Cultura

Thomson, l’autore self-publisher più letto nel lockdown

Adam Thomson, originario di Modica, è stato l’autore più letto durante il primo lockdown  con il suo libro “Delitti vaticani”, pubblicato su Amazon con un milione di pagine lette.

Il suo pseudonimo è nato per caso, dopo aver letto un articolo su Jennifer Aniston  ha deciso di anglicizzare il suo cognome e di utilizzare il nome Adam per la sua grande passione per la cultura ebraica.

Chi è un self-publisher?

Quando ero adolescente e pensavo ai libri, mi venivano in mente i nomi di grandi autori famosi, contemporanei o del passato e le grandi case editrici che li pubblicavano. Adesso tutto è cambiato. Internet e Amazon hanno stravolto anche l’editoria. Chiunque è un self-publisher. Chiunque può avere successo. È facile? Assolutamente no. Incontrare il gusto dominante dei lettori è questione d’intuito, anche commerciale, ma per essere un self-publisher non occorre avere successo. Credo che la possibilità di pubblicare un libro, un racconto o semplicemente la possibilità di esprimersi per iscritto sia una straordinaria occasione offerta da molte piattaforme on line, in particolare da portali come Kindle Direct Publishing di Amazon o Wattpad. Autore self è chi desidera condividere i propri sogni, le ansie, i tormenti e i desideri più reconditi, magari senza aspirare a diventare un best seller, oppure con la pretesa di conquistare il grande pubblico… In ogni caso un sognatore.

Perché pubblicare su una piattaforma digitale e non affidarsi a una casa editrice?

Innanzitutto perché non è facile trovare un grande editore che ti pubblichi! Scherzo, o meglio, è anche questo. In realtà pubblicare on line è molto più semplice e veloce che affidarsi a una casa editrice, anche se piccola. La libertà e la mancanza di censure che il mondo del web garantisce è eccezionale. Forse anche abusata, ma di certo un’evoluzione epocale della libertà di pensiero. I mezzi di diffusione delle informazioni per così dire tradizionali sono sempre stati appannaggio di pochi, soprattutto se capaci di raggiungere il grande pubblico, basti pensare ai monopoli televisivi, ma anche al mondo dell’editoria che conta. In pochi potevano permettersi di arrivare a milioni di persone, d’influenzarne le opinioni, di formarle o contribuire al loro senso critico. E adesso non è più così. Internet raggiunge chiunque, in tutto il mondo, ed è alla portata di tutti. Una rivoluzione straordinaria che ormai ha stravolto l’editoria tradizionale.

Proporre il manoscritto a un grande editore è dispendioso, comporta tempi di lettura, correzione e pubblicazione che a volte possono raggiungere anni e in certi casi si rischia, anche per motivi commerciali, di compromettere il contenuto dell’opera. Per essere anche solo presi in considerazione da alcuni editori blasonati, è perfino necessario l’intervento di un’agenzia letteraria. On line, invece, è tutto più semplice e se non si hanno obiettivi commerciali da inseguire, ma solo la voglia di condividere i propri scritti, si può davvero pubblicare tutto ciò che si desidera.

Durante il primo lockdown il tuo libro ‘Delitti vaticani’, pubblicato su Amazon, è stato il settimo libro più letto. Ti aspettavi questo successo?

Assolutamente no! Avevo iniziato a pubblicare su Amazon (in realtà su altre piattaforme ancora prima, come Lulu e StreetLib) pensando che avrei condiviso con pochi le mie opere, e invece mi sono ritrovato ai vertici di classifica della più grande libreria del mondo. Mi ha spaventato il successo commerciale. Non lo cercavo e non mi interessava. Col senno di poi, cambierei molte cose, agirei diversamente, rifletterei di più. Ho usato uno strumento come Amazon sottovalutandone l’immensa capacità commerciale. Non sognavo neanche di avere tanta visibilità, anzi, mi ha perfino turbato, forse perché i temi che ho trattato non erano di certo leggeri (fondamentalismo religioso e clientelismo italiano, per esempio). Mi sono sempre sentito timido, introverso e incapace di esprimere me stesso, eppure di colpo uno dei miei libri raggiungeva migliaia di persone. Leggevano, scrutavano, vivevano quello che io avevo pensato e ideato. Ma magari lo fraintendevano. Protagonisti da me creati mi avrebbero tradito, reso antipatico, o comunque avrebbero potuto dare un’immagine di me, diversa dalla realtà. Questo mi spaventava. Per fortuna sono stati tanti i lettori a mandarmi un messaggio, non solo di banali complimenti, ma per confidarsi, quasi per sussurrarmi parole d’incoraggiamento, di conforto. Sì, sembra strano ma mi hanno confortato da un successo che non mi aspettavo. Con Bambini scomparsi è stato diverso. Quando l’ho scritto sapevo che avrei potuto raggiungere tanti lettori, certo, anche in questo caso non mi aspettavo che in pochi mesi, senza neanche pubblicizzarlo, venissero sfogliate più di un milione di pagine, ma ero cosciente che sarebbe stato possibile.

Qual è la formula per scrivere un buon libro?

La buona scrittura, un’alta qualità narrativa, o contenuti originali, sono difficili da progettare. A mio avviso è impossibile prefiggersi di scrivere un buon libro. I romanzi sono autonomi, come i personaggi che li animano. Magari scadenti, oppure semplicemente non compresi, o ancora, non comprensibili nell’epoca in cui viviamo. Non sarebbe la prima volta, né l’ultima. È perfino difficile dire cosa sia “un buon libro”. Anche volendo riferirci alla mera forma (e non basterebbe perché un romanzo è molto più della scrittura), siamo davvero certi che un libro scorrevole, corrispondente agli attuali canoni editoriali, sia un’opera che vale? Di intellettuali controversi, “maledetti” e non compresi, anche per lo stile narrativo, è piena la storia, quindi se non lo hanno capito loro (e chi viveva la loro epoca) cosa fosse un buon libro, forse nemmeno noi dovremmo avere questa pretesa. Prendendone però coscienza. Proviamo ad apprezzare ogni opera nella sua unicità, anche nelle imperfezioni e in ciò che non ne comprendiamo, forse il vero valore della buona lettura non è nel libro, ma nell’apertura di chi legge.

Cosa attrae il lettore di oggi?

Eh, magari lo sapessi! Il mio dubbio è che anche sapendolo, o intuendolo, potrei fregarmene. È così bello scrivere solo su ispirazione, senza preoccuparsi di vendere. Senza l’assillo di avere successo. Di solito il lettore, il grande pubblico in genere, come quello cinematografico, è attratto da scene violente, di sesso, da brani capaci di suscitare in lui forti emozioni, anche di ansia e paura.

Ma pur volendo partire da presupposti del genere, un’opera (non solo un libro) creata a fini commerciali, potrebbe avere quel valore, il senso autentico e spontaneo che solamente l’arte priva di scopo e avulsa da manie di successo ha? Peraltro difficilissima da giudicare.

A volte impossibile da comprendere. Anche in questo caso, la prospettiva di cosa attrae il lettore forse è addirittura dannosa per chi scrive, potrebbe perfino essere controproducente per chi insegue il successo. Una parte dei lettori capisce quando si trova davanti un libro scritto con l’intenzione di attirarlo, una copertina e un marketing capaci di manipolarlo, con molta più sensibilità rispetto al pubblico cinematografico o televisivo. Quanto grande sia questa platea dalla sensibilità artistica, però, è difficile dirlo.

Cosa bolle in pentola per Adam Thomson?

Tanto. Forse troppo. Ammetto che sono esente da crisi d’ispirazione. Penso sempre, scrivo da sempre, mi diverte. È uno sfogo dell’anima a cui non rinuncerei. Questo non vuol dire, però, che pubblico tutto quello che creo. Anzi, solo una piccolissima parte va on line e ormai prima di pubblicare un libro, cosciente del potenziale seguito di lettori, mi avvalgo della supervisione di una editor professionista. Un editing serio migliora l’opera, ma è necessario che l’autore ne abbia comunque una paternità assoluta, libera ed esente da influenze sia stilistiche, sia commerciali.

Molti pensano che in questi ultimi anni io mi sia dedicato più ai thriller o ai noir, in realtà non è così. Scrivo di tutto, anche non esclusivamente prosa, ma alla fine decido di pubblicare su Amazon solo le opere che in un certo senso mi tormentano per diventare pubbliche. Spesso sogno i protagonisti; è come se loro stessi volessero condividere le proprie storie, e alla fine li accontento. Amo la loro autonomia, in fondo mi piace l’indipendenza che hanno da me, mi spaventa sempre meno il loro tradimento. Quest’anno è uscito il mio ultimo thriller: ‘Mente Criminale’.

Un romanzo giallo che inizia col ritrovamento del cadavere di una giovane donna sulla spiaggia di Torvaianica; vicenda che già da alcuni è stata paragonata al caso di cronaca di Wilma Montesi, ma che si innesta in una realtà contemporanea di youtuber e violenza. A tutti coloro che mi scrivono di ambientare il mio prossimo romanzo in Sicilia, ricordo che il protagonista di Delitti Vaticani, il cardinale Tinoni, è originario di Centuripe. Per il futuro non escludo, però, ambientazioni tipicamente siciliane.

 Quali sono i tuoi generi preferiti? Perché?

Ah, ma io leggo di tutto. Davvero di tutto! Favole, mitologia, epica, articoli di qualunque genere, anche scientifici, romanzi horror, thriller, gialli, classici, letteratura latina, straniera di tutti i paesi possibili (sono curioso fino allo stremo e dove posso mi piace anche leggere qualche parola in lingua originale o approfondire la fonetica dei suoni, anche per l’epica di lingue ormai morte). Leggo anche i rosa.

Tanti pensano che sia un genere solo femminile, secondo me non lo è. Non ci sono generi, in tutti i sensi. Leggere è come vivere. Tutte le esperienze ci fanno crescere.

Non ho quindi generi preferiti. Mi piace proprio leggere. Viaggiare con la mente. Immaginare.

Antonella V. Guglielmino