Cultura

Cinema da… casa, la guerriera Charlize Theron arriva su Netflix

The Old Guard
Regia di Gina Prince-Bythewood
Con Charlize Theron (Andy), Kiki Layne (Nile Freeman), Chiwetel Ejiofor (Copley), Matthias Schoenaerts (Booker), Luca Marinelli (Nicky)
Usa 2020, 118’
Distribuzione: Netflix

Un team di mercenari immortali capitanato dalla guerriera Andy recluta una giovane Marine nel momento in cui deve proteggersi dalle ambizioni di un giovane leader dell’industria farmaceutica. Titolo di punta del palinsesto Netflix di luglio, “The Old Guard” si presenta come il numero 0 di un fumetto seriale che trova ragion d’essere nel mescolare generi differenti: azione, zombie, supereroi e non solo.

Unicamente in questo quadro è possibile tollerare le ingenuità di una sceneggiatura che varca non solo i confini del verosimile (e fin qui non ci sarebbe nulla di male) ma anche il patto di sospensione dell’incredulità stabilito con lo spettatore sin dalle prime battute. Quanto agli aspetti caratteristici del film, i cliché narrativi del primo atto (le location esotiche, le gerarchie, la preparazione e rappresentazione di un piano d’attacco) lo riconducono immediatamente entro il più classico genere d’azione, con tanto di riprese dal binocolo, elicotteri e battute da commilitoni.

Il tema principe è ovviamente la morte, e ciò lascerebbe spazio a infinite riflessioni linguistiche e metacinematografiche (si pensi a Cocteau, che definiva il cinema “la morte al lavoro” o a Bazin che predicava la necessità di autocensura della macchina da presa di fronte alla rappresentazione degli ultimi istanti della vita di un personaggio) ma lo script non sembra mai tentato da queste argomentazioni e la regia (Gina Prince-Bythewood, autrice nel 2008 de “La vita segreta delle api”) si mantiene piuttosto mimetica, trovando smalto soprattutto nelle sequenze ben coreografate degli scontri all’arma bianca.

Lunghissimo il racconto del reclutamento del nuovo componente del team di immortali, come pure piuttosto superflue e aneddotiche sembrano le divagazioni sulle reminiscenze personali dei combattenti. Per questo nella parte centrale si assiste quasi ad una sospensione dell’azione, non supportata da un approfondimento psicologico dei personaggi che superi l’ovvietà di sentimenti quali la solitudine o la ricerca del senso della vita e preludio ad un’accelerazione finale che rimanda a future avventure.

Voto: ☺☺☻☻☻