Prendi una donna, trattala male. Così cantava Ferradini nella sua canzone. Così il Teorema della Giustizia Militante trattava l’Italia, come donna di bordello, puttana che si piegava al Papello della Mafia.
Il Teorema ieri si è dissolto come neve al sole del processo.
Le Istituzioni italiane, la Presidenza della Repubblica, il CSM, l’Arma dei Carabinieri, che erano state mascariate dal Sacro Ordine dei Templari Procuratori, hanno avuto restituito l’onore.
C’erano stati tutti gli avvisi di una debacle già nella sentenza definitiva su Mannino, che aveva scelto, non avendo alcuna remora, il rito abbreviato.
In quel caso la sentenza era stata ancora più tranchant. Avete preso lucciole per lanterne.
Il massimo studioso di Diritto Penale in Italia, il Prof. Giovanni Fiandaca, oggi come allora, aveva definito l’impianto accusatorio una “boiata pazzesca”.
Un’operazione fantozziana in punta di diritto.
Il Sacro Ordine dei PM, difensori del Santo Sepolcro della Giustizia Giusta, vedono crollare il loro processo di revisione della Storia, la Norimberga italiana.
Di pazzesco in questa storia, che ha messo sul banco degli imputati una persona del calibro di Mori, c’è tanta roba.
Ma la cosa che più fa cadere le braccia, a chiunque conosca Palermo, è che la pietra angolare del processo, su cui tutto si fondava, era Massimo Ciancimino.
Chiunque lo abbia conosciuto può solo prendere per degli sprovveduti, se non altro, gli inquirenti che gli hanno dato credito. Lo stesso teste che viene condannato per calunnia quando dice le stesse cose su Mori per De Gennaro.
Per loro mentiva su uno e diceva verità storiche sull’altro.
Personalmente Ciancimino li ha fatti fessi. La cosa più mirabolante del Papello dei mafiosi, ritenuto documento del valore della Stele di Rosetta, era la richiesta delle riduzione delle accise sul carburante.
Quando mai i mafiosi si sono interessati del benessere economico dei siciliani? Anche uno studente del primo anno avrebbe avuto dubbi sulla veridicità del Papello.
Dopo il caso Saguto, Palamara, Amara, dopo la magra fine, politica e personale, di Ingroia, oggi questa demolizione di una visione di giustizia politica militante.
La politica e le altre Istituzioni hanno il profondo dovere di prendere in mano il devastante problema della Giustizia italiana, prima che sprofondando porti con sé l’Italia nel baratro.
La riforma Cartabia è un primo passo, i referendum sono una spinta a riportare il nostro paese in un sistema occidentale, facendolo uscire dalla Repubblica dei Pasdaran.
Lo dobbiamo a tanti magistrati seri che avevano chiaro il loro dovere ed il concetto di Giustizia. Non li cito per pudore ma li conosciamo bene tutti.
Gatto Silvestro