Sicilia

Terme di Acireale, la Regione punta al rilancio: si indaga sull’attuale portata delle sorgenti

Capire quali siano oggi le condizioni delle acque sulfuree che per decenni ha reso nota la città di Acireale, ma che da ormai tanto tempo rappresenta una risorsa inutilizzata in seguito al tracollo della struttura termale. È questo il mandato che la Regione nei giorni ha assegnato a una ditta privata l’affidamento che si inserisce nell’ambito del progetto del governo guidato da Renato Schifani di rilanciare lo stabilimento della città dei cento campanili e per cui la giunta regionale ha riservato una cinquantina di milioni provenienti dal Fondo per lo sviluppo e la coesione.

Le indagini nell’area archeologica

“Esecuzione di prove di portata da effettuarsi nei due pozzi esistenti ubicati presso l’area sorgiva Santa Venera al Pozzo nel comune di Aci Catena all’interno del compendio produttivo dell’Azienda Terme di Acireale”. È questo l’oggetto della determina firmata la scorsa settimana dal dirigente del Servizio 7 del dipartimento regionale all’Energia, Salvatore Pignatone, che ufficializza la conclusione della trattativa privata con l’impresa Ma.No Tecnologia e Ambiente di Santa Teresa di Riva. L’importo dell’affidamento è di 3660 euro, di cui tremila per i lavori che dovranno eseguiti nel in sette giorni.

L’impresa lavorerà nei pozzi che si trovano all’interno dell’area archeologica che si trova nella contrada Reitana del territorio di Aci Catena, al confine con Acireale. Nel sito, che custodisce rovine romane, sono presenti le sorgenti da cui veniva prelevata e poi trasportata per qualche chilometro l’acqua sulfurea che alimentava lo stabilimento termale. Una risorsa che ha contributo in passato a portare ricchezza ad Acireale, ma che per il governo Schifani potrebbe rappresentare anche un investimento per il futuro, dopo la lunga parentesi di indebitamento della società Terme di Acireale Spa.

Per capire quanto ciò sia fattibile, bisogna però partire dal dato oggettivo: “Occorre determinare i valori della portata emunta dai pozzi e i parametri chimico-fisici della risorsa termale”, si legge nella determina del dipartimento Energia, che riporta in calce anche la firma del titolare dell’impresa selezionata.

La scommessa della politica

Lasciato per tanti anni in stato di abbandono, con tutto ciò che ne consegue in termini di deterioramento degli immobili, periodicamente finiti nel mirino dei vandali, lo stabilimento acese sembrava destinato a rimanere inutilizzato. Un residuo dei vecchi fasti del passato. Così però non sarà o almeno questo è ciò che conta di fare il governo Schifani.

Nella determina che affida le indagini sulla portata delle acque sulfuree si sottolinea come vi sia “un interesse concreto e attuale dell’amministrazione regionale sotteso alla rifunzionalizzazione e al rilancio del complesso termale dell’Azienda Termale di Acireale, attraverso la predisposizione di un avviso pubblico esplorativo volto a sollecitare la presentazione di proposte di partenariato pubblico-privato da parte di operatori economici”.

A parlare della necessità di coinvolgere i privati nella gestione della struttura era stato nei mesi scorsi lo stesso presidente della Regione. “La volontà ferma e decisa del mio governo – ha dichiarato Schifani – è quella di riaprire le terme di Acireale e di Sciacca e lo stanziamento di 90 milioni di somme Fsc ne è chiara dimostrazione. Ci aspettiamo dai due territori la massima collaborazione perché questa è un’occasione irripetibile per raggiungere quello che è un obiettivo di tutti. Stiamo lavorando per creare i presupposti per massimizzare l’appetibilità dell’avviso pubblico per la progettazione definitiva, la costruzione e l’affidamento della gestione ai privati, dopo la consultazione con il territorio. E – ha tenuto a specificare il governatore – lo facciamo seriamente, come è costume di questo governo, grazie all’impegno quotidiano dei direttori, che ringrazio. Il mio sogno è quello di restituire alla Sicilia queste due preziose realtà”.

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