Dopo le prove di portata, le analisi per verificare la salubrità delle acque su cui la Regione conta per puntare al rilancio del settore termale ad Acireale e Sciacca. I provvedimenti sono stati presi dal distretto minerario di Palermo che, a dispetto della competenza territoriale, si sta occupando di coordinare gli iter per stabilire se esistono tutte le condizioni necessarie a far partire la ricerca dei privati da coinvolgere negli investimenti da fare per far ripartire gli stabilimenti in provincia di Catania e Agrigento.
Il governo Schifani è certo ci siano ed è per questo che già nei giorni scorsi ha ribadito come la fase di ricerca degli investitori sarà avviata a breve. Il presidente ha fornito anche nel dettaglio le somme che vanno intercettate, il resto lo metterà la Regione.
Con due decreti pressoché identici – al punto che anche per le attività da effettuare nel sito di Santa Venera al Pozzo, non si menziona la volontà di rilanciare le Terme di Acireale bensì quelle di Sciacca –, il distretto minerario di Palermo, che fa capo al dipartimento regionale all’Energia, ha affidato il servizio di “emungimento di acqua termale al fine di valutare eventuali fonti di contaminazione batterica”.
Nel caso dello stabilimento acese, l’incarico è stato dato alla Ma.No Tecnologia e Ambiente, società di Santa Teresa di Riva, che si era già occupata di effettuare le verifiche di portata dei due pozzi che si trovano all’interno di Santa Venera al Pozzo, ricadente nel territorio di Aci Catena e dove è situata anche un’importante area archeologica. La zona è importante anche perché da qui partono le acque sulfuree che per tanto tempo sono state utilizzate dal vicino stabilimento termale di Acireale.
Adesso alla Ma.No Tecnologia e Ambiente toccherà stabilire se lo stato dei pozzi dal punto di vista batterico. Il servizio costerà 4800 euro e, stando a quanto riportato nel decreto, dovrebbe riguardare soltanto uno dei due pozzi su cui sono state fatte le prove di portata.
Anche a Sciacca a occuparsi delle analisi necessarie a individuare eventuali contaminazioni sarà chi ha già si è occupato di misurare la portata nei tre pozzi dello stabilimento. Si tratta della ditta Maniscalco Irrigazioni. All’impresa, per un importo di poco superiore ai 20mila euro, è stato dato mandato di effettuare le analisi su due pozzi.
“Il rilancio del termalismo in Sicilia è dichiaratamente uno degli obiettivi del mio governo. Stabilire una collaborazione con gli operatori economici privati è una straordinaria occasione che la legge ci mette a disposizione e che intendiamo sfruttare per fare leva sul know-how degli imprenditori e ottenere, così, una migliore performance in termini di rispetto dei tempi e dei costi di investimento”.
È con queste parole che il presidente della Regione ha ribadito, nelle scorse settimane, il piano per il rilancio dei complessi di Acireale e Sciacca, da anni in disgrazia dopo un passato radioso.
La soluzione ipotizzata dal governo è quella del partenariato pubblico-privato. La Regione è intenzionata a mettere sul piatto 90 milioni provenienti dai fondi Fsc 2021-2027, il resto dell’aiuto, quantificato in 94 milioni, verrà cercato sul mercato. Per chi si farà avanti ci sarà la possibilità di gestire le strutture.
“In totale, il costo della riqualificazione delle terme di Sciacca ammonterà a poco più di 102 milioni, quello delle terme di Acireale a quasi 82 milioni di euro”, si legge in una nota divulgata il 15 novembre. “Secondo il cronoprogramma previsto dal tavolo tecnico istituito, il prossimo passo sarà – ha specificato la Regione – la pubblicazione degli avvisi esplorativi per la ricerca degli operatori economici a cui affidare la progettazione, la costruzione e la gestione dei complessi termali”.