Mentre le strade italiche vengono percorse, nonostante il maltempo inconsueto di Maggio, da ratti, maiali e cinghiali, non si sa bene se spinti dalla fame o per dimostrare il loro diritto di andare ove meglio si stia, le piazze sono invece state pacificamente invase da giovani studenti – forse delle scuole dell’obbligo alla università – che protestano per il caro alloggi nelle città ove studiano che obbliga loro, ogni santa mattina, prendere un mezzo, treno, bus o altro, per potersi recare nei luoghi di studio e lo stesso per tornar a casa a lezioni terminate.
La protesta è in linea di principio plausibile. Di fatto, opinabile. Senza citare Harisi che fa risalire l’Homo sapiens (e che dunque in sensu latu studia: comunque) a 40.000 anni fa (sic!) e volgendoci solo indietro di un secolo, quanti abbiano frequentato scuole di ogni tipo e maniera si sono sacrificati “all’andare e venire”, a piedi, anche quando poi erano “professori”, da un centro ad un altro per avere l’orgoglio di apprendere, sapere, potere trovare poi un lavoro e così via di seguito.
Le aule erano fredde e lercie, gli insegnanti chiedevano scusa se non toglievano cappotto cappello e guanti ed autorizzavano i discenti a far lo stesso, non v’era che la “ricreazione” a dare allegria, e la vita della società – parlo della nostra – è andata avanti tra guerre e regimi autocratici dando all’umanità ed a tutti la gioia intellettuale di sapere. Mai nessuna protesta.
OK: tempora mutant et nos mutamus in illis. E dunque la protesta oggi, lo ripeto, appare plausibile. Non tale lo show delle tende, tolte poi ogni fine settimana (che notoriamente è sacro!) e lo stanziamento di 650 milioni dal Governo: non si capisce bene per cosa.
Che, unica e logica, sarebbe dare ad ogni studente costretto a quanto sopra e ricevere un buono da utilizzare per l’affitto e la residenza fuori casa, magari intestato a chi affitta, comprendendo il quantum per il pranzo: iniziativa che farebbe piacere a manca, dritta, centro ed anche altrove.
In fondo i “college” americani, ma anche altrove, ospitano studenti e professori, che, vedi caso, si lamentano di non essere liberi di andare dove vogliano: a dimostrazione che mai nessuno è contento! Ma non mi si parli come i politici hanno fatto di “diritto allo studio” che francamente e come parlar di cavoli a merenda.
Lo Stato deve assicurare ad ogni giovane in età scolare di frequentare luoghi di studio completi dei bisogni per l’apprendimento: aule, insegnanti degni di questo nome, sussidi scolastici e tecnici senza che alcuno paghi niente e questo dalla prima elementare fino ad una laurea universitaria.
Con classi sociali in sofferenza ad avere lo stesso diritto di quelle che possono mantenere i figli nel loro cammino educativo, formativo, culturale.
Finanziare il sapere prima di stadi, luoghi di movida ed altre cose del genere; lasciando le tende agli escursionisti in montagna, le tendine alle suore di clausura, i tendoni agli ospedali da campo.
Serietà nel chiedere e nel provvedere è il minimo.