PALERMO – La Sicilia si conferma territorio strategico per il terzo settore italiano: è la settima regione per enti iscritti al Runts. A tre anni dall’introduzione del registro unico nazionale del terzo settore, l’isola conta oltre 8.484 ets (enti del terzo settore), che in termini percentuali rappresentano poco più del 7 per cento dei totali della penisola. I dati, aggiornati al 31 dicembre 2023, emergono dall’analisi effettuata dall’Osservatorio del Runts, promosso dal ministero del Lavoro e da Unioncamere, elaborati all’interno del primo rapporto pubblicato a fine maggio proprio dall’Unione italiana delle camere di commercio. La regione leader, anche nelle iscrizioni, resta la Lombardia (16.074) seguita da Lazio (11-683) e Campania (9.058).
Il buon risultato della Sicilia è coerente con i dati del Sud Italia sulla presenza di enti del terzo settore iscritti. Sono il 31,6 per cento nel Mezzogiorno, seguono Nord-Ovest (23,3 per cento), Centro (23,2 per cento) e Nord-Est (21,9 per cento). Differenti invece i dati ottenuti rapportando la popolazione residente, che evidenziano una presenza relativa più significativa nell’Italia orientale (237,6 enti del terzo settore per 100 mila abitanti) e in quella centrale (227,6), con il Mezzogiorno a seguire (190) e infine il Nord-Ovest (176,4).
Anche in questo caso i dati siciliani sono in linea con l’andamento della macroarea, ma stavolta in negativo. L’indice per ogni 100 mila abitanti di ets sull’Isola è solo di 176,2, contro ad esempio i 210 della Calabria o 225 dell’altra isola maggiore, la Sardegna. Regione leader per distribuzione sul territorio di enti del terzo settore è il Trentino-Alto Adige, che ogni 100 mila abitanti conta quasi 392 ets. L’attività sui territori è più intensa a Nord e lo si intuisce anche dai dati diffusi da Unioncamere sulle province. Citando solo le prime tre più importanti per numero di ets presenti ogni 100 mila abitanti, leader è Bolzano (433,6 enti ogni 100 mila abitanti), seguita da Rieti (362,9) e Trento (350,6), poi Firenze, Terni e Biella (con valori compresi tra i 309,5 e i 301 enti ogni 100 mila abitanti). Solo una provincia del Sud è presente nella top ten ed è Isernia, con 295,3 enti del terzo settore ogni 100mila abitanti. Nessuno spazio quindi per le province siciliane.
L’iscrizione al Runts piace perché, spiega il primo rapporto stilato da Unioncamere, produce dei vantaggi. Far parte del Runts apre a opportunità economiche, a partire dall’accesso al 5×1000, migliorerebbe i rapporti con la pubblica amministrazione e consentirebbe un maggiore accesso a fondi. Allo stesso tempo le difficoltà non mancano e sono soprattutto di tipo economico. Bisogno di reperire fondi e di adempiere agli aspetti burocratici sono due dei tanti aspetti lasciati emergere dal campione di 25 mila enti intervistato da Unioncamere.
“Dall’analisi campionaria […] emerge che i problemi finanziari e di reperimento fondi sono segnalati dal 45,8 per cento degli intervistati, mentre l’autofinanziamento diventa la scelta principale per il 63,6 per cento degli ets. Anche il reperimento di volontari rappresenta una nota dolente (34,7 per cento), seguito dalla complessità degli adempimenti burocratici (lo segnala il 34,4 per cento degli ets italiani)”.
La riforma del Terzo settore
Analizzando i primi dati censiti sulle iscrizioni, la viceministra del Lavoro e del Terzo settore, Maria Teresa Bellucci, ha spiegato: “Sono convinta che questa sia la strada giusta da percorrere per ottenere sempre più importanti risultati. Attraverso la riforma del Terzo settore, ha dichiarato Bellucci, il governo vuole prestare attenzione anche agli enti di dimensioni più piccole che rappresentano un patrimonio di enorme importanza per tutto il tessuto sociale ed economico italiano”. Non a caso dal Runts risultano impegnati in Italia 2,5 milioni di volontari a cui si aggiungono quasi 55 mila lavoratori.