A Termini Imerese si attende con ansia il pronunciamento del Ministero dello sviluppo economico sul progetto di riconversione industriale presentato dal consorzio Smart City Group.
Saranno giorni decisivi per il futuro dell’ex stabilimento Fiat dopo che, poco più di un mese fa, è stata ufficialmente rinnovata la cassa integrazione per i 635 lavoratori Blutec.
Come si ricorderà, tra l’altro, la famiglia Ginatta, alla guida di Blutec spa, è accusata di bancarotta e riciclaggio nell’ambito della gestione dell’azienda per aver distratto finanziamenti pubblici, per oltre sedici milioni di euro destinati alla riqualificazione del polo industriale termitano e anticipati da Invitalia.
Il consorzio Smart City Group
L’obiettivo del consorzio Smart City Group è quello di utilizzare le tecnologie più avanzate disponibili sul mercato, riqualificare l’area ex Fiat per creare un ecosistema industriale all’avanguardia, nodo nevralgico di eccellenza nei settori dell’ambiente e dell’energia.
Il progetto, comunque, punta sulle energie rinnovabili, riciclo dei materiali, mobilità sostenibile e uso dell’intelligenza artificiale. Lo scorso 28 gennaio è stata presentata l’offerta definitiva.
Giancarlo Longhi, presidente del Consiglio di amministrazione di Smart City Group, ha spiegato al Qds.it che i commissari Giuseppe Glorioso, Fabrizio Grassi e Andrea Bucarelli dovrebbero inviarla al Mise “con le loro valutazioni che, al momento, non conosciamo”.
“Poi – ha aggiunto – il Ministero dovrebbe decidere entro il cinque febbraio. Purtroppo, non possiamo che aspettare”.
Dubbi sulla data della decisione
La decisione, però, con molta probabilità, non arriverà nei prossimi giorni, considerando la crisi di Governo.
“Siamo costantemente in contatto con il Mise – ha rivelato la sindaco di Termini Imerese, Maria Terranova – e con il sottosegretario che ringraziamo per l’attenzione. Il trenta dicembre scorso sono state richieste integrazioni al programma ai commissari di Blutec e il termine per la presentazione è scaduto il 29 gennaio. Successivamente, il Mise, acquisito il parere del Comitato di Sorveglianza, si esprimerà sul programma”.
“La data del cinque febbraio riportata da alcune fonti – ha aggiunto la prima cittadina – non trova riscontro ufficiale alcuno. Abbiamo, ovviamente, ribadito come amministrazione, la ferma volontà di essere convocati e di essere presenti a tutti i futuri tavoli ministeriali”.
Da parte sua il segretario regionale Fiom Cgil, Roberto Mastrosimone ha chiesto “urgentemente un incontro con il Ministero, la Regione siciliana, Invitalia, le organizzazioni sindacali e i commissari Qualsiasi progetto deve passare al vaglio dei lavoratori, visti i disastri degli anni passati”.
Operai e mancata reindustrializzazione
“Gli operai, in questi anni – ha aggiunto il sindacalista – sono stati le vittime di una mancata reindustralizzazione. Chiediamo al Mise e a Invitalia di trovare una soluzione concreta per i lavoratori Blutec e indotto”.
Antonio Nobile, segretario Fim Cisl Palermo Trapani, ha affermato che bisogna fare chiarezza sul percorso che si sta portando avanti e che deve necessariamente prevedere garanzie per gli operai.
“Per farlo – ha detto – come già proposto dalle organizzazioni sindacali, serve passare da un soggetto che attraverso garanzie pubbliche possa prendere in carico i lavoratori nell’attesa che tutto vada a regime”.
Nobile ha aggiunto che ci si opporrà ad altre soluzioni che prevedano l’interruzione del rapporto di lavoro e ha ricordato che qualsiasi progetto debba partire avrà bisogno di tempo per la sua attuazione e i lavoratori, nel frattempo, devono essere tutelati e sostenuti.
Sciogliere il nodo della continuità
“Ci aspettiamo – ha concluso – che le parti sociali siano convocate quanto prima. Non possiamo continuare ad apprendere notizie, più o meno ottimistiche, soltanto dai media”.
“Ho l’impressione – ha aggiunto il segretario della Uilm Palermo, Vincenzo Comella -che gli operai in questo momento non percepiscano la difficoltà della situazione. Ancora c’è da sciogliere un nodo importante, quello della continuità”.
Per Comella, se non si dovesse puntare sulla continuità, questa volta si rischerebbe di chiudere la porta in faccia ai lavoratori che soffrono da dieci anni.
“Non vorremo che diventassero ex lavoratori, quindi, novelli disoccupati”, ha concluso.
Mario Catalano