TERRASINI (PA) – Quanto accade tra le mura del Municipio continua a far parlare di sé. Nei giorni scorsi, sulle pagine di questo giornale, ha trovato spazio una particolare faccenda, riguardante le sanzioni disciplinari (o meglio, l’ammontare di tali sanzioni) inflitte ai dipendenti del Comune. Si tratta di 22 procedimenti negli ultimi cinque anni. Troppi, secondo alcuni consiglieri comunali del Pd, che hanno pure presentato un’apposita interrogazione.
In base a quanto ricostruito dal QdS, gli esponenti dem non avrebbero gradito né il numero di sanzioni, né la scelta dell’Amministrazione di assumere un professionista esterno per l’incarico di capo dell’ufficio tecnico. “Le 22 sanzioni disciplinari – hanno attaccato, come riportato da un articolo pubblicato da questa testata – appaiono un numero evidentemente troppo alto. In 8 anni di Amministrazione Maniaci (il sindaco di Terrasini, nda) non abbiamo visto investimenti per la riqualificazione, riclassificazione e la crescita professionale dei dipendenti stessi. Un capo dell’Utc deve avere conoscenza del territorio, di aspetti ambientali e culturali. Per quale motivo anziché formare professionalmente il personale comunale si preferisce, di fatto, esternalizzare il servizio”. Lo stesso primo cittadino ha già replicato alle accuse, parlando di un tentativo di “mistificazione”.
Adesso, alla trama di questa vicenda si aggiunge il contributo di Cristofaro Ricupati, segretario comunale di Terrasini, intervenuto al QdS per fornire un ulteriore punto di vista. “Ho sentito parlare di 22 sanzioni nel quinquennio – ha detto Ricupati – ma in realtà ne va considerata qualcuna in più. Ho irrogato il primo provvedimento a Terrasini nel 2017 e, da allora, le sanzioni che ho comminato sono 32 in totale. Dieci in più di quelle considerate nei soli ultimi cinque anni. Ci tengo a chiarire questo aspetto per evidenziare come nel periodo precedente al 2019 i consiglieri comunali non abbiano pensato di spingersi a contestare i procedimenti”.
Un particolare, secondo Ricupati, da non trascurare: per il segretario comunale, infatti, resta il sospetto che la polemica possa essere una “strumentalizzazione” per screditarlo agli occhi di un altro organico municipale, in vista del suo imminente insediamento in un nuovo Comune: quello di Cinisi.
“Ma la mia – ha spiegato Ricupati – è stata un’attività dovuta e doverosa, sulla quale tra l’altro la politica non ha alcuna competenza. Le fattispecie che ho dovuto sanzionare sono tutt’altro che trascurabili: dei 32 procedimenti, i più gravi riguardano assenteismo, violazione del principio di rotazione nell’affidamento degli appalti, sicurezza sul lavoro. O ancora, danno erariale per mancato riconoscimento di un debito fuori bilancio. In un caso, c’è stato addirittura un furto al Comando di Polizia municipale, che ha avuto a oggetto cinque pistole Beretta e trecento pallottole. Una circostanza che ha richiesto pure l’intervento del prefetto”.
Anche sulla questione del funzionario esterno, Ricupati ha voluto chiarire: “Una procedura indispensabile per via di un profilo di incompatibilità legato alla legge anticorruzione, visto che l’attuale funzionario, parliamo del settore urbanistico, è residente a Terrasini. Bisogna dunque ricorrere all’esterno. Questo non significa che i nostri dipendenti non siano formati e gratificati con retribuzioni elevate”.
Al di là della fondatezza dei procedimenti, d’altra parte, rimane la questione numerica. È vero, abbiamo chiesto a Ricupati, che quella di Terrasini è una situazione anomala? E cioè che in questa località ci sono troppe sanzioni o violazioni? “No – ha risposto il segretario – in questo Comune si contano 150 dipendenti, non sono pochi. Facendo un rapporto d’incidenza, 22 sanzioni su 150 soggetti in cinque anni non è una cifra esorbitante. Anzi, direi che è abbastanza contenuta”.
In tutto questo, più che altro, il peso maggiore l’avrebbe quanto previsto dalla legge che ha riformato le Amministrazioni pubbliche, la cosiddetta legge Madia. “La riforma – ha spiegato Ricupati – ha introdotto due importanti novità: l’obbligatorietà dell’azione disciplinare ma anche la sanzione per gli stessi dirigenti, qualora non facciano il proprio lavoro, e cioè qualora omettano di sanzionare in presenza di un palese illecito. Questo, naturalmente, contribuisce a rendere ancora più cogente l’obbligo dell’azione disciplinare”.
Da questo quadro normativo, per di più, deriverebbe un fatto interessante: “Dalla riforma Madia in poi, per quanto mi risulta, i licenziamenti nelle Amministrazioni pubbliche sono aumentati. Anche perché, per quanto riguarda i licenziamenti dei cosiddetti furbetti del cartellino, c’è un procedimento accelerato, semplificato, che si mette in atto quando ci sono questioni che riguardano assenze in flagranza. Sono stati accorciati i termini: tutto si deve concludere entro i 30 giorni, laddove il procedimento ordinario si conclude entro i 120 giorni”.
Sul piano generale, e quindi in relazione a tutto il Paese, l’andamento costante dei procedimenti disciplinari nei confronti dei dipendenti pubblici emerge anche dai report del ministero per la Pubblica amministrazione. Secondo i dati forniti al 30 giugno 2024, anzi, c’è stato un incremento del 28% nel passaggio dal 2020 (in cui sono stati avviati 9.466 procedimenti) al 2021 (12.140). I numeri hanno poi subito una leggera flessione (di circa il meno 4%) nel 2022, con 11.570 procedimenti. Dati che si sono poi assestati l’anno seguente, il 2023, con un leggerissimo aumento che ha portato a 11.606 casi. Un confronto dal quale, tra l’altro, secondo il Ministero “si evince chiaramente che l’impatto delle misure adottate durante la pandemia da Covid-19 ha inciso evidentemente anche sull’azione disciplinare della Pa”.
Nel complesso, comunque, sembra anche che sul fronte disciplinare i Comuni abbiano il loro bel da fare. Secondo la panoramica relativa al 2023 (con dati aggiornati al 30 giugno 2024), se a svettare su tutti sono le aziende sanitarie (con 3.257 procedimenti) e le scuole (2.533), queste distaccano di poco i Comuni, che seguono al terzo posto con 2.454 casi (l’anno prima, erano stati circa 60 in meno). Al quarto posto, invece, ministeri e agenzie. Riguardo ai licenziamenti, questi sono generalmente legati a reati, oppure a casi di assenze dal servizio ingiustificate, non comunicate nei termini, ma anche a falsa certificazione. Quelli derivanti da assenze dal servizio, comunque, svettano su tutti, con una percentuale del 35,01% sul totale.