Editoriale

La tecnologia avanza, la cultura arretra

L’intelligenza artificiale (Ia) viene esaltata a ogni piè sospinto come un futuro ormai acquisito, secondo il quale essa potrebbe sostituire l’intelligenza umana. L’abbiamo scritto più volte: questo fatto non si può verificare perché è sempre la capacità di elaborazione del cervello umano che genera software e mai il contrario.

Tuttavia, non si può negare la prodigiosa evoluzione delle tecnologie in tutti i campi, che hanno una crescita progressiva e non più proporzionale, con la conseguenza che i traguardi sono sempre più vicini e anche le conseguenti scoperte.

Una delle innovazioni che intendiamo sottoporvi, di portata oggi incommensurabile, riguarda la capacità della nuova tecnologia di costruire batterie nucleari per qualunque uso, dallo smartphone ai pacemaker, alle auto, alle navi e così via. Si tratta di una tecnologia cinese conseguente a una continua ricerca, che in quel Paese è messa al primo posto per lo sviluppo.

Costruire batterie nucleari significa avere fonti di energia per cinquant’anni, ma, d’altro canto, fa sorgere il problema dell’estrazione dei materiali necessari, del loro smaltimento e del loro conseguente inquinamento da evitare.

Un’altra tecnologia relativa alle batterie pare approdi alla possibilità del loro riciclaggio, consentendo così il completamento dell’economia circolare, che oggi è carente in quasi tutti i processi industriali.
Ovviamente, la cosiddetta fusione nucleare, che è il nuovo traguardo rispetto alla fissione nucleare, dovrebbe agevolare questo processo di riciclaggio, producendo un’energia semi-pulita e costante attraverso il raggiungimento della cosiddetta massa critica, cioè una quantità di nuclei fissili necessaria a produrre una reazione a catena.

I processi tecnologici che derivano dalla ricerca crescono in maniera esponenziale, mentre la ricerca non cresce in altrettanta misura perché i Paesi a economia avanzata non investono in maniera adeguata. L’Italia, per esempio, è ancora lontana dall’investire il due per cento del Pil in ricerca, che sarebbe una misura obiettiva.
Per contro, la Cina dittatoriale investe cospicue risorse nella ricerca e si vede da tutti gli avanzamenti tecnologici dei processi produttivi e non, che fanno crescere quel Pil vicino al sette per cento annuo, contro l’un per cento dell’Europa.

Come mai la Cina ha questo enorme sviluppo e l’Europa no? La ragione è molto semplice: in Cina vi è la dittatura del Partito Comunista; in Europa vi è una democrazia debole e fragile, nella quale è consentito tutto e il contrario di tutto, nella quale non emergono i migliori, ma i peggiori, nella quale l’ignoranza dilaga ad oltranza e nella quale i/le cittadini/e, in nome della suprema libertà, chiedono diritti, omettendo quasi del tutto i doveri.

Con quanto scriviamo non vogliamo esaltare una dittatura al posto della democrazia; tuttavia, non possiamo fare a meno di tratteggiare gli elementi caratterizzanti dell’una e dell’altra. Se la seconda diventasse decisa, egualitaria, partecipativa ed efficace, sarebbe la soluzione a molti dei problemi che affliggono l’Europa.

Sapranno le democrazie occidentali e segnatamente quelle europee rivitalizzarsi per diventare efficaci? Non lo sappiamo, ma non ci sembra che siano su questa strada perché le mollezze, gli svaghi e il tempo libero al posto del lavoro, della professionalità e dell’impegno non conducono a un miglioramento del modo di agire.

Da un canto, la tecnologia avanza, dall’altro canto, la cultura regredisce e cede il passo all’ignoranza.
L’abbiamo scritto più volte: fonte di questo dilagare della stessa sono proprio quegli smartphone che hanno portato l’informazione in ogni parte del mondo, ma che hanno anche fatto crescere a dismisura l’ignoranza, unitamente alla superbia e alla supponenza di chi ha l’impressione di conoscere tutto, ma che in realtà non sa niente.

È vero che esiste la battutina “quando non sai una cosa, prendila in Google”, ma è anche vero che la risposta che dà quell’attrezzo è del tutto insignificante per capire le questioni di vasta portata, per decifrare le quali occorrono cultura e sapienza, conseguenti a letture infinite, delle quali non bisogna mai stancarsi.
Avanzamento della tecnologia e arretramento delle conoscenze, un contrasto che va combattuto per adeguare queste ultime alla prima.