Il tema immigrazione ritorna in auge sui principali quotidiani e, soprattutto, nell’agenda politica del nostro Paese e dell’Europa intera. Pochi giorni fa, infatti, il premier Meloni ha ribadito con fermezza la strategia riguardante l’arresto del traffico illegale di esseri umani, chiamando ancora una volta a un maggior coinvolgimento dell’Europa.
Le parole di Giorgia Meloni riecheggiano tra le colonne dei quotidiani e delle emittenti televisive, ponendo nuovamente al centro del dibattito internazionale l’emergenza migranti.
La Sicilia è tra le prime Regioni a essere presa in considerazione quando si tratta del tema immigrazione, posto sotto la lente d’ingrandimento assieme a quello dei soccorsi e del sistema d’accoglienza, dai più descritto come “al collasso” (soprattutto in alcuni territori, come Lampedusa.
Tra i Comuni siciliani che spiccano in questa tragica situazione vi è sicuramente Pozzallo, in provincia di Ragusa. Un luogo spesso teatro di continui sbarchi, accompagnati dai relativi problemi logistici e di un’opinione pubblica spesso non favorevole alla politica “porti aperti”.
Il sindaco della cittadina marinara, Roberto Ammatuna, qualche giorno fa ha rilasciato una dichiarazione alquanto forte e simbolica, in relazione allo sbarco avvenuto tra la notte dell’1 e del 2 dicembre, nella
quale in sostanza esplica come negli ultimi mesi il numero di sbarchi sia aumentato e, con essi, le problematiche collegate.
Basti pensare che l’Hotspot di Pozzallo, fiore all’occhiello tra le strutture operanti la stessa funzione, è stato più volte visitato e lodato dai Ministri degli Esteri che si sono succeduti negli anni, come Minniti e Salvini. Questi hanno sempre dato merito all’organizzazione e a chi, giorno e notte, tenta di salvare le vite di chi arriva sulle nostre coste, pur illegalmente. Certamente, con visioni e opinioni contrapposte i due precedenti ministri hanno varato nuove disposizioni, le quali però non sono servite ad attenuare tale fenomeno.
Inoltre, la città ha vissuto vari momenti e fasi dell’emergenza, basti ricordare come nel 2018 sia stata insignita del titolo di “Regina” per numero di sbarchi, ben 3.818. Nel tempo, la tendenza si è diversificata e i periodi di maggior afflusso modificati.
Pozzallo città solidale verso i meno fortunati, sfidante la politica vigente in tema immigrazione e arrivata agli onor di cronaca per le attività svolte a favore dei migranti. Smistati, accolti, curati e aiutati all’interno dell’Hotspot. Ma… cosa ne pensano i cittadini?
Il tema immigrazione certamente divide l’opinione di chi, anno dopo anno, vive queste esperienze in prima persona. Da una parte, le forze dell’ordine, i volontari e il sindaco Ammatuna, dall’altra i comuni cittadini, esercenti, lavoratori e amministratori della vita mondana. Pozzallo è un paese di mare, vive di mare e, dunque, l’estate è il periodo clou per il turismo, una delle poche fonti redditizie per le casse dei privati e del Comune stesso.
Il fenomeno dell’immigrazione per molti, minerebbe l’economia creando paura e timori nei confronti del turista, il quale – “scosso” dall’andirivieni al porto – si sposterebbe verso altri lidi, considerati più sicuri e lontani da questa realtà controversa. Non solo, secondo molti, gli sbarchi rovinerebbero l’immagine del Comune, una sorta di “cattiva pubblicità”. Non mancano poi i problemi riguardo la sicurezza dei cittadini stessi, i quali fino a pochi anni fa, avvertivano disagio per via della struttura ospitante sita a pochi km dal centro abitato.
Ma, se da una parte vi è chi prova a screditare la parte “accogliente” insistendo su tali argomenti, dall’altra vi è chi invece si batte per dare aiuto indistinto nei confronti di chi, disperatamente, ha volto lo sguardo verso le nostre coste con la speranza (solo questa) di ritornare a vivere davvero, per fuggire dal proprio Paese, non più appartenente e legato alla loro idea di Casa. Questa fetta di popolazione di Pozzallo si sente in dovere di dare aiuto, di permettere una maggiore inclusione e di ridare una speranza a coloro i quali, nel tempo, l’hanno persa. Associazioni, movimenti ed eventi per chi si è ritrovato in questa condizione.
Si tratta nella stragrande maggioranza dei casi di gambiani, eritrei, pakistani, egiziani e siriani o, per meglio dire, di persone. Per alcuni pericolosi, per altri bisognosi di cure, attenzioni e strumenti utili e adatti per ricominciare una nuova vita.
Jonah Burrofato
Immagine di repertorio