogliono ridurre fortemente la produzione, ad altri ancora che chiedono interventi finanziari non dovuti e così via elencando.

Le richieste delle parti sono tutte ammissibili, ma ognuna di esse dovrebbe fare l’esame di coscienza per sapere se la controparte è in condizione di evaderle in tutto o in parte. Non sempre questo esame viene fatto, con la conseguenza che spesso si va allo scontro, non foriero di soluzioni ragionevoli.
“Passata è la tempesta, odo augelli far festa” sosteneva Leopardi, il che significa che, quando vi sono controversie, le parti dovrebbero pensare di chiuderle al più presto e non di acuirne i motivi di contrasto. Ma questa ragionevolezza non è diffusa, per cui siamo costretti a riportare il bisticcio che c’è fra Tavares e Urso, con l’augurio che si risolva al più presto nell’interesse degli/delle italiani/e e di Stellantis.