Consumo

Telefonia, Agcm: “Contratti a 12 mesi”

ROMA – Cambiamento in arrivo nei contratti di telefonia. L’Antitrust (Agcm) ha proposto il passaggio della durata del contratto da 24 a 12 mesi, un vincolo molto più ridotto che va incontro alle esigenze dei consumatori e aumenta la concorrenza, ma secondo l’Unione nazionale consumatori non basta.

“Se condividiamo in toto la riduzione della durata dei contratti di telefonia, le spese di recesso per abbandonare la compagnia telefonica vanno azzerate, senza se e senza ma! Le spese, già nella versione del decreto legge del 2007 dovevano essere giustificate da costi. Peccato che siano una stangata!” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, commentando la proposta dell’Antitrust.

L’Autorità ha inviato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri la segnalazione contenente le proposte per la legge annuale sulla concorrenza, proponendo, tra le innumerevoli cose, per “impedire agli operatori di imporre corrispettivi rilevanti in caso di recesso anticipato dei consumatori”, la riduzione per l’appunto da 24 a 12 mesi dei contratti di telefonia e che, nel caso di risoluzione anticipata, i costi per il consumatore “siano equi e proporzionati al valore del contratto, escludendo comunque gli sconti promozionali”.

Il documento dell’Agcm mette in rilievo come la concorrenza può offrire un contributo prezioso per la ripresa. L’ampio divario che caratterizza la dinamica della produttività del sistema economico italiano rispetto al resto dell’Unione Europea si spiega, dice l’Agcm, non solo sulla base del basso livello di investimenti e innovazione o delle carenze che caratterizzano il quadro istituzionale e amministrativo, ma anche per il deficit di concorrenza che si registra in diversi settori.

Nell’ambito della telefonia mobile, l’Autorità ribadisce l’esigenza di: adottare un quadro di regole certe e di lungo periodo nella gestione delle risorse frequenziali scarse; verificare la validità dei limiti emissivi previsti; adottare una disciplina che consenta e assicuri l’effettività dell’azione delle Arpa per la risoluzione delle situazioni di inquinamento elettromagnetico dovuto al contributo di impianti esistenti e di impianti di nuova costruzione.

Ancora, per stimolare la domanda di connessioni a banda ultra-larga, l’Autorità segnala l’esigenza di limitare il ricorso, da parte degli operatori, a soluzioni tariffarie che determinano meccanismi di lock-in contrattuale e ostacolano la mobilità tra fornitori, tecnologie e reti differenti. Per le imprese, è evidente l’esigenza di adottare politiche di stimolo alla domanda – ad esempio, attraverso l’erogazione dei voucher – che premino effettivamente gli investimenti in reti “a prova di futuro” con tecnologia gigabit. È, infatti, del tutto evidente come le reti digitali costituiscano l’infrastruttura portante dell’economia contemporanea e il loro sviluppo sia una priorità nel pacchetto di stimolo all’economia del Next Generation Eu.

L’Autorità, nelle sue considerazioni, mette in evidenza l’esigenza di una politica pubblica orientata alla realizzazione di una concorrenza infrastrutturale più estesa possibile e la necessità di rimuovere le barriere amministrative e le inefficienze burocratiche che, soprattutto a livello locale, ostacolano la posa delle nuove reti in fibra, anche attraverso l’adozione di poteri sostitutivi secondo il principio di sussidiarietà. In questa ottica, proposte specifiche riguardano il tempestivo recepimento della direttiva Ue 2018/1972 che istituisce il Codice Europeo delle Comunicazioni Elettroniche (Cece).