Inchiesta

Termini Imerese, la luce in fondo al tunnel per l’ex Blutec e i timori per una lunga palude giudiziaria

TERMINI IMERESE (PA) – Dopo l’ufficialità del passaggio del sito ex Blutec di Termini Imerese per 8,5 mln di euro alla Pelligra Italia Holding, società del patron del Catania Fc Ross Pelligra, nei giorni scorsi la società si è seduta al tavolo con i commissari straordinari, la Regione e le parti sociali per tracciare un quadro sul futuro dell’area. Futuro che potrebbe però essere reso nebuloso da quanto deciderà il Tar di Palermo in merito al ricorso presentato da Smart City Group e Sciara Holding Ltd, il cui progetto non è stato scelto.

“Il Governo Schifani – ha affermato l’assessore regionale alle Attività produttive Edy Tamajo, chiamato in causa dal QdS per fare un punto sulla vicenda – si è attivato fin dal primo minuto per tentare di favorire una soluzione positiva a questa vertenza. Il mio ruolo, in quanto assessore, è stato quello di fare da collante tra i vari protagonisti della vicenda, riaccendendo i fari su un problema che per anni è stato dimenticato dalla politica tutta. In questa fase, quello che è fondamentale è continuare a creare un dialogo positivo, favorendo sinergie utili alla risoluzione di questa decennale vertenza e al definitivo rilancio del polo industriale di Termini Imerese”.

Il passaggio di fronte al Tar, però, sarà fondamentale, in quanto se il Tribunale amministrativo regionale dovesse accogliere il ricorso, in assenza di una proroga dell’amministrazione straordinaria in scadenza per il prossimo 4 novembre, i lavoratori potrebbero ritrovarsi senza più la Cigs, dopo 14 anni di attesa.

Il progetto del Gruppo Pelligra

Pelligra Italia Holding, partecipata italiana dell’impresa australiana Pelligra Australia Pty Ltd, che opera nel settore dello sviluppo commerciale, industriale e residenziale, è specializzata nella riconversione e nella riqualificazione di aree industriali. Ne sono un esempio i due grandi stabilimenti automobilistici di Ford Australia a Campbellfield e Geelong, per oltre 33 ettari di estensione. Su Termini Imerese, attualmente, prevale la cautela, in attesa della decisione del Tar.

Fonti vicine al Gruppo parlano di un cronoprogramma snello, intento a preservare gran parte dell’area esistente e sviluppare un polo manifatturiero, industriale e logistico nel Mediterraneo. Una parte dello stabilimento di 42 ettari sarebbe finalizzato alla creazione di un interporto – come confermato dal ministero delle Imprese e del Made in Italy – e un’altra sarebbe destinata a realtà produttive che si occupano di prefabbricati, food & beverage, packaging a livello internazionale, logistica, biotecnologie e trasporti. Nulla c’entrerebbe però con il settore immobiliare. Nella proposta la società avrebbe allegato già due nomi di rilievo che potrebbero fare ingresso a Termini Imerese dopo i primi due anni, tempo stimato per la riqualificazione dei luoghi e per la realizzazione dei “moduli” destinati ai terzi.

Parole d’ordine: responsabilità sociale e sostenibilità

Sul futuro dei lavoratori dell’ex Blutec, il cui destino è rimasto in bilico dal 2011, la società si è espressa così in una nota ufficiale: “Pelligra Italia ha ribadito la massima disponibilità per la tutela dei lavoratori dello stabilimento, anche attraverso programmi di formazione e di riqualificazione, perché non vi può essere sviluppo senza una responsabilità sociale. Il senso di responsabilità che c’è dietro questa scelta non può però far passare in secondo piano che il primo interesse di Pelligra Italia sia garantire la sostenibilità del conto economico per garantire un futuro certo alle 350 persone che saranno impiegate nel piano di rilancio del sito di Termini Imerese”.

“Per questo – hanno aggiunto da Pelligra Italia – il Gruppo confida che con i tecnici del ministero del Lavoro sarà possibile individuare il percorso più corretto per sostenere sia il piano industriale sia le persone coinvolte. Solo attraverso una collaborazione proficua con le istituzioni locali e centrali, con il ministero del Lavoro, il ministero delle Imprese e del Made in Italy, con la Regione Siciliana e le parti sociali, riusciremo a realizzare un grande polo manifatturiero, logistico e industriale nell’area di Termini Imerese con un investimento che offrirà opportunità di lavoro per le future generazioni”.

La strada per garantire il futuro del polo di Termini Imerese sembra in ogni caso tracciata dopo una serie di lunghe e intense interlocuzioni, così come confermato dal commissario straordinario Giuseppe Glorioso: “È stato fatto un atto di vendita sospensivamente condizionato all’accordo con le organizzazioni sindacali e l’adempimento al pagamento di quanto pattuito. L’accordo è stato avviato nei giorni scorsi presso l’assessorato del Lavoro. Dobbiamo risolvere il problema dei 190 lavoratori che non passeranno al gruppo e per i quali si sta trovando un percorso di salvaguardia”.

E a proposito del ricorso al Tar, la cui udienza è fissata per il 9 luglio, Glorioso ha aggiunto: “Speriamo che il Tribunale si decida il prima possibile, perché è tutto alla luce del sole”.

Il ricorso e il gioco delle parti

Nel 2020 Smart City Group e Sciara Holding Ltd avevano presentato per il polo ex Fiat il progetto “Sud, Smart utility district”, promettendo non soltanto di riassorbire gli ex dipendenti, ma anche dei lavoratori dell’indotto. Adesso hanno presentato ricorso contro la cessione al Gruppo Pelligra.

“Chiediamo di accedere a tutti gli atti – ha affermato Giancarlo Longhi, presidente del Cda e membro del Comitato tecnico-scientifico di Smart City Group – che hanno portato all’assegnazione in favore di Pelligra. Quello che sappiamo è che i commissari e il ministero hanno giudicato il suo progetto migliore del nostro. Noi abbiamo presentato ricorso al Tar perché pensiamo l’esatto contrario e riteniamo che il nostro non sia stato tenuto nella considerazione che meritava. Abbiamo chiesto a suo tempo di incontrare tutte le istituzioni e le parti sociali, ma nessuno ci ha risposto”.

Longhi ha continuato a battere sulla questione occupazionale, affermando di poter garantire oltre 1.100 posti di lavoro in tempi relativamente brevi e in modo continuativo. E ha poi contestato il criterio primario di assegnazione, a suo dire squisitamente di natura economica. “In occasione della prima gara – ha spiegato – abbiamo offerto 8 milioni di euro. Quando però siamo entrati nello stabilimento, ci siamo accorti dell’evidente degrado e abbiamo chiesto ai commissari straordinari se vi fosse una valutazione dell’Arpa Sicilia o dell’Ispra, ma ci fu risposto che non fosse di loro competenza. Non volendo rischiare di trovarci in una situazione di inquinamento, abbiamo offerto simbolicamente un euro per l’impianto, come fece Blutec con Fiat, promettendo di avanzare un’offerta congrua non appena avessimo ricevuto una valutazione attenta dell’aspetto di ambientale che non ci è mai pervenuta. Pelligra, al contrario, ha offerto 8,5 milioni di euro. Si farà dunque carico di tutti i costi di risanamento, che a quanto ci risulta non sono per niente banali? A cominciare dallo svuotamento dei serbatoi e dalla sistemazione dell’impianto di depurazione acquee, di cui la Sicilia ha bisogno, visto che sarebbe l’unico della provincia di Palermo?”.

Infine, anche in una comprensibile logica di contrapposizione imprenditoriale, ha sollevato dubbi sulla copertura dell’investimento e criticato una presunta mancanza di trasparenza: “Il nostro progetto – ha affermato – che prevedeva pure la realizzazione di un interporto, è da sempre pubblico, accessibile a tutti, scaricabile online. Quello del Gruppo Pelligra, invece, non si conosce e per il ministero fa parte delle ‘informazioni sensibili’. Così come non si conoscono neppure i nomi delle aziende terze che entreranno a Termini Imerese”.

È ovvio che, nel merito, si entra poi in una logica di contrapposizione industriale in cui risulta difficile addentrarsi, visto che ognuno, comprensibilmente, cerca di tirare acqua al proprio mulino. Limitandoci ai fatti, è opportuno però ricordare come il Governo abbia ritenuto il progetto di Pelligra l’unico “pienamente rispondente alla disciplina di gara”, evidenziando come la strategia elaborata per il sito si inserisca “in un più ampio progetto di rilancio del polo industriale di Termini Imerese che riguarda, oltre alla riqualificazione dell’area industriale, il potenziamento del porto e lo sviluppo di un interporto integrato all’area”.

Come si evolverà la vicenda sarà più chiaro nei prossimi giorni, a partire, come detto dal 9 luglio.