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Sul territorio nazionale un welfare disomogeneo: al Nord tante risorse, il Sud continua ad arrancare

ROMA – Qual è stata la spesa dei Comuni per i servizi sociali nel 2021? Un report dell‘Istat, recentemente pubblicato, rende noto il quadro nazionale da cui emerge la disomogeneità sul territorio, visto che al Nord-Est le risorse per il welfare territoriale (197 euro pro-capite) sono al di sopra della media nazionale (142 euro), e diventano quasi tre volte superiori se paragonate a quelle del Sud (72 euro).

Il Nord-Ovest e il Centro (156 e 151 euro pro-capite rispettivamente) sono poco al di sopra della media nazionale (142), le Isole poco al di sotto (134 euro), ma con una notevole differenza fra la Sardegna (ben 279 euro pro-capite) e la Sicilia (86 euro).

La spesa dei Comuni per i servizi sociali nel 2021

Nel 2021 la spesa dei Comuni per i servizi sociali e socio-educativi è stata di 10,3 miliardi di euro, di cui 1,2 miliardi rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale (11,8%) e 745 milioni dalla contribuzione a carico degli utenti (7,2 per cento).

La spesa al netto delle compartecipazioni (8,4 miliardi) è aumentata del 6,7% rispetto al 2020. Il maggiore incremento è stato al Sud (8,1% in valuta corrente, 6,1% in termini reali), ma restano ampi differenziali rispetto alle altre aree del Paese.

Chi sono i principali destinatari delle risorse?

Sono le famiglie con figli e i minori (37,7%), seguono le persone con disabilità (26,3%) e gli anziani (15%). Il 10,8% delle risorse è stato impiegato per contrastare la povertà e il disagio degli adulti (che comprende molteplici servizi, di cui alcuni rivolti alle situazioni di emergenza o di povertà estreme, come il pronto intervento sociale e il servizio per la residenza fittizia delle persone senza dimora, che sono tra quelli individuati come prioritari nel Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali 2021-2023, da garantire in ogni Ambito Territoriale Sociale).

E ancora, il 4,2% per gli immigrati, lo 0,3% per le persone con dipendenze da alcol e droga, il rimanente 5,7% per attività generali e multiutenza.

Sebbene a livello regionale i maggiori incrementi si registrano in Calabria (27,6%), Puglia (18,5%) e Basilicata (17,2%) non sono sufficienti per modificare sostanzialmente i divari. La spesa dei Comuni della Calabria, ad esempio (37 euro pro-capite), mantiene una grande distanza rispetto alla media nazionale (142 euro) e soprattutto ai territori che investono più risorse: la Provincia Autonoma di Bolzano si attesta su 592 euro, seguono tre regioni a statuto speciale (Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Valle D’Aosta), la Provincia Autonoma di Trento, l’Emilia-Romagna (al di sopra dei 200 euro pro-capite).

L’area di utenza su cui si concentrano maggiori risorse delle Regioni e delle Province è la disabilità, dove converge più della metà della spesa impegnata (50,5%), le rimanenti risorse sono rivolte soprattutto alle famiglie con figli (26,2%) e al contrasto della povertà (14,8%).

Altra quota rilevante delle spese dei Comuni per i minori e per le famiglie è assorbita dai centri di accoglienza e dalle strutture residenziali (22%), dove vengono accolti sia i minori fuori dalla famiglia, sia le donne e i genitori in difficoltà.

A livello regionale, le quote assorbite dalle strutture residenziali sono più alte in Sicilia (40%) e in Campania (30%) e più basse nelle Province Autonome di Bolzano e Trento (14% e 15% rispettivamente) dove si registrano maggiori risorse per i contributi economici a integrazione del reddito delle famiglie.

Rispetto, poi, all’ultimo anno pre-pandemia (2019) le persone prese in carico dai servizi sociali sono aumentate del 4,2%, ma si è registrato un forte incremento degli utenti con problemi di povertà e disagio sociale (20,2%), che hanno superato 525mila unità o nuclei familiari, mentre è diminuita soprattutto la presa in carico di immigrati, Rom, Sinti e Caminanti (-17,1%).

In calo anche la spesa sociale per gli anziani anche per effetto del crescente numero nel nostro Paese: sul report si legge che in 10 anni si è passati da 112 euro annui per un residente di 65 anni e oltre, a 90 euro, con un decremento in termini reali di 32 euro.