Cultura

Tombola, baccarat e cucù: ecco perchè a Natale si gioca a carte

Anche quest’anno, il Natale è arrivato.

Tra pranzi e cene infiniti, regali sotto l’albero e soprattutto lo stare insieme in armonia e serenità, gli italiani sono già pronti a scatenarsi con le carte.

Ebbene sì, perché prima, durante e immediatamente il 24 dicembre ed almeno fino alla befana del 6 gennaio, questo è proprio il periodo delle “giocate”.

Tombola, sfide a baccarat a colpi di 9, 8 e “ciste”, fino ad arrivare ai giri infernali di cucù, col tormento di non poter parlare con i cosiddetti “morti”.

Ma perchè si gioca a carte una volta arrivate le festività natalizie?

Stando a quanto si sa fino ad oggi, la tradizione sembrerebbe derivare da uno dei culti più antichi della romanità, quello dei Saturnalia .

Cos’erano i Saturnalia?

Alla fine di dicembre, gli antichi romani festeggiavano e veneravano la figura di Saturno, il dio dell’Età dell’Oro la cui ultima dimora fu secondo la leggenda il Lazio.

Per onorare il loro Dio, venivano organizzate e si svolgevano feste a lui dedicate con un modus operandi simile a quello dei nostri giorni.

In occasione dei Saturnalia potevano svolgersi attività vietate categoricamente durante l’anno: tra queste, appunto, vi era il gioco d’azzardo.

Il gioco, dunque, nacque come pratica religiosa o addirittura magica, salvo poi trasformarsi in una pratica pienamente umana.

“I Saturnalia venivano celebrati lietamente per una settimana, fra il 17 e il 20 dicembre e, in epoca imperiale, continuavano fino al 24 conglobando altre feste – racconta lo studioso Alfonso Cattabiani nel “Lunario” – Durante quei giorni, come in ogni periodo di caos rituale, la gente si scambiava i ruoli: ad esempio i padroni servivano gli schiavi. Inoltre si permetteva il gioco d’azzardo che, proibito durante il resto dell’anno, era originariamente un atto rituale in stretta connessione con la funzione rinnovatrice di Saturno il quale distribuiva le sorti agli uomini per il nuovo anno; sicché la fortuna del giocatore non era dovuta al caso ma al volere della divinità”.