Pfizer e AstraZeneca, sei diversi vaccini usati come booster anti-Covid sono risultati sicuri e hanno suscitato forti risposte immunitarie in persone precedentemente vaccinate con un ciclo a due dosi dei vaccini di Oxford e BioNTech. E’ quanto emerge dal primo studio randomizzato sui richiami somministrati dopo le due dosi di questi due vaccini. Pubblicato su ‘The Lancet’, il lavoro prende in considerazione 7 diversi booster: Oxford-AstraZeneca, Pfizer/BioNTech, Novavax, Janssen (J&J), Moderna, Valneva e Curevac (CVnCov). Tutti e 7 i vaccini, usati per la terza dose a distanza di 10-12 settimane dal ciclo primario, hanno aumentato l’immunità dopo il ciclo di Oxford-AstraZeneca; 6 su 7 – cioè tutti tranne Valneva – l’hanno aumentata dopo il ciclo di Pfizer/BioNTech.
Si rilevano “grandi variazioni nelle risposte immunitarie cellulari e anticorpali tra i vaccini”, spiegano gli autori dello studio di fase 2. La ricerca britannica ha coinvolto 2.878 adulti di età pari o superiore a 30 anni, con circa la metà di età pari o superiore a 70 anni. I due vaccini presi in esame come ciclo primario sono molto diffusi: AstraZeneca in più di 180 Paesi e Pfizer in più di 145. Le due dosi hanno mostrato dopo 6 mesi in diversi studi una protezione rispettivamente del 79% (Az) e del 90% (Pfizer) rispetto a ricovero e morte. Tuttavia, la protezione contro l’infezione da Covid-19 diminuisce nel tempo. Ciò ha portato a prendere in considerazione i booster. Da qui lo studio.
“E’ davvero incoraggiante che un’ampia gamma di vaccini, che utilizzano tecnologie diverse, mostri benefici come terza dose per AstraZeneca o Pfizer-BioNTech – osserva Saul Faust, responsabile della sperimentazione, University Hospital Southampton NHS Foundation Trust -. Questo dà fiducia e permette flessibilità nello sviluppo dei programmi di richiamo”.
L’esperto fa notare che i risultati dello studio si riferiscono “solo a questi vaccini come richiamo alle due vaccinazioni primarie e alla risposta immunitaria che guidano a 28 giorni” di distanza dall’iniezione. “Ulteriori lavori genereranno dati a 3 mesi e un anno dopo che le persone hanno ricevuto i loro booster, e aiuteranno a capire l’impatto sulla protezione a lungo termine e sulla memoria immunologica”.
Fra i limiti dello studio viene segnalato che l’intervallo tra la seconda e la terza dose è stato più breve in alcuni partecipanti, rispetto alle prime due dosi. Diversi studi hanno dimostrato che un periodo di tempo più lungo tra la prima e la seconda dose può migliorare l’immunogenicità, comprese migliori risposte anticorpali, quando le dosi iniziali di vaccino Pfizer sono distanziate di 12 settimane anziché di 3 settimane. Ciò potrebbe significare che l’aumento dell’immunità è inferiore a quello che si avrebbe se fossero stati utilizzati intervalli di dose più lunghi. (Adnkronos)